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Conflitto religioso dinnanzi ad un tribunale

Due anni fa le autorità ecclesiastiche hanno ritirato a Franz Sabo il diritto di svolgere le funzioni religiose Keystone

Nuovo round nella vertenza tra il vescovo di Basilea e il prete "ribelle" Franz Sabo: il conflitto approda dinnanzi al tribunale cantonale di Basilea Campagna.

Oltre all’atteggiamento assunto nei confronti delle voci critiche, diverse posizioni difese dalla Chiesa cattolica sollevano regolarmente dibattiti in Svizzera.

Il processo, che si apre mercoledì a Liestal, fa seguito ad un ricorso inoltrato dalla comunità parrocchiale cattolico-romana di Röschenz (Basilea campagna) contro la richiesta del sinodo cantonale di licenziare il parroco Franz Sabo.

Secondo il sinodo, il rapporto di fiducia tra il vescovo di Basilea Kurt Koch e il parroco “ribelle” si era incrinato a tal punto, da rendere necessario il licenziamento. Il contrasto tra i due risale al 2003, quando Sabo aveva criticato aspramente il vescovo basilese in un articolo di giornale.

Nella primavera scorsa il tribunale cantonale di Basilea campagna aveva proposto un procedimento di conciliazione. La proposta è stata però respinta dallo stesso Koch, che nel 2005 aveva già ritirato a Sabo la “missio canonica”, ossia il diritto di praticare le funzioni religiose.

La corte dovrà ora decidere se il licenziamento del parroco sia da considerare fondato su basi legali.

Voci critiche

Franz Sabo figura tra i rappresentanti della Chiesa cattolica che hanno criticato apertamente negli ultimi anni in Svizzera la gerarchia ecclesiastica. Il prete ha tra l’altro definito Koch “un funzionario” incapace di sentire il polso del tempo.

Tra le voci critiche vi è pure il gesuita Lukas Niederberger, che negli ultimi anni ha lasciato l’ordine religioso e le sue funzioni di parroco. Senza peli sulla lingua nei confronti dei superiori, Niederberger ha dichiarato ad esempio che la Chiesa cattolica è autista e sclerotica, come pure che la sua retorica conservatrice soffoca ogni discussione.

Il gesuita aveva preso duramente posizione, pochi mesi fa, in occasione della nomina del nuovo vescovo di Coira. A suo avviso, i dirigenti ecclesiastici potevano soltanto scegliere “tra la peste, il colera e l’Aids”.

Tra i dissidenti, Hansjörg Vogel ha usato invece toni più calmi, evitando di esporsi pubblicamente. Nel 1995, dopo essere diventato padre, l’ex vescovo di Basilea ha rassegnato semplicemente le sue dimissioni. Vogel, che in seguito si è anche sposato, lavora attualmente nel canton Lucerna, quale responsabile dell’ufficio dell’integrazione.

La Chiesa cattolica non ha mai fornito finora cifre sul numero di preti che intrattengono rapporti etero o omosessuali.

“Viri probati”

Il voto di castità e di celibato sembra rappresentare un problema sempre più sentito all’interno dell’ordine cattolico per il reclutamento di nuovi preti in Svizzera. Quale possibilità di riforma, negli ultimi anni è stata ventilata l’introduzione dei cosiddetti “viri probati”, ossia “uomini di provata virtù”, sull’esempio della Germania e dell’Austria.

Si tratta di uomini sposati, in parte padri di famiglia, autorizzati dalle autorità ecclesiastiche a celebrare la messa ed altri riti religiosi. Unica condizione: devono essere sposati prima di assumere queste nuove funzioni religiose.

“Prima bisognerebbe trovare una soluzione comune a tutta la Chiesa”, dichiara a swissinfo Giovanni Meier, archivista presso la Conferenza episcopale svizzera. In altre parole una soluzione “benedetta” dal Vaticano.

In Svizzera si sono già avuti alcuni casi di vedovi che, dopo aver seguito uno studio di teologia, hanno ottenuto la “missio canonica”, indica Meier.

Altri problemi

Il celibato è soltanto uno dei problemi della Chiesa cattolica, che sollevano regolarmente e pubblicamente una grande eco in Svizzera.

Notevole attenzione hanno attirato in passato le vertenze ecclesiastiche legate alle voci critiche, come Hans Küng o i rappresentanti della teologia della liberazione. Anche la nomina di Wolfgang Haas alla guida della diocesi di Coira nel 1990 aveva suscitato un’ondata di proteste contro il vescovo conservatore, costretto 7 anni dopo ad assumere un nuovo incarico nel Liechtenstein.

Il fatto che le donne non siano tuttora autorizzate a diventare prete è pure oggetto di continui dibattiti in Svizzera. Per molte persone rimane inoltre incomprensibile l’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dell’aborto, del divorzio o dei matrimoni tra persone appartenenti a religioni diverse. Reazioni negative hanno suscitato anche le dichiarazioni del papa sull’unicità della Chiesa.

swissinfo, Etienne Strebel
(traduzione Armando Mombelli)

Appartenenza religiosa della popolazione svizzera secondo il censimento federale del 2000:

Chiesa cattolica romana 41,82%

Chiese evangeliche 33,04%

Altre comunità cristiane 4,41%

Comunità musulmane 4,26%

Comunità ebraiche 0,25%

Altre religioni 0.78%

Nessuna appartenenza religiosa 11.11%

Nessuna indicazione 4,33%.

Da diversi decenni continua a diminuire il numero di membri della Chiesa cattolica in Svizzera:

1970: 3’096’654 (49,39%)

1980: 3’030’069 (47,60%)

1990: 3’172’321 (46,15%)

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