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Come affrontare l’insofferenza contro le misure anti-coronavirus?

Person wearing jacket and mask tied to collar cords
© Keystone / Gaetan Bally

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avverte che molte persone sono stanche delle restrizioni imposte dalle autorità per arginare la pandemia. La "stanchezza da coronavirus" sta minando gli sforzi per limitare il virus.

Proprio quando si cominciava ad avere l’impressione che mesi di restrizioni hanno dato i loro frutti e che la situazione si sta risollevando in modo permanente, la pandemia fa il suo ritorno. In tutta Europa, il numero di casi è attualmente in rapido aumento. Ma secondo un sondaggio dell’OMS, fino al 60% degli europei ne ha abbastanza delle restrizioni governative. Molti non stanno quindi rispettando le raccomandazioni delle autorità.

L’OMS è cosciente del fatto che la gente va di nuovo motivata. Ha pubblicato consigli per i governi su come combattere la stanchezza da coronavirus: la chiave, dice l’organizzazione, è di prendere il polso della gente. I governi dovrebbero consultare il popolo prima di decidere nuove misure. La Danimarca ha fatto proprio questo quando gli studenti hanno partecipato all’elaborazione delle misure per la riapertura delle università.

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Moderato da: Veronica DeVore

In che modo vi siete adattati con la pandemia di coronavirus?

Da diversi mesi, le misure sanitarie adottate per far fronte alla pandemia hanno limitato fortemente la nostra vita sociale: vacanze annullate, impossibilità di incontrare i familiari all’estero, telelavoro…. Avete adottato delle strategie particolari per “continuare a vivere” senza prendere rischi?

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Soluzioni al posto di divieti

Anche l’innovazione è importante. La gente vuole rallegrarsi per i giorni festivi che si avvicinano. I governi non dovrebbero quindi proibire i festeggiamenti, raccomanda l’OMS. Soluzioni devono invece essere trovate insieme, in modo che una celebrazione possa avvenire senza che il virus si diffonda.

Che cosa significhi la stanchezza da coronavirus per la Svizzera e come bisognerebbe reagire? Swissinfo.ch ne ha parlato con tre esperte: Samia Hurst-Majno e Nicola Low, entrambe della task force Covid 19 del governo svizzero, e Ilona Kickbusch, specialista di questioni sanitarie.

Informazioni aperte sulle lacune di conoscenza

Innanzitutto, cosa possiamo aspettarci quest’inverno? Alcune delle loro risposte non irradiano grande ottimismo. Dovremo probabilmente convivere con questa situazione per diversi mesi ancora, forse anche un anno o due. Il vaccino non sarà disponibile prima della metà o fine del 2021, se non più tardi.

Una delle cause della stanchezza da coronavirus sono le dichiarazioni talvolta contraddittorie dei governi. Secondo Samia Hurst-Majno consulente della task force sul comportamento sociale, non si può evitare che i governi facciano dichiarazioni parzialmente contraddittorie.

“La situazione rimarrà confusa perché impariamo continuamente qualcosa di nuovo su questo virus”. Le misure vengono costantemente adattate alle nuove conoscenze. L’importante è che i governi informino apertamente il pubblico sulle lacune a livello di conoscenza.

La professoressa dell’Università di Ginevra propone inoltre di spiegare la situazione in termini di budget di rischio: più il virus si diffonde, meno rischi possiamo correre e più dobbiamo limitarci. D’altro canto, se il virus diminuisce, possiamo correre altri rischi.

Grandi eventi: un rischio troppo grande

Ci vuole una combinazione di diverse misure per tenere il virus sotto controllo, ritiene Nicola Low: test, tracciamento dei contatti, isolamento, maschere, mantenimento della distanza, lavaggio delle mani, restrizioni in occasione di grandi eventi, buona ventilazione delle aree interne e altro ancora. “Non vedo come si possano rilassare certe misure senza inasprirne altre misure”.

I governi rendono un cattivo servizio dicendo che la situazione è migliore di quanto non lo sia in realtà, dice Nicola Low. L’epidemiologa dell’Università di Berna osserva con una certa preoccupazione il crescente numero di casi in Svizzera. Non è contenta della decisione di permettere incontri di massa con più di 1000 persone dall’inizio di ottobre. La Svizzera non dispone attualmente di un budget per affrontare questo rischio, si potrebbe dire, riprendendo l’analisi di Samia Hurst-Majno.

Mantenere le promesse

Ilona Kickbusch ritiene che i governi “non devono fare promesse che non possono mantenere”. Non ha senso, dice, se alla gente viene promesso che ci sarà un vaccino entro Natale.

Da parte sua, Samia Hurst-Majno confronta la situazione con un volo a lungo raggio: il pilota informa i passeggeri prima del decollo che il volo durerà otto ore e che ci saranno delle turbolenze. Così facendo, stabilisce delle aspettative: nessuno si arrabbia se l’aereo è un po’ scosso durante il volo e nessuno si innervosisce dopo quattro ore aspettando già la fine del volo. Nessuno sa esattamente quanto durerà la pandemia, ammette l’esperta di comportamento sociale, ma “non è una questione di pochi mesi, ma neppure di dieci anni”.

Nessun ritorno alla normalità

Ilona Kickbusch capisce che “la gente rivuole la sua vita: è una reazione molto umana”. Per questo motivo sostiene pienamente l’OMS e ritiene fondamentale che, oltre agli epidemiologi, anche gli specialisti del comportamento sociale forniscano consulenza ai governi.

“Dobbiamo trovare un modo per vivere con il coronavirus per i prossimi due anni”, dice l’esperta. Altrimenti ci sarà un costante e snervante saliscendi tra allentamenti e restrizioni delle misure di protezione.

“Si parla sempre di tornare alla normalità. Dobbiamo smettere di pensare in questo modo. Le nostre società, il modo in cui viviamo, il modo in cui le nostre economie sono strutturate, dove si fanno soldi, dove si creano posti di lavoro, tutto questo viene cambiato dal virus mentre ne parliamo”.

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Traduzione di Armando Mombelli

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