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Consensi ad ampio raggio

L'impegno della DSC non è apprezzato soltanto nel sud del mondo. www.deza.admin.ch

La politica svizzera d'aiuto allo sviluppo ottiene applausi da più fronti: esperti, politici, associazioni terzomondiste, organizzazioni internazionali.

I mezzi finanziari a sua disposizione sono però giudicati insufficienti. Da molti, ma non da tutti.

“L’attività della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) si basa sul concetto di sviluppo sostenibile”, dice a swissinfo Jean-Jacques Friboulet, professore d’economia politica presso l’Università di Friborgo. “Grazie ad un orientamento non solo economico, la DSC fornisce dei contributi efficaci alla lotta contro la povertà e alla promozione dei cosiddetti beni pubblici: salute, educazione, democrazia…”.

Un approccio misto dunque, piuttosto socioeconomico. Tanto efficace che, in diverse occasioni, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), le ha attribuito valutazioni eccellenti.

La stessa DSC compie poi regolari studi d’impatto dei propri progetti. Ad esempio questi ultimi sono considerati riusciti quando associazioni o autorità locali continuano l’opera una volta finito il coinvolgimento di Berna. “E questo è davvero un ottimo indicatore”, rileva Jean-Jacques Friboulet.

Cooperazione e commercio

Marianne Hochuli della Dichiarazione di Berna (DB) denota tuttavia una certa preoccupazione per una possibile tendenza. “La mia è solo un’impressione, ma sembra che all’interno della DSC si cominci a credere che la cooperazione internazionale passi anche attraverso l’integrazione degli Stati poveri nel mercato globale”.

Una posizione molto diffusa, difesa anche dal ministro dell’economia Pascal Couchepin e dal suo Dipartimento, che tuttavia non piace a tutti.

Come mai? Ce lo spiega Franco Cavalli, consigliere nazionale socialista. “Come numerosi rapporti denunciano da almeno 20 anni, il sistema di commercio globale continua a favorire i paesi ricchi. Spingendo i paesi sottosviluppati in questo calderone, si toglie ai poveri più di quanto si offre loro con la cooperazione internazionale”.

Ottima collaborazione

Il dialogo tra la DSC e le diverse ONG attive nel settore, alcune delle quali impegnate in mandati proprio per conto dell’agenzia del Dipartimento degli affari esteri, resta comunque soddisfacente.

“Lo è davvero!”, sottolinea Esther Oettli di Helvetas. “Intendiamoci: si può sempre migliorare, ma già oggi siamo molto contenti della disponibilità della DSC e dei suoi collaboratori”.

Più o meno la stessa opinione per Marianne Hochuli. “Pur non avendo alcun progetto nella cooperazione internazionale, la DB constata come i contatti tra la DSC e le ONG siamo davvero buoni: le nostre opinioni sono spesso prese in opportuna considerazione”.

La soglia dello 0.7%

Dieci anni or sono, in occasione della Conferenza mondiale dell’ONU di Rio, si era fissato un obiettivo chiaro. Gli Stati ricchi avrebbero dovuto destinare lo 0.7% del proprio PIL all’aiuto allo sviluppo.

Tale soglia è oggi raggiunta soltanto da alcuni Stati del nord Europa (ad esempio la Danimarca). La Svizzera si situa tra lo 0.3 e lo 0.4%. Molti credono quindi che si debba e si possa fare di più.

Ma l’esperienza sul terreno dimostra che “più che i montanti a disposizione, conta l’efficacia dei progetti: in questo senso, pur se limitato finanziariamente, l’aiuto allo sviluppo svizzero è spesso un modello”, precisa Esther Oettli.

Più denaro? “Impossibile”

“Questa è la prova che la Svizzera lavora bene”, sottolinea Yves Bichsel, portavoce dell’UDC. “Possiamo essere fieri di ciò che facciamo per i paesi poveri. Ma la Confederazione ha debiti per 100 miliardi di franchi e i politici continuano ad aprire i cordoni della borsa. Lo hanno fatto per Swissair, lo faranno nuovamente per Expo.02”.

Secondo Yves Bichsel, in controcorrente, non è quindi possibile destinare più denaro alle attività della DSC.

Marzio Pescia, swissinfo

DSC: 500 collaboratori
budget annuo: 1.2 miliardi di franchi
17 paesi prioritari d’azione
circa 800 progetti in via di realizzazione
Corpo svizzero d’aiuto in caso di catastrofe: 430 missioni nel 2001
obiettivo: 0.7% del PIL destinato alla cooperazione internazionale
Svizzera: tra lo 0.3 e lo 0.4%

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