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Un’impronta svizzera sulle carceri russe

Nella colonia penale per minorenni a Mojaisk i lavori di ristrutturazione avanzano rapidamente swissinfo.ch

Creare veri centri educativi: è l'obiettivo a medio termine di un progetto pilota, le cui fondamenta sono state gettate da esperti svizzeri, attualmente condotto in cinque colonie penali per minorenni in Russia. Visita guidata.

Le pareti sono bianche, i pavimenti rivestiti di parquet, i soffitti alti. L’emozione dei giovani che interpretano scenette, recitano versi o presentano uno spettacolo di marionette è palpabile. Tutto sembra a uno spettacolo per la fine dell’anno scolastico, in una qualsiasi sala comunale. Ma c’è qualche differenza.

Per raggiungere la sala in questione, non ci si deve lasciare intimidire dai rotoli di filo spinato in cima alle mura di recinzione. Lo spettacolo si svolge infatti in una colonia penale di Mojaisk, a un centinaio di chilometri a ovest di Mosca, che ospita dei minori condannati per reati gravi.

L’altra grande differenza è che il pubblico è costituito da capi dell’amministrazione carceraria russa e della colonia, nonché da membri della delegazione svizzera composta di psichiatri, psicologi, esperti legali di esecuzione delle pene e rappresentanti del Ministero svizzero degli affari esteri (DFAE). Alla testa della delegazione c’è Hans-Ulrich Meier, esperto del DFAE e direttore del progetto congiunto svizzero-russo “riforma del sistema carcerario dei minori”, avviato nel 2009.

46 colonie per minorenni

La Russia, che conta 46 colonie penali per minorenni sparse in tutto il paese, aveva sollecitato dei consigli della Svizzera per realizzare una riforma delle condizioni di detenzione di delinquenti di età compresa tra i 14 ei 18 anni. Le autorità elvetiche hanno inviato sul posto degli esperti, i quali, dopo avere analizzato per due settimane il funzionamento di una colonia e avuto intense discussioni con il personale e i detenuti, hanno elaborato una serie di raccomandazioni.

“Non si è mai pensato di trapiantare il sistema svizzero in Russia, ma l’idea è stata di incrementare gli scambi tra i due paesi sulla base di una riflessione comune”, puntualizza Hans-Ulrich Meier. Su questa base sono stati sviluppati dei progetti pilota in cinque colonie penali minorili in tutto il paese.

Rinunciare al sistema paramilitare

Secondo gli esperti svizzeri, in primo luogo devono essere ristrutturati gli edifici fatiscenti in cui sono rinchiusi i giovani detenuti, smantellati i dormitori con letti a castello che accolgono 40 persone, moltiplicate le camere per quattro persone, attenuato il carattere repressivo della colonia – simile a quello che esiste nelle colonie per adulti – sviluppando un vero e proprio sostegno pedagogico. Il tutto al fine di trasformare le colonie, che funzionano sulla base di un sistema paramilitare, in veri centri educativi per reintegrare i detenuti nella società civile. E di conseguenza, ridurre drasticamente i casi di recidiva.

“Occorre dare ai giovani l’opportunità di avere un’esperienza in colonia penale che consenta loro di riprendere una vita normale”, spiega Oleg Merkuriev, direttore della colonia per minori di Mojaisk.

Iniziato nel 2009, il progetto svizzero-russo “riforma del sistema carcerario dei minori” mira a trasformare le colonie penali russe per minorenni in veri centri educativi.

Sui 2’554 giovani detenuti in questione, il 21,4% è stato condannato per furto, il 18,2% per saccheggio, il 13,5% per rapina a mano armata, l’8% per omicidio, l’11,1% per lesioni personali gravi, l’8,4% per stupro. Inoltre, il 31,7% ha problemi psichici, il 3,4% è tossicodipendente e il 3% alcolizzato.

Il Ministero svizzero degli affari esteri (DFAE) investe 70mila franchi all’anno per organizzare seminari e visite di centri di detenzione in Svizzera, cui sono invitati personale e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria russa.

In questo ambito sono condivise esperienze che ispirano la riforma attuata dalle autorità russe sulla base delle raccomandazioni formulate dagli esperti svizzeri nella fase preliminare del progetto. Da parte russa, si tratta soprattutto di individualizzare il monitoraggio del delinquente con il supporto di educatori e psicologi. Da parte svizzera, invece, si tratta di integrare la dimensione artistica (musica, pittura, teatro), molto sviluppata in Russia.

Locali nuovi fiammanti

Le autorità penitenziarie russe hanno preparato con cura la visita, seguita da una decina di giornalisti. La mensa e l’edificio scolastico sono nuovi di zecca. Negli edifici in cui dormono i prigionieri si stanno ultimando le ristrutturazioni. “I dormitori per 40 persone sono stati rimossi. Adesso il centinaio di giovani detenuti sono ripartiti in stanze da 15 a 20 letti, in attesa di disporre di camere a quattro letti”, spiega il direttore della colonia. Uno sviluppo che Walter Troxler, capo della Sezione esecuzione delle pene e delle misure del Ministero svizzero di giustizia, ritiene “positivo”.

“Hanno tolto le sbarre alle finestre. Dato che lo stabilimento è già recintato, è stato detto loro di rimuoverle, in modo che i detenuti si sentano un po’ meglio. E questo è fantastico”, afferma con entusiasmo Dorothea Kolde, coordinatrice del progetto presso l’ambasciata svizzera a Mosca.

Nei corridoi, alcuni dei quali ancora impregnati di un forte odore di vernice, la delegazione prende atto dei progressi dei lavori. Tutto è pulito, i locali accoglienti, i colori caldi e c’è anche un tavolo da biliardo a disposizione dei prigionieri. Questi sono seguiti anche da uno psicologo e, oltre a proseguire la loro istruzione, possono praticare varie attività, come per esempio lavori idraulici, meccanica o pittura su piatti.

Detenuti invisibili

C’è tuttavia un particolare che colpisce. Ad eccezione dello spettacolo alla conclusione della visita, la delegazione non ha incrociato alcun prigioniero, né all’interno né all’esterno degli edifici. Tutti erano impegnati nelle attività della giornata: istruzione, workshop tecnici e attività comuni. Impossibile quindi raccogliere una testimonianza “dall’interno”. Solo le incessanti conversazioni via radio tra le guardie a fianco dei membri della delegazione ricordano che la colonia è effettivamente in funzione.

Sotto il sole di giugno, questo ambiente carcerario potrebbe quasi far dimenticare che le prigioni russe sono ancora classificate tra le più dure al mondo e che i detenuti sono spesso vittime di torture, pestaggi o estorsioni. Inevitabilmente, il visitatore si chiede se non sta assistendo a una messa in scena. Benché sia sensibile a questi interrogativi, Hans-Ulrich Meier è convinto che le cose stanno cambiando.

Ottenere il sostegno della società civile

“Nelle colonie pilota, le autorità russe hanno attuato quasi tutte le raccomandazioni che abbiamo formulato e i lavoro di ristrutturazione stanno avanzando molto velocemente. Ciò dimostra una vera e propria volontà di migliorare il sistema”, spiega il capo della delegazione svizzera.

Ma ristrutturare le colonie e mettere l’accento sulla pedagogia con dei giovani per i quali la carcerazione è spesso il primo contatto con la vita organizzata non basta. “Per migliorare il comportamento, i giovani delinquenti devono essere maggiormente sostenuti dalla società e questo richiede una maggiore integrazione nella colonia di aziende, enti comunali e della Chiesa”, afferma Valery Trofimov, responsabile della delinquenza giovanile del Servizio penitenziario federale. Ma una tale trasformazione è impossibile senza importanti riforme del diritto penale, delle ordinanze di esecuzione e di altri regolamenti. Un compito titanico da realizzare su scala nazionale in Russia.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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