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“È importante distinguere tra antisemitismo e antisionismo”

Flugzeuge am Himmel
Voli dell'Air Force israeliana sopra Tel Aviv per le celebrazioni del 72° anniversario dell'indipendenza dello Stato ebraico Il 29 aprile 2020. Keystone / Abir Sultan

Il Partito socialista svizzero (PS) appare diviso riguardo al conflitto israelo-palestinese. Mentre i singoli membri rivolgono unilateralmente critiche alla politica israeliana tramite iniziative e interrogazioni parlamentari, un anno fa il partito ha approvato una risoluzione contro l'antisemitismo, in cui ha pure preso parzialmente le distanze dall'antisionismo. 

La settimana scorsa ci siamo chiesti in un articolo perché alcuni politici di sinistra ricoprono regolarmente Israele di critiche. Rebekka Wyler, co-segretaria generale del PS, commenta la posizione del suo partito in un’intervista. 

swissinfo.ch: Circa un anno fa il PS ha approvato una risoluzione contro l’antisemitismo. Per quale motivo? 

Rebekka Wyler: Il tema è nella nostra mente da oltre 100 anni, la lotta contro l’antisemitismo e il fascismo è costitutiva per la sinistra politica. Negli ultimi tempi, tuttavia, sono aumentate le accuse contro esponenti del PS, secondo cui nel nostro partito sussiste l’antisemitismo. Volevamo affermare una volta per tutte che non tolleriamo l’antisemitismo, nemmeno nelle nostre cerchie.

donna a mezzo busto
Rebekka Wyler è co-segretaria generale del Partito socialista svizzero (PS). Dal 2006 al 2016 è stata deputata del Parlamento della città di Zurigo e dal 2017 è municipale a Erstfeld (Canton Uri), dove vive dal 2016. La storica ha lavorato come assistente scientifica presso l’Archivio di Stato del Cantone di Zurigo. © Keystone / Urs Flueeler

swissinfo.ch: La risoluzione afferma inoltre esplicitamente che il diritto all’esistenza di Israele non deve essere messo in discussione. Perché anche questo è stato incluso nella risoluzione? 

R.W.: La discussione sull’antisemitismo non può essere completamente separata dalla politica mediorientale: volevamo chiarire la nostra posizione su tutto il complesso delle questioni. Volevamo una dichiarazione che potesse essere usata e a cui si potesse fare riferimento in pubblico. E rendere chiara la nostra posizione anche all’interno del partito. 

swissinfo.ch: Se interpreto correttamente la formulazione della risoluzione sul diritto all’esistenza di Israele, il PS prende ufficialmente le distanze anche dall’antisionismo? 

R.W.: L’antisionismo non è una politica del PS. Il PS ha un ampio spettro di opinioni in questo campo. Nel PS abbiamo persone che sono membri della società svizzero-israeliana, abbiamo persone che si definiscono esplicitamente sioniste e, naturalmente, ce ne sono altre che lo analizzano criticamente. Trovo che l’antisionismo sia un’opinione politica giustificabile, purché non sia antisemita, ma critichi la politica di occupazione di Israele o le condizioni di vita dei palestinesi. Ciò che, naturalmente, non deve essere condiviso da tutti i membri del PS. Ma è importante distinguere tra antisemitismo e antisionismo. 

swissinfo.ch: Nella sua risoluzione, il PS si impegna a rispettare la definizione di antisemitismo dell’Alleanza internazionale per la commemorazione dell’Olocausto (International Holocaust Remembrance Alliance). Ciò è in parte controverso… 

R.W.: Esatto. 

swissinfo.ch: …anche nel PS. Cosa c’è di problematico? 

R.W.: La direzione del PS ha approvato all’unanimità la risoluzione. Ma è così: siamo stati severamente criticati sia all’interno che all’esterno del partito. Il problema non è la definizione in sé, ma gli esempi forniti. Li ha guardati?

swissinfo.ch: Sì, l’ho fatto. Se ho capito bene gli esempi, anche l’antisionismo secondo questa definizione conta come antisemitismo. Immagino che sia una questione delicata. 

R.W.: Ci sono alcuni esempi che suggeriscono che le critiche a Israele sono fondamentalmente inammissibili. Ma riteniamo che gli esempi non siano parte integrante della definizione. 

Risoluzione del PS contro l’antisemitismo 

Nel maggio 2019 il PS ha approvato una risoluzione contro l’antisemitismo che, tra l’altro, invita il Consiglio federale e il Parlamento a impegnarsi a favore della definizione di antisemitismo dell’Alleanza internazionale per la commemorazione dell’OlocaustoCollegamento esterno. Inoltre, il partito ha dichiarato: “Non tolleriamo l’antisemitismo né all’interno né all’esterno del partito e stiamo quindi adottando misure attive contro l’antisemitismo con mezzi adeguati”. Il partito ha anche chiarito che il diritto di Israele ad esistere non deve essere messo in discussione.

swissinfo.ch: Il PS condivide la posizione della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI), secondo la quale le critiche allo Stato di Israele o alla sua politica non sono generalmente antisemite, a condizione che tali critiche siano fatte nello stesso modo in cui verrebbero fatte a qualsiasi altro Stato? 

R.W.: Sì. 

swissinfo.ch: E cosa significa ” in cui verrebbero fatte a qualsiasi altro Stato “? 

R.W.: Non si può criticare Israele per le espulsioni e non dire nulla sulla situazione in Birmania o in Turchia, o sostenere che le espulsioni lì non sono così brutte. Penso che singole persone del PS possano essere certamente accusate di non avere gli stessi criteri, ma non noi come partito. 

swissinfo.ch: Esaminando le proposte e le domande dei rappresentanti del PS nel Parlamento svizzero, si trovano alcune osservazioni astiose nei confronti di Israele. Non ho trovato invece un solo approccio critico nei confronti delle organizzazioni palestinesi. Non è di per sé un doppio standard, condannato nella risoluzione del PS? 

R.W.: Il problema è che queste proposte parlamentari sono presentate da singoli individui. Non esiste una linea generale del partito che ordina di presentare un certo numero di proposte sul conflitto in Medio Oriente, metà delle quali devono essere favorevoli o contrarie. Ci sono persone all’interno e all’esterno del PS che si sentono fortemente toccate dalla questione palestinese. Personalmente a volte mi pongo delle domande, perché, per quanto ne so, molte di queste persone non hanno alcun legame con il Medio Oriente e mi chiedo perché dedichino così tante energie proprio a questo tema. 

swissinfo.ch: Il PS appare diviso sul conflitto israelo-palestinese. Questa impressione è sbagliata? 

R.W.: No, questa impressione non è sbagliata. Ma è lo stesso praticamente in tutti i partiti. Inoltre, nel PS la situazione è cambiata nel corso del tempo: la fondazione dello Stato di Israele è stata una diretta conseguenza dell’Olocausto, quindi all’inizio c’è stata molta solidarietà con Israele. Anche se ci sono state deportazioni e morti anche allora. Ma tra gli anni Quaranta e Sessanta, la situazione è stata vista da una prospettiva diversa. Poi è arrivato il terrore palestinese, che ha colpito anche la Svizzera. Da quel momento in poi, due ali all’interno della sinistra si sono separate: gli uni sono antisionisti nella tradizione dell’antimperialismo, gli altri tengono fede alla loro tradizionale solidarietà con Israele. 

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swissinfo.ch: Qual è il rapporto tra il PS e gli altri partiti di sinistra nella politica mediorientale? Il PS è il primo partito di sinistra a posizionarsi in modo così chiaro? 

R.W.: Per quanto ne so, il PS è l’unico partito che si è posizionato pubblicamente. Personalmente, presumo che la fazione filopalestinese sia più forte nei Verdi che nel PS. I Verdi hanno una tradizione diversa, in quanto sono nati solo negli anni Ottanta. Il PS è molto più vecchio: il partito esisteva molto prima della fondazione dello Stato di Israele. 

swissinfo.ch: Qual è il rapporto del PS con la campagna “Boicottaggio – Disinvestimento – Sanzioni contro Israele fino alla fine dell’apartheid e dell’occupazione in Palestina” (BDS)? Ci sono forze all’interno del PS che impediscono un distanziamento dal BDS? 

R.W.: In linea di principio, il PS non ha alcun rapporto con il BDS. Ci sono singoli membri del partito che sono anche membri del BDS. Finché un’organizzazione non è bandita, il PS non può dire ai suoi membri che non dovrebbero farne parte. Non c’è motivo di prendere esplicitamente le distanze dal BDS. Ma non li sosteniamo nemmeno noi. Il BDS ci ha fortemente criticato a causa della nostra risoluzione. 

swissinfo.ch: Secondo il rapporto sull’antisemitismo, esiste un antisemitismo specificamente radicale di sinistra che, a differenza di altre forme di antisemitismo, è spesso legato a Israele. Come lo spiega? 

R.W.: È così. L’ho sperimentato io stessa perché ero in contatto con organizzazioni di sinistra. Lo spiego con la posizione anti-imperialista, che percepisce Israele come un aggressore. È una solidarietà molto acritica e unilaterale con coloro che sono identificati come vittime. 

swissinfo.ch: Ho notato che, negli ultimi anni, le proposte pro-palestinesi provengono da politici di sinistra, mentre proposte pro-israeliane da politici di destra. Perché esiste questa divisione “pro-Palestina a sinistra e pro-Israele a destra”? La trovo irritante. 

R.W.: È effettivamente irritante. E non è sempre stato così. Negli anni Trenta ci furono contatti tra nazisti ed esponenti palestinesi, perché nessuno dei due voleva che gli ebrei si stabilissero in Palestina. 

Per me questo fatto è legato al discorso degli anni Sessanta: Israele è diventato improvvisamente un aggressore e la sinistra è solidale con le vittime, cioè con i palestinesi che sono stati espulsi. Inoltre, Israele ha sempre avuto una stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Per motivi antiamericani erano allora anche contro Israele. 

Per la destra, questa domanda non si è mai posta in questa forma. Logicamente, la destra è sempre stata anticomunista. E ci sono stati contatti tra organizzazioni e regimi palestinesi nel blocco orientale. Così è diventata una questione politica, anche se condivido la sua opinione che questo è irritante. Non ha nulla a che fare con la destra e la sinistra, è una conseguenza della Guerra fredda.

Traduzione di Armando Mombelli

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