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Come proteggere i disabili dagli abusi?

La giusta vicinanza e la giusta distanza: un tema fondamentale per chi lavora con i disabili Rainer Weisflog

La vicenda – appena resa nota – dell'operatore sociale bernese che abusato di oltre 120 handicappati in diversi istituti suscita accese discussioni. Swissinfo.ch ha chiesto a un esperto come si possono individuare simili situazioni.

Le domande sono molte, le risposte – per ora – mancano. Come mai il pedofilo ha potuto agire indisturbato per un trentennio, cambiando frequentemente posto di lavoro? Per quale ragione non sono sorti sospetti in un arco di tempo così lungo?

Swissinfo.ch ha interpellato Ivo Lötscher, responsabile dell’Associazione svizzera delle istituzioni per persone con handicap (Insos).

swissinfo.ch: In che modo la famiglia di un disabile residente in un istituto può assicurarsi che il proprio caro non è oggetto di attenzioni sessuali?

Ivo Lötscher: Si tratta di una domanda estremamente difficile, specialmente dopo quello che è appena emerso. I genitori devono avere una sensibilità particolare, tenendo conto del fatto che gli ospiti dell’istituto dipendono dagli operatori e si fidano di loro: questo li rende bisognosi di protezione.

Dal canto loro i famigliari devono essere attenti, ascoltare i propri figli e valutare ogni cambiamento importante, cercando di capire quale potrebbe esserne la causa. In caso di sospetti, è fondamentale discuterne con la direzione dell’istituto. A quel punto spetta ai responsabili gestire la situazione con la dovuta professionalità.

swissinfo.ch: Se – ad esempio – il disabile in questione non riesce a parlare, come possono fare i genitori o le altre persone di contatto per capire se è stato molestato sessualmente?

I.L.: Anche le persone con handicap reagiscono in modo assai diverso. Alcuni non parlano più, si chiudono in sé stessi per la vergogna. In altri casi si notano dei cambiamenti nel linguaggio del corpo: per esempio l’ospite non riesce ad addormentarsi, urina nel letto, desidera indossare vestiti diversi. In ogni caso va tenuto presente che molti indizi non possono essere ricondotti inequivocabilmente a un’aggressione sessuale.

Bisogna inoltre tenere presente che spesso gli abusi sono perpetrati ai danni di persone con forme di handicap molto gravi, ciò che rende la comunicazione e la valutazione ancora più difficile. Una cosa è certa: quando ci si rende conto che qualcosa non quadra, è fondamentale affrontare la questione con la massima serietà.

swissinfo.ch: In caso di affermazioni delicate, è possibile verificare la credibilità della persona handicappata? Se sì, come?

I.L.: È estremamente difficile. Infatti, anche tra i disabili non si può escludere che qualcuno – per rabbia – lanci delle accuse false. Spetta quindi agli esperti il compito di verificare la fondatezza delle affermazioni.

swissinfo.ch: È possibile insegnare ai disabili come porre dei limiti e, se necessario, come reagire di fronte ai tentativi di abuso?

I.L.: Certo. Il rapporto con il proprio corpo e la sessualità sono due elementi centrali del lavoro di sensibilizzazione che viene svolto con le persone handicappate. Imparare a dire “sì” oppure “no” è quindi fondamentale. Ma anche in questo caso si pone il medesimo problema: come agire nel caso di donna ventenne, ma con le facoltà mentali di una bambina?

swissinfo.ch: Eventuali episodi strani sono discussi durante le sedute del personale?

I.L.: Le questioni relative al contatto con gli ospiti disabili sono regolarmente affrontate nel quadro delle riunioni di team. In particolare, si cerca di definire il modo migliore per affrontare determinate situazioni e stabilire i confini.

swissinfo.ch: Il rapporto con la sessualità negli istituti è regolamentato?

I.L.: Sì. Nelle strutture vigono disposizioni vincolanti relative ai rapporti tra ospiti e operatori. Questi ultimi le conoscono e le rispettano. Nel caso attuale è però evidente che tutte le regole sono state violate.

Facendo astrazione di questa situazione, va però ricordato che nell’attività quotidiana vi sono molte sfumature. Per esempio: quando è possibile affermare che toccare una persona corrisponde a un abuso?

swissinfo.ch: Dal profilo organizzativo, sarebbe per esempio ipotizzabile di non far mai eseguire l’igiene intima da una sola persona?

I.L.: Non è detto che questa soluzione sia necessariamente la più sicura. Basti ricordare i quattro dipendenti di una casa di cura zurighese che avevano filmato i maltrattamenti da loro inflitti agli ospiti. Inoltre, va sottolineato che la presenza di una terza persona può anche creare disagi al disabile.

Gli standard attuali prevedono comunque che l’igiene intima sia effettuata unicamente con le porte aperte, ciò che dovrebbe scoraggiare i potenziali molestatori. Se però l’operazione avviene di notte, quando una sola persona è presente, tale misura preventiva è chiaramente inefficace.

Ovviamente la questione è legata alle risorse disponibili: controlli più accurati e frequenti possono essere eseguiti soltanto con più personale. E ciò significa che servono più soldi.

swissinfo.ch: Come si procede per cercare di aiutare psicologicamente un handicappato mentale che ha subito un’aggressione sessuale?

I.L.: Anche in questo caso non esiste una soluzione miracolosa e unica. I disabili – così come le persone normali – reagiscono in modo differente alle molestie sessuali. Per gestire simili situazioni esistono organizzazioni specializzate: il lavoro di elaborazione è comunque sempre individualizzato, anche con il coinvolgimento dei genitori. Infatti in questi casi il trauma investe pure loro.

Scoperto grazie a testimonianze dirette, l’operatore sociale ora 54enne è accusato di aver abusato di circa 120 disabili (tra cui un bambino di un anno) nell’arco di trent’anni.

L’operatore sociale – che ha ammesso i fatti – è stato dipendente di nove strutture per handicappati, nel canton Berna, in Appenzello, nel canton Argovia e in Germania.

Sovente sceglieva vittime che a causa della loro invalidità non potevano praticamente esprimersi. Il pedofilo ha spesso agito durante la sorveglianza notturna o l’igiene intima.

Il 54enne – che ha pure filmato e fotografato alcuni atti – ha anche costretto alcuni disabili ad avere atti sessuali tra di loro.

L’uomo – senza precedenti per delitti di ordine sessuale – era stato accusato nel 2003 da una 13enne handicappata. La giovane aveva dichiarato di aver subito abusi anche da parte dell’operatore. Data la gravità dell’handicap di cui soffriva, la veridicità delle sue dichiarazioni era tuttavia stata relativizzata.

A causa del lungo periodo trascorso, circa i tre quarti dei casi sono tuttavia caduti in prescrizione. Dal 1° ottobre 2002 gli atti sessuali con fanciulli sono perseguibili nella Confederazione fino almeno al 25esimo anno di età della vittima, ma per i reati commessi prima vale il vecchio ordinamento giuridico.

Le disposizioni sulla prescrizione sono inoltre state riviste più volte negli ultimi anni ed è difficile determinare quali vadano applicate ad ogni caso

Le forze dell’ordine hanno comunicato che l’inchiesta – a cui collaborano un centinaio di persone – è complessa e durerà ancora mesi.

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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