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Aiuto allo sviluppo in transizione

Come le imprese finanziano l’aiuto allo sviluppo

Frauen bei der Kakaoanpflanzung
Corso di formazione per la scelta delle piantine più adatte per la produzione di cacao in Indonesia. Questo programma è finanziato tramite un partenariato tra la Confederazione e grandi aziende private. Scpp-swisscontact

Con la sua nuova Strategia di cooperazione internazionale, la Svizzera intende coinvolgere maggiormente il settore privato nella cooperazione allo sviluppo. Come funzionano questi partenariati?

La nuova Strategia di cooperazione internazionale 2021-2024Collegamento esterno prevede di raddoppiare entro il 2024 la quota di progetti cofinanziati dal settore privato – attualmente è del 5% – allo scopo di mobilitare risorse aggiuntive. Il bisogno di fondi è infatti in aumento, dati i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030.

“È tutta una questione di posti di lavoro”, dice Georg Farago, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). “Nove posti di lavoro su dieci nei paesi in via di sviluppo sono creati dal settore privato. Non c’è via d’uscita dalla povertà senza un reddito regolare e senza lavoro”. Per questo motivo anche il settore privato svolge un ruolo fondamentale nella cooperazione internazionale.

Secondo Patricia Danzi, la nuova direttrice della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), il coinvolgimento del settore privato nell’aiuto allo sviluppo è un’esigenza degli stessi Paesi in via di sviluppo, che non vogliono dipendere per sempre dagli aiuti.

“Coinvolgendo l’economia privata, queste soluzioni possono continuare ad essere sostenibili anche dopo il completamento di un intervento di sostegno”, aggiunge Georg Farago.

Kind wird geimpft.
Un bambino in Papua Nuova Guinea viene vaccinato contro la polio nell’ambito di una campagna della Gavi Immunization Alliance, un partenariato pubblico-privato che riunisce Banca Mondiale, OMS, UNICEF, Bill & Melinda Gates Foundation, paesi donatori, paesi in via di sviluppo, aziende private e agenzie di ricerca. Keystone / Gavi/brendan Esposito

Come funzionano i modelli di finanziamento?

Il coinvolgimento del settore privato nell’aiuto allo sviluppo è una tendenza globale. Specialisti di varie discipline hanno pensato a lungo a come abbandonare i vecchi schemi e stabilire un rapporto equo. Tra di loro vi è Fritz Brugger del NADEL, il centro per la cooperazione e lo sviluppo del Politecnico federale di Zurigo.

“In linea di massima, la mobilitazione di fondi privati può essere suddivisa in tre categorie”, spiega Brugger. Si tratta di:

– investimenti diretti sotto forma di prestiti e partecipazioni al capitale proprio

– garanzie e assicurazioni

– finanziamenti che si basano sui risultati ottenuti

Secondo Georg Farago, oltre ai modelli classici in cui la DSC realizza e cofinanzia un progetto insieme a partner privati, esistono anche progetti con un approccio di “blended finance”. Ciò comporta l’uso strategico di fondi pubblici per promuovere gli investimenti del settore privato. “Il principio fondamentale della finanza mista è quello di sostenere gli investimenti che sono efficaci ma non attirano gli investitori”, dice Farago.

Esempio 1: Comitato internazionale della Croce Rossa

Il CICR fa ricorso a investitori privati nell’ambito di progetti di Partenariato pubblico-privato (PPP) per gestire centri di riabilitazione per i feriti di guerra. “Non possiamo farlo da soli. Abbiamo bisogno dell’aiuto del settore privato e di nuovi partner”, spiega l’organizzazione umanitaria di Ginevra in un video intitolato “The Humanitarian Impact Bond” (in inglese).

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Il denaro privato viene utilizzato per creare infrastrutture. L’impatto è valutato da una società di revisione. Dopo cinque anni, i cosiddetti “outcome funders” (finanziatori in base al risultato) aiutano il CICR a ripagare gli investitori, a seconda dei risultati ottenuto dal progetto. Il progetto può quindi generare rendimenti o una perdita per gli investitori, che vi hanno partecipato con una donazione. Anche la Svizzera contribuisce con 10 milioni di franchi in qualità di “outcome funder”.

“Questa idea è rivoluzionaria per me”, rileva il professor Raymond Saner, ex delegato del CICR e co-fondatore del Centre for Socio-Eco-Nomic Development (CSEND di Ginevra. “Non ho mai sentito di un investitore privato interessato a una cosa del genere. Magari come donatore, ma non come fornitore di capitali per gli ospedali. Questo è possibile solo perché, grazie ai fondi pubblici, il CICR garantisce alle aziende un certo ritorno sull’investimento, per la loro partecipazione a un progetto umanitario rischioso”.

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Esempio 2: banche di sviluppo

Un altro esempio di come gli Stati possono mobilitare fondi privati è rappresentato dalle banche multilaterali di sviluppo: si tratta di banche cooperative create dagli Stati per concedere prestiti ai Paesi in via di sviluppo, cosa che le banche “normali” si rifiuterebbero di fare a causa del rischio.

Per rifinanziare i prestiti, le banche di sviluppo – che godono di un buon rating grazie ai ricchi Stati fondatori alle loro spalle – raccolgono grandi quantità di fondi sui mercati internazionali dei capitali. Così, grazie ai fondi pubblici, anche qui si possono generare ulteriori fondi privati.

La Svizzera partecipa a diverse banche di sviluppo e ha un’influenza relativamente elevata.

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Come si potrebbe fare meglio: “People first”

Tuttavia, il coinvolgimento del settore privato nella cooperazione allo sviluppo rimane controverso. Alcuni paesi donatori hanno avuto esperienze contrastanti. “All’inizio, i PPP erano principalmente incentrati sul ‘rapporto qualità-prezzo’, gli investitori volevano ottenere un profitto”, dice Raymond Saner. Ciò ha portato a volte alla corruzione o semplicemente a progetti di infrastrutture senza obiettivi credibili.

Per questo motivo si stanno prendendo in considerazione nuove forme di partenariato tra lo Stato e il settore privato. La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) ha sviluppato il concetto di “People First Public Private Partnership” (PfPPP). L’idea: i PPP dovrebbero essere integrati negli obiettivi dell’Agenda 2030, cioè dovrebbero essere anche un investimento sociale ed ecologico.

Saner, che è egli stesso membro dell’Ufficio dell’UNECE, spiega: “Ora ci sarà un ulteriore ‘Valore per la società o per le persone’, cioè i progetti infrastrutturali del PfPPP dovrebbero chiaramente portare anche benefici per la società e l’ambiente”.

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Valutazioni parzialmente segrete

Ma come si può fare in modo che i progetti siano davvero “People first”? “Tramite una valutazione”, risponde Saner.

La Svizzera fa valutare i progetti finanziati da esperti indipendenti secondo i criteri internazionali dell’OCSE. Il Consiglio federale informa il Parlamento sull’efficacia dei programmi. Secondo il portavoce del DFAE Georg Farago, la DSC prevede anche un’importante valutazione istituzionale della partecipazione del settore privato nel periodo 2021-2022.

“Ma finora non ho visto molte di queste valutazioni”, rileva Saner.

Non vi è alcun obbligo di rendere pubblici i risultati delle valutazioni. “In generale, le valutazioni dei progetti sono solo sporadiche”, deplora Saner. “Senza valutazioni sistematiche, non è chiaro quali insegnamenti si possano trarre dai grandi progetti cofinanziati dalla Svizzera.

Cosa ha avuto successo? Cosa si potrebbe fare di meglio?

“Queste domande rimangono senza risposta”, risponde Saner.

Traduzione di Armando Mombelli

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