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Controlli più severi sui giocattoli cinesi

Nelle ultime settimane sono cresciute le preoccupazioni legate ai giocattoli provenienti dalla Cina Reuters

Le autorità svizzere intendono dare un giro di vite ai controlli sui giocattoli asiatici dopo il ritiro di numerosi prodotti dai mercati internazionali, ben tre volte nelle ultime cinque settimane.

Tramite una lettera, gli importatori ed i produttori sono pure stati resi attenti sulle loro responsabilità nel garantire la sicurezza dei giocattoli “Made in China”.

Gli esperti svizzeri non ritengono che la Cina sia l’unica responsabile dei problemi venuti alla luce ultimamente riguardanti i giocattoli fabbricati nel paese asiatico. La pressione internazionale per ottenere prezzi bassi e l’insufficienza dei controlli di qualità presso le aziende occidentali hanno pure avuto il loro ruolo.

A metà agosto, il più grande produttore mondiale di giocattoli, Mattel, aveva ritirato circa 19 milioni di prodotti in tutto il pianeta a causa dei timori legati all’uso di vernici tossiche e alla presenza di piccoli elementi magnetici che avrebbero potuto essere inghiottiti dai bambini.

100’000 di questi prodotti sono spariti dagli scaffali svizzeri. Fra i dettaglianti, che hanno ritirato questi articoli, figuravano Toys “R” Us e Migros.

Il 4 settembre Mattel ha annunciato il ritiro di altri undici modelli di giocattoli fabbricati in Cina. Otto di loro sono venduti anche in Svizzera: alcuni accessori della Barbie e un giocattolo della marca Geotrax. In totale 4254 giocattoli, il cui tenore di piombo è “inaccettabile”, sono stati ritirati dal commercio in Svizzera. È il terzo ritiro in sole cinque settimane.

Sotto la lente delle autorità sono finiti pure i prodotti tessili. In Nuova Zelanda è attualmente in corso la verifica della correttezza di denuncie secondo le quali i vestiti realizzati in Cina contengono elevati livelli di formaldeide.

Secondo Michael Beer, responsabile della divisione per la sicurezza alimentare presso l’Ufficio federale della sanità pubblica, è tuttavia impossibile pronosticare quale sarà il prossimo prodotto problematico ad essere scoperto.

Mercato svizzero

“La sfida con la quale siamo confrontati è quella di garantire che tutti i prodotti siano sicuri indipendentemente dalla loro provenienza”, Beer dice a swissinfo.

“Non sappiamo neppure se i prodotti al centro della discussione si trovino veramente in Svizzera. Questo è uno dei nostri obiettivi: verificare l’esistenza di prodotti pericolosi sul nostro mercato e farli sparire dai negozi”, aggiunge.

Le autorità sanitarie e le dogane svizzere hanno appena lanciato un programma incentrato su specifici giocattoli importati dalla Cina e dal Sud-Est asiatico.

Secondo Beer il compito di garantire maggiori controlli di qualità non dovrebbe comunque essere di competenza dello Stato. “Questi sono ruoli che spettano agli importatori e alle persone che vendono i prodotti ai consumatori svizzeri”, afferma.

L’Ufficio federale della sanità ha spedito una lettera a queste aziende per ribadire i loro doveri e vuole fare tutto il possibile per garantire che tutte dispongano dei certificati di sicurezza europei. Gli esperti stanno inoltre valutando l’eventualità di un intervento a proposito della formaldeide.

La reazione della Cina

Da parte sua, la Cina, con la sua industria votata all’esportazione, ha avviato un’indagine in merito al ritiro dei prodotti della Mattel e assicura di voler seguire la vicenda con molta attenzione.

Le autorità cinesi hanno pure sottolineato che solamente una piccola percentuale dei prodotti esportati si rivela problematica.

Secondo gli esperti svizzeri è tuttavia importante considerare entrambe le facce della medaglia. “La sicurezza dei prodotti cinesi dipende dalle norme di sicurezza previste nei processi di produzione”, dice a swissinfo Kurt Haerri, presidente della camera di commercio Svizzera-Cina.

“Le compagnie occidentali che producono in Cina o che importano dalla Cina sono completamente responsabili della sicurezza di questi prodotti e del rispetto delle norme”, aggiunge.

Pressioni

Le aziende cinesi sono sottoposte a enormi pressioni da parte dei loro partner occidentali per contenere i costi. “Se, in questi sforzi di contenimento delle spese, qualcuno va oltre il consentito ecco che ci troviamo confrontati con situazioni come quella attuale”, rileva Haerri, che è pure vice-presidente del produttore di ascensori Schindler e che vive in Cina da 7 anni.

Società cinesi sono capaci di realizzare beni di prima qualità quali i personal computer per aziende come Sony e Hewlett-Packard o gli ascensori per le attività di Schindler in Cina, sottolinea Haerri. La differenza è che queste aziende sono disposte a pagare il giusto prezzo per i controlli di qualità.

La Cina ha pure le proprie responsabilità e dovrà fare le proprie riflessioni su quello che è accaduto, aggiunge. Ma le autorità non possono essere incaricate di garantire la qualità.

“Le aziende occidentali che fanno affari con la Cina devono considerare questo tipo di costi sin dall’inizio”, conclude Haerri. “Solo così potranno evitare casi simili a quello appena accaduto”.

swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

Il 2 agosto, il produttore di giochi Fischer-Price, detenuto da Mattel, ha ritirato circa 1.5 milioni di prodotti costruiti in Cina temendo che la loro vernice contenesse quantità di piombo troppo elevate.

Due settimane dopo la stessa Mattel ha ritirato altri 19 milioni di giocattoli per ragioni simili.

Il 4 settembre Mattel ha annunciato il ritiro di altri undici modelli dei giocattoli prodotti in Cina, dei quali otto sono venduti anche in Svizzera.

La presenza di piombo può causare gravi problemi di salute ai bambini, in particolare danni celebrali.

In Svizzera sono stati ritirati in totale quasi 100’000 giocattoli, principalmente bambole e piccoli accessori.

Nel 2006 l’industria cinese del giocattolo ha raggiunto un valore di circa 22 miliardi di franchi.

L’80% dei giocattoli venduti in Europa proviene dalla Cina.

Swiss Textile, la Federazione tessile svizzera, ha concluso una serie di accordi di collaborazione con due delle omologhe federazioni cinesi. L’obbiettivo è di migliorare la protezione della proprietà intellettuale e la qualità dei suoi prodotti.

Gli accordi sono il risultato di lunghi negoziati dopo gli importanti progressi registrati nelle riunioni a Pechino e Dalian, ha precisato il 3 settembre Swiss Textiles.

Le due organizzazioni cinesi, che hanno sottoscritto gli accordi, sono la CNTAC (China National Textile and Apparel Council) e la CCCT (China Chamber of Commerce for Import and Export of Textiles). Alle due organizzazioni sono affiliate 14 000 imprese.

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