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La Svizzera promette più aiuti d’urgenza per lo Yemen

Yemenis fill jerrycans with drinking water from a donated water pipe in the capital Sana a.
Grazie alla donazione di una conduttura di acqua potabile nella capitale Sana'a qui si possono riempire le taniche. Nel resto del paese, milioni di altri yemeniti non hanno invece accesso all'acqua potabile. Keystone

La Svizzera stanzierà 4 milioni di franchi supplementari per l'aiuto umanitario allo Yemen. Lo ha promesso alla conferenza dei donatori, il 3 aprile a Ginevra. Alla luce della situazione catastrofica in cui versa il paese arabo, l'ONU ha lanciato un appello ai soccorsi per un totale di quasi 3 miliardi di dollari per quest'anno.


Per la precisione l’ONU e suoi partner chiedono 2,96 miliardi di dollari. Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti (EAU) si sono già impegnati a versare 930 milioni di dollari, ossia quasi un terzo dell’importo.

Alla conferenza dei donatori dello scorso anno, la Svizzera aveva annunciato un contributo complessivo di 41 milioni di franchi per il periodo 2017-2020. La somma destinata dalla Confederazione agli aiuti allo Yemen salirà dunque a 45 milioni di franchi, di cui 13 milioni per il piano di intervento umanitario 2018 dell’ONU.


La peggior crisi umanitaria nel mondo

“È giunto il momento di rinnovare la nostra solidarietà al popolo yemenita e di porre fine a questo disastro umano”, ha dichiarato martedì a Ginevra il tesoriere della Confederazione, Ueli Maurer. La conferenza dei donatori per lo Yemen, durata un giorno, era stata promossa proprio dalla Svizzera, insieme alla Svezia e alle Nazioni Unite.

Secondo l’ONU, quella che sta attraversando lo Yemen è “la peggiore crisi umanitaria contemporanea di tutto il mondo”. Circa 22 milioni di persone nel paese arabo, ossia i tre quarti della popolazione, hanno bisogno di aiuto umanitario e di protezione.

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Fino al 3 aprile, i fondi promessi dai paesi donatori coprivano oltre i due terzi del bilancio del piano di aiuti delle Nazioni Unite per il 2017-2018. Una quarantina di paesi hanno detto di voler rispondere all’appello dell’ONU. Oltre al grosso impegno dell’Arabia Saudita e degli EAU, tra i maggiori donatori figurano l’Unione europea e gli Stati Uniti.

La guerra nello Yemen tra una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita e i ribelli Huthi, vicini all’Iran, è ormai al quarto anno. Il conflitto ha causato oltre diecimila morti, più di 2 milioni di sfollati e ha spinto il paese più povero della penisola arabica sull’orlo della carestia.

Secondo i dati dell’ONU, nel 2017 almeno un milione di persone è stato colpito da malattie quali la diarrea e il colera. Sull’arco di un anno la popolazione con problemi di malnutrizione è cresciuta di un milione di persone. In forma estrema ne soffrono quasi tre milioni di bambini sotto i cinque anni. Ogni dieci minuti ne muore uno.

“Il conflitto in Yemen ha causato una catastrofe umanitaria con sofferenze e fame a livelli mai visti prima – ha affermato alla vigilia della conferenza di Ginevra Muhannad Hadi, direttore regionale per il Medio Oriente del Programma alimentare mondiale (PAM) dell’Onu -. Tutto il Paese è paralizzato dalla fame, dalle malattie e dalla povertà”.

Sempre più a fondo

Dal canto suo Alexandre Faite, capo della delegazione uscente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) per lo Yemen, ricorda gli effetti indiretti del conflitto sulla vita quotidiana, che sono “forse ancora più perniciosi”. Tra questi, l’aumento dei costi del carburante, del gas da cucina e delle cure sanitarie, nonché la mancanza di strategie di adattamento.

“Meno del 10% della popolazione ha accesso all’elettricità, questo parla chiaro. Lo stesso vale per l’acqua”, ha dichiarato a swissinfo.ch. “A causa degli effetti indiretti il paese sta sprofondando sempre di più. E quando gli effetti colpiscono le fondamenta e la struttura del paese, è davvero preoccupante”.

Svizzera a disposizione

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Il ministro svizzero delle finanze Ueli Maurer ha puntualizzato che i fondi sono indubbiamente “cruciali, ma da soli non bastano” per risolvere la catastrofica situazione dello Yemen.

“Dobbiamo utilizzare l’evento di oggi per lanciare un nuovo appello per la risoluzione politica del conflitto”, ha detto ai diplomatici presenti alla conferenza di Ginevra. “Chiediamo la cessazione delle ostilità. Il mio paese rimane pronto a sostenere il processo politico e invita tutte le parti a sedersi al tavolo dei negoziati senza condizioni preliminari, per cercare una soluzione comune al conflitto che colpisce lo Yemen”.

Colloqui di pace tra i belligeranti dello Yemen si sono svolti in Svizzera nel 2015 e sono stati seguiti da un ciclo di negoziati in Kuwait nel 2016.

Nuovo emissario

In occasione della conferenza di Ginevra, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha esortato tutte le parti a dialogare con il suo nuovo inviato speciale, Martin Griffiths, che si recherà negli EAU, in Oman e nella città di Aden, controllata dal governo yemenita, per cercare la pace.

Griffiths ha già avuto colloqui con entrambe le parti in conflitto, legato alle potenze regionali. Ha incontrato le autorità Huthi che detengono la capitale Sana’a, il presidente yemenita riconosciuto a livello internazionale Abd-Rabbu Mansour Hadi e autorità saudite a Riyadh.

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Guterres il 3 aprile ha detto ai giornalisti che ci sono “prospettive positive” riguardo a un piano d’azione per portare ad un “vero dialogo interyemenita, in grado di raggiungere una soluzione politica”, che coinvolgerebbe tutte le parti “rilevanti in questo conflitto”.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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