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Conti bancari svizzeri all’estero: cosa si è davvero ottenuto?

Filippo Lombardi
L'artefice dell'attuale soluzione, Filippo Lambardi, ha illustrato la situazione con le banche durante la seduta plenaria del Consiglio degli svizzeri all'estero. ASO/Adrian Moser

Per la prima la prima volta la presidenza dell'Orgazizzazione degli svizzeri all'estero (OSE) ha potuto presentare dei successi riguardo al braccio di ferro con le banche svizzere. Molto resta però ancora da realizzare e l'incertezza plana ancora, è stato sottolineato alla sessione del Consiglio degli svizzeri all'estero.


 “C’è un nuovo accordo con la Banca cantonale di Ginevra, che potrebbe essere un segnale per l’intero settore”, ha detto il presidente dell’OSE, Remo Gysin, alla seduta plenaria del Consiglio degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno, oggi a Berna. In particolare, l’intesa prevede che la Banca cantonale di Ginevra si impegni a presentare un’offerta a tutti gli svizzeri all’estero. L’istituto di credito ginevrino accetta clienti svizzeri provenienti da tutto il mondo. Ma a quali condizioni? Non è dato saperlo.

Non tutti gli obiettivi

La presidenza ha poi comunicato che sono state condotte trattative con Credit Suisse, l’UBS e la Banca cantonale di Zurigo. Non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti, ma c’è almeno una garanzia: chi apre un conto in Svizzera non dovrebbe avere problemi se vive all’estero. Inoltre, le banche hanno promesso un migliore accesso ai decisori in caso di reclami.

“È da nove anni che l’OSE cerca di combatterlo. Una lotta che per nove anni non ha portato nulla.”

Il vice-presidente dell’OSE Filippo Lombardi ha quindi fornito i dettagli delle trattative da lui avviate e condotte. Il senatore ticinese ha ricordato il clima di rassegnazione che c’era all’inizio dei colloqui con le banche: “È da dieci anni che c’è il problema, ed è da nove anni che l’OSE cerca di combatterlo. Una lotta che per nove anni non ha portato nulla”.

Missili e negoziati

Solo negli ultimi quattro mesi le acque hanno iniziato a smuoversi. Lombardi ha spiegato in modo colorito come l’OSE si è mossa con le banche: “Ci chiedevamo che altro potessimo ancora fare? Forse siete a conoscenza della doppia decisione della NATO del 1979, quando l’Alleanza di difesa ha installato missili in Europa e al tempo stesso ha chiesto negoziati di disarmo tra le due superpotenze di allora, Stati Uniti e Unione Sovietica. In breve: questa è stata anche la nostra strategia”.

Si è deciso di agire in modo concreto e a livello federale: Filippo Lombardi ha ripreso una mozione che era stata depositata alla Camera del popolo nel 2017. Questa chiedeva di obbligare le grandi banche che di fatto hanno una garanzia statale (“troppo grande per fallire”) ad accettare di aprire conti a tutti gli svizzeri all’ estero. “Questa era la minaccia di un missile”, ha detto Lombardi.

Remo Gyisin
Remo Gysin, presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero. ASO/Adrian Moser

“La mozione era un costrutto sbagliato”

Ma la miccia non si è accesa. Per tre motivi, ha spiegato Lombardi:

  1. La mozione era un costrutto sbagliato. Poiché l’idea alla base della dichiarazione del “Too big to fail” del Consiglio federale era di minimizzare i rischi. Di conseguenza, i politici non potevano costringere le banche ad assumere ulteriori rischi.
  2. Non si può costringere “un’organizzazione privata a concludere un contratto con un terzo” (Lombardi).
  3. La mozione avrebbe avvantaggiato gli svizzeri residenti all’estero rispetto a quelli residenti nella Confederazione. Nessuno infatti in Svizzera ha il diritto automatico di aprire un conto bancario.

Alla fine lo stesso Lombardi ha preferito il rifiuto della sua mozione, a favore del proseguimento del cammino negoziale che intrapreso. Il Consiglio degli Stati ha respinto la mozione in febbraio.

“La gallina per domani”

“Non possiamo dire di avere la certezza che alla fine i nostri obiettivi saranno raggiunti”, ha concluso Filippo Lombardi. Il senatore ticinese ha promesso che nei prossimi due anni l’intergruppo parlamentare degli svizzeri all’estero osserverà gli sviluppi. Se nulla dovesse migliorare, si inoltrerebbe una nuova mozione che, questa volta, non avrebbe più i punti deboli ormai noti.

Sarcastico è stato il commento del deputato nazionale dimissionario Tim Guldimann: “Oggi abbiamo l’uovo, ma la gallina di domani non è ancora nel futuro”.

“Sì, ma la gallina resta in vista”, ha replicato Filippo Lombardi, facendo spallucce.

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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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