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Vitol accusata di approfittare dei legami con l’élite del Kazakistan

Poster of Nursultan Nazarbayev
Nursultan Nazarbayev, nella foto in sottofondo, è presidente del Kazakistan dal 1990. Keystone

Public Eye ha accusato Vitol, la seconda azienda in Svizzera, di usare una discreta joint venture per nascondere i legami con le potenti élite del Kazakistan ed ottenere contratti lucrativi. L'organizzazione non governativa (ong) ha invitato il governo svizzero a rafforzare gli standard di trasparenza e gli obblighi di dilegenza nel commercio di materie prime. 

In un rapporto pubblicato mercoledì, Public EyeCollegamento esterno sostiene che Vitol – il più grande commerciante privato di petrolio al mondo e uno dei principali attori dell’industria petrolifera kazaka – si è servita di una rete opaca e intricata di relazioni commerciali con diverse figure chiave del settore petrolifero kazako, allo scopo di espandere le proprie attività nel paese. 

Il rapporto si basa in gran parte su e-mail e documenti hackerati dalle caselle postali di manager kazaki di alto livello e divulgati dalla piattaforma anonima Kazaword. Nel 2015, la piattaforma aveva rivelato che Thomas Borer, ex ambasciatore svizzero, aveva cercato di fare pressione sul Consiglio federale e sulle autorità giudiziarie svizzere per conto del governo kazako. 

Joint venture redditizia 

Al centro dell’affare è la joint venture Ingma Holding NV, costituita dalla succursale olandese di Vitol, che vi detiene il 49% del capitale sociale. Registrata a Rotterdam nel 2003, Ingma Holding non ha un sito web e non è menzionata in alcun documento aziendale di Vitol, ciò che rende difficile confermare le segnalazioni di Public Eye. 

Secondo il rapporto dell’ong, Ingma, con soli 11 dipendenti, ha registrato un fatturato di 93,9 miliardi di dollari e un utile netto di 1,1 miliardi di dollari tra il 2009 e il 2016. Dispone inoltre di dieci filiali, quattro delle quali sono registrate in Svizzera – a Ginevra, Baar e Losanna. 

L’indagine di Public Eye sostiene che il genero del presidente kazako Nursultan Nazarbayev, Timour Koulibayev, ha tratto indirettamente profitto dalla joint venture. Koulibayev e sua moglie possiedono anche una casa ad Anières nel Cantone di Ginevra, acquistata nel 2009 per 74,7 milioni di franchi. 

Da parte sua, Vitol ha dichiarato a swissinfo.ch di disporre di un rigoroso quadro interno di conformità per garantire il rispetto delle leggi anticorruzione. La multinazionale afferma inoltre di non essere a conoscenza di alcun guadagno che Kulibayev avesse ricevuto da Ingma.  

L’ascesa di Vitol in Kazakistan

Secondo un rapporto del 2017Collegamento esterno della rete anticorruzione dell’OCSE, la corruzione costituisce un grosso ostacolo al commercio in Kazakistan. Questo paese si colloca al 122° rango, su 180, nell’indice di percezione della corruzione stilato ogni anno da Transparency International. 

L’industria petrolifera è la spina dorsale dell’economia, contribuendo in misura del 50% al PIL e fornendo ben 23 miliardi di dollari di proventi delle esportazioni. Il Kazakistan è il secondo maggiore fornitore di petrolio greggio in Svizzera, dopo la Nigeria. 

Negli ultimi dieci anni, Vitol, il maggiore commerciante privato di petrolio al mondo, è stato uno dei principali attori nel settore delle esportazioni petrolifere del Kazakistan. Fino al 2014, riferisce Public Eye, Vitol ha gestito la vendita di quasi un quarto del petrolio greggio esportato dal paese asiatico. Il Financial Times ha riportato che nel 2017 Vitol si è aggiudicata un accordo di prefinanziamento nel quadro di un contratto di sei anni con la compagnia petrolifera statale KazMunaiGas (KMG). 

In una risposta a swissinfo.ch, Vitol ha detto che Ingma non ha nulla a che fare con gli accordi di prefinanziamento conclusi da KMG. Ha inoltre aggiunto di esseri aggiudicata due accordi di prefinanziamento in Kazakistan – a Tengiz e Kashagan – in seguito a una procedura di appalti aperta e competitiva. 

Nessun obbligo di verifica

Nel giro di una settimana si tratta delle seconde accuse rivolte da ong a società transnazionali attive nel commercio di materie prime e con sede in Svizzera. Venerdì scorso, Public Eye e Global Witness hanno affermato che Glencore, Trafigura e Vitol hanno lavorato con intermediari accusati o condannati per corruzione nella vicenda Petrobras, uno dei più grandi scandali di corruzione in Brasile. 

Secondo la legislazione svizzera vigente, i commercianti di materie prime non sono tenuti a condurre un esame approfondito per verificare “persone politicamente esposte” (PEP), come è invece il caso delle banche nel quadro della normativa sul riciclaggio di denaro sporco. Nel caso del Kazakistan, Public Eye sostiene che Vitol ha collaborato con PEP nell’ambito di una joint venture, ciò che comporta elevati rischi di corruzione. 

Tuttavia, in una dichiarazione, Vitol rileva che i commercianti di materie prime sono soggetti a leggi severe nei loro rapporti con le PEP, comprese quelle relative alla lotta alla corruzione e al riciclaggio di denaro sporco. 

Secondo Public Eye, il governo svizzero “deve agire” imponendo obblighi di diligenza, in particolare per quanto riguarda le relazioni d’affari, alle multinazionali attive nel commercio di materie prime. Il caso Vitol dimostrerebbe l’importanza di costringere queste imprese a rivelare i pagamenti effettuati a Stati produttori per l’acquisto di materie prime. L’ong chiede inoltre l’istituzione di un’autorità di vigilanza sul mercato delle materie prime.

Traduzione di Armando Mombelli

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