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Il vertice di Ginevra potrà spalancare la porta alla pace in Siria?

Geir Pedersen
L'inviato speciale dell'ONU per la Siria, Geir Pedersen, supervisiona la riunione a Ginevra del Comitato costituzionale siriano. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Diplomatici e funzionari si ritrovano mercoledì a Ginevra per la prima riunione del Comitato costituzionale siriano, il cui obiettivo è di porre le basi per la risoluzione del conflitto che ha dilaniato il Paese mediorientale. Ecco gli aspetti essenziali dell'incontro.

Qual è l’importanza di questo vertice sulla Siria?

Dopo i numerosi negoziati di pace falliti negli ultimi otto anni, i riflettori sono di nuovo puntati su Ginevra. Un congresso convocato l’anno scorso dalla Russia ha incaricato l’inviato speciale delle Nazioni Unite Geir PedersenCollegamento esterno di formare un comitato per la stesura di una nuova Costituzione.

Il mese scorso, l’ONU ha annunciato un accordo tra il governo siriano e l’opposizioneCollegamento esterno per la formazione del comitato di 150 membri. Secondo l’ONU, ciò ha rappresentato “il primo accordo politico concreto” tra le parti in conflitto, nell’attuazione della road map per la pace approvata nel 2015 nella risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’ONUCollegamento esterno. Ginevra è il passo successivo.

Chi partecipa?

Il comitato di 150 membri comprende 50 persone selezionate dal governo siriano, 50 dall’opposizione e 50 dall’ONU, che si è concentrata su esponenti della società civile. Il 30% del comitato è costituito da donne.

Ogni gruppo nominerà 15 persone per preparare e redigere delle proposte costituzionali da sottoporre al comitato in vista di un’adozione. Idealmente, si procederà per consenso o almeno con una maggioranza del 75%.

Ci sono voluti quasi due anni per raggiungere un accordo sui membri. La lista delle Nazioni Unite, e in particolare i nominativi dei delegati e lo scopo del loro lavoro, hanno suscitato molte obiezioni, soprattutto da parte del governo siriano. Ogni delegazione comprende dei curdi, ma le Forze democratiche siriane (SDF) e la milizia dell’YPG non sono rappresentate.

Geir Pedersen si occupa della supervisione del processo, assistito da due copresidenti: Ahmad Kuzbari per il governo siriano e Hadi Al-Bahra per l’opposizione. Pedersen è il quarto inviato dell’ONU per la Siria, dopo che i suoi tre predecessori – tra cui l’ex Segretario generale dell’ONU Kofi Annan – si erano dimessi dopo anni di negoziati di pace inconcludenti.

Sostegno svizzero

Come successo in occasione di precedenti colloqui di pace, la Svizzera ha dato il suo pieno appoggioCollegamento esterno al lavoro del comitato costituzionale e alla ricerca di una soluzione pacifica del conflitto. Ha inoltre creato una piattaforma a Ginevra, la Civil Society Support RoomCollegamento esterno, che consente a oltre 400 organizzazioni siriane e persone di partecipare al processo di pace. Dal 2011, la Svizzera ha fornito alla Siria oltre 430 milioni di franchi di aiuti umanitari.

Quali sono le probabilità di successo?

Geir Pedersen ritiene che il comitato potrà spalancare le porte a un processo politico più ampio e inclusivo, a riforme e a nuove elezioni per unificare la Siria. L’inviato speciale insiste sul fatto che sarà un processo guidato dalla Siria e facilitato dalle Nazioni Unite, che beneficerà del pieno sostegno – ma non della partecipazione diretta – di potenze mondiali quali Turchia, Iran, Russia, Stati Uniti, Unione europea e Arabia Saudita, le quali hanno inviato dei delegati.

Il comitato si riunirà a Ginevra “per alcuni giorni”, ma non è chiaro per quanto tempo il gruppo preveda di continuare a lavorare sulla bozza della nuova Costituzione siriana. “Sono ottimista che in un futuro non troppo lontano vedremo progressi tangibili nelle discussioni”, ha detto lunedì di fronte alla stampa Geir Pedersen.

Da solo, il comitato non può però risolvere il conflitto, ha avvertito Pedersen, che ha chiesto dei “progressi tangibili” a Ginevra e “progressi significativi sul terreno”. Ciò potrebbe includere misure di rafforzamento della fiducia, come ad esempio il rilascio di donne e bambini arrestati dalle parti in conflitto.

Tuttavia, il governo del presidente siriano Bashar al-Assad – che ha un chiaro vantaggio sul piano militare – potrebbe essere riluttante ad offrire qualsiasi concessione. Stando a funzionari siriani, al-Assad potrebbe candidarsi nuovamente alle prossime elezioni.

Contenuto esterno

L’accordo sulla formazione del comitato è stato firmato nel dicembre 2018 da Russia, Turchia e Iran, il trio di paesi del cosiddetto ‘Gruppo di Astana’ che nel gennaio 2017 ha lanciato il processo di pace per porre fine al conflitto siriano.

Il Processo di Astana ha gradualmente eclissato la precedente iniziativa negoziale patrocinata dalle Nazioni Unite, nota come Processo di Ginevra, che aveva posto maggiore enfasi sulla transizione politica, senza però riuscire a contenere le violenze. Ci sono stati 13 incontri ad Astana, in Kazakistan, come pure a Sochi, in Russia, con rappresentanti del regime siriano e alcuni oppositori, ma i passi in avanti sono stati modesti.

Qual è la situazione sul terreno in Siria?

Dal marzo 2011, centinaia di migliaia di persone sono morte nel conflitto siriano. Circa la metà dei 22 milioni di siriani che vivevano nel Paese mediorientale prima della guerra sono stati sfollati, molti all’estero, e gran parte della Siria è in uno stato di devastazione.

Dopo il successo delle operazioni per riconquistare le aree controllate dai ribelli, sostenute dalla Russia e dalle milizie finanziate dall’Iran, il regime siriano afferma ora di governare su circa il 60% del Paese. Il nord-ovest della Siria, compresa la regione di Idlib, è l’ultimo grande territorio ancora in mano ai ribelli.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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