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Iniziativa svizzera per perseguire i crimini di guerra

Al Consiglio di sicurezza dell'ONU la Svizzera e altri 56 Stati chiedono di deferire i criminali di guerra siriani davanti alla CPI Keystone

Perseguire penalmente i crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati in Siria: lo chiede una petizione promossa dalla Svizzera e firmata da quasi 60 Stati, inoltrata al Consiglio di sicurezza dell'ONU. Berna refuta le critiche secondo cui ciò pregiudicherebbe la ricerca di una soluzione pacifica.

“La Svizzera è convinta che senza un’azione coerente contro l’impunità della Siria non è possibile una pace duratura”, ha dichiarato a swissinfo.ch Adrian Sollberger, portavoce della Missione svizzera presso l’ONU a New York, replicando alle critiche di chi sostiene che in questo modo si minano gli sforzi per una soluzione politica del conflitto.

Secondo Berna, la lotta contro l’impunità non è in contrasto con gli sforzi di negoziazione, sostenuti anche dalla Svizzera. Per ottenere una pace duratura, sono necessari entrambi, precisa il portavoce.

Sufficiente peso politico

Quanto ai motivi per cui la petizione lanciata nel giugno 2012 sia stata depositata soltanto il 14 gennaio al Consiglio di sicurezza, Sollberger spiega che il successo di una simile iniziativa dipende da un supporto numericamente sufficiente e sovraregionale.

L’adesione all’iniziativa elvetica adesso ha superato la soglia dei 50 paesi e questi rappresentano tutte le regioni del mondo. Perciò ha raggiunto il “peso politico sufficiente”.

La ragione di questo passo è anche la persistenza di una situazione senza alcuna prospettiva. “Dopo quasi due anni di sanguinosi combattimenti, la situazione umanitaria in Siria si deteriora sempre di più. Non c’è alcuna soluzione politica in vista”. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto è costato la vita ad oltre 60mila persone, soprattutto tra la popolazione civile.

Considerate la drammaticità della situazione e la mancanza di segni di miglioramento, con questa azione la Svizzera intende lanciare un segnale per la giustizia e il rispetto dei valori umanitari fondamentali.

Nella lettera indirizzata al presidente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si chiede che i responsabili di tutte le parti in conflitto siano deferiti davanti alla Corte penale internazionale (CPI). Il documento è firmato dall’incaricato d’affari della Missione svizzera presso le Nazioni Unite a New York, Thomas Gürber.

Ampio sostegno

Siccome la Siria non è firmataria dello statuto istitutivo della CPI, spetta al Consiglio di Sicurezza rivolgersi alla Corte per consentirle di avviare un’indagine. Finora, il Consiglio di sicurezza ha agito così due volte: nei casi della Libia e del Darfur (Sudan).

Oltre che dalla Svizzera, la richiesta è sostenuta da 56 paesi, principalmente europei, ma anche di tutti gli altri continenti. Tra i firmatari vi sono anche due membri permanenti del Consiglio di sicurezza, che hanno potere di veto: la Francia e la Gran Bretagna.

Il ministero degli esteri francese, in una nota sul suo sito internet, descrive la missiva come “un nuovo segnale della volontà della comunità internazionale di lottare contro l’impunità degli autori dei crimini commessi in Siria” e come “un appello al Consiglio di Sicurezza affinché si impegni in questo senso”.

Altri stati potrebbero ancora aderirvi. L’iniziativa non è invece appoggiata dalla Russia e dalla Cina, due paesi con potere di veto che hanno già impedito l’adozione di tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che minacciavano sanzioni contro il regime del presidente siriano Bashar Assad.

Secondo cerchie dell’ONU, gli Stati Uniti, che non hanno ratificato lo statuto della CPI, sembrano accogliere positivamente la petizione.

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Indizi evidenti di gravi crimini

Nella lettera si sottolinea che un rapporto della commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite in Siria, nel novembre 2011, aveva già riscontrato evidenti indizi di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Tra questi, figuravano esecuzioni sommarie, violenze sessuali, torture e gravi attacchi contro la popolazione civile.

Il Consiglio di sicurezza dovrebbe “almeno chiedere alla dirigenza siriana e a tutte le altre parti in conflitto di rispettare rigorosamente i diritti umani internazionali e del diritto internazionale”, si legge nella lettera.

Iniziativa per la giustizia

La Svizzera definisce imparziale l’iniziativa: “prende solo parte per la giustizia”. Gli autori di crimini di tutte le parti in conflitto dovrebbero essere ritenuti responsabili.

L’applicazione della legge è di competenza delle autorità siriane. “Tuttavia, nonostante i numerosi appelli internazionali, queste non hanno compiuto alcuno sforzo per indagare sulle accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra attraverso procedimenti equi e indipendenti”. Perciò, in tale contesto, la Svizzera è convinta che solo un tribunale internazionale possa portare giustizia.

Il Consiglio di Sicurezza, che agisce in modo indipendente, non è obbligato a rispondere alla petizione. “Ma a prescindere dalla decisione del Consiglio di Sicurezza, la lettera costituisce un segnale forte contro l’impunità: Indica che un numero significativo di Stati non è disposto a tollerare i crimini contro l’umanità e crimini di guerra”, afferma Sollberger.

“Si tratta anche di un segnale per le vittime siriane che non sono state dimenticate. E di un monito all’indirizzo dei responsabili di tutte le parti, affinché fermino la violenza e rispettino i diritti umani e il diritto internazionale umanitario. La lettera ha dunque un valore in sé”.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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