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Corea del Nord: Berna si adegua alle sanzioni dell’ONU

Un gruppo di ambientalisti sudcoreani protestano contro gli esperimenti nucleari effettutati dal loro vicino Keystone

La Svizzera ha deciso di associarsi alle sanzioni stabilite dall'Organizzazione delle Nazioni Unite dopo l'esperimento nucleare nordcoreano di lunedì.

La Confederazione valuterà inoltre come e se portare avanti il dialogo politico avviato nel 2003 con Pyongyang.

Lunedì scorso la Confederazione si era unita alle condanne internazionali contro la Corea del Nord per aver compiuto il test atomico.

«L’esperimento rappresenta una minaccia per la sicurezza nella regione e potrebbe condurre a una corsa agli armamenti», aveva indicato in un comunicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Nella nota, il DFAE aveva inoltre ricordato che la Svizzera si impegna attivamente per impedire la proliferazione di armi nucleari e per il loro bando totale.

I servizi di Micheline Calmy-Rey avevano sottolineato che Berna ha più volte invitato la Corea del Nord a rientrare nel trattato di non proliferazione delle armi atomiche: la problematica nucleare nella penisola coreana dovrebbe essere risolta con mezzi pacifici.

Rivalutazione dei rapporti

A seguito della visita di Calmy-Rey nella Corea del Nord, nel 2003, la Svizzera ha instaurato incontri regolari con le autorità nordcoreane. Delle discussioni avvengono così una volta all’anno alternativamente nelle due capitali.

L’ultima tornata di incontri fra Berna e Pyongyang si è tenuta nella capitale elvetica lo scorso mese d’aprile. Allora i responsabili nordcoreani avevano chiesto alla Confederazione di indagare su affermazioni americane secondo cui grosse somme di denaro sarebbero state depositate dal leader Kim Jong-il in una banca svizzera, in modo da dimostrare che si tratta di accuse false.

La Corea del Nord ha poi però rinunciato alle sue rivendicazioni, ha precisato il portavoce del DFAE, Lars Knuchel.

La Confederazione sta ora valutando come e se portare avanti questo dialogo politico. «Analizziamo costantemente l’evolversi dell’attualità e l’opportunità dei nostri programmi e progetti all’estero», spiega Lars Knuchel, portavoce del DFAE. Un principio generale che si applica anche alle relazioni con la Corea del Nord.

Blocco dei fondi

La risoluzione adottata sabato all’unanimità dal consiglio di sicurezza dell’ONU stipula che «tutti gli Stati membri devono (…) bloccare immediatamente fondi, averi finanziari e altre risorse economiche (…) possedute da persone o enti aventi un legame o avendo fornito un aiuto, anche con mezzi illegali, al programma nucleare e altri programmi di armi di distruzione di massa della Corea del Nord».

In Svizzera il Segretariato di stato all’economia (seco) e la Commissione federale delle banche sono chiamati in causa nell’applicazione di questo punto della risoluzione.

swissinfo e agenzie

Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari è stato firmato il primo luglio 1968 a Londra ed è entrato in vigore nel 1970.

La Svizzera l’ha approvato nel 1976 e messo in vigore l’anno seguente.

In totale, il trattato è stato ratificato da 189 Stati. Solo India, Pakistan e Israele non l’hanno firmato.

La Corea del Nord si è ritirata nel 2003.

Nel 2005 le esportazioni elvetiche verso la Corea del Nord ammontavano a 4,5 milioni di franchi e le importazioni a 1,7 milioni.
Durante i primi otto mesi di quest’anno le esportazioni elvetiche sono cresciute a 7,8 milioni di franchi.
All’inizio del 2006, l’UBS e il Credit Suisse hanno indicato di non intrattenere alcuna relazione con la Corea del Nord.

Dal 1997, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha un ufficio permanente a Pyongyang.

La sua attività è incentrata su un programma di aiuto all’agricoltura e di sostegno al processo interno di riforma del paese.

Per il suo programma di cooperazione con la Corea del Nord, la DSC dispone nel 2006 di 5,3 milioni di franchi.

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