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Classifica climatica: Greenpeace, Svizzera “mediocre, 21esima”

Nel Climate Change Performance Index (CCPI) 2024, la Svizzera ristagna al 21esimo posto, una posizione definita "mediocre" da Greenpeace (foto simbolica) KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) La Svizzera deve fare molto di più per combattere il riscaldamento globale. Lo sostiene Greenpeace in occasione della pubblicazione oggi della classifica climatica 2024 per Paese a margine della Cop28 a Dubai. La Svizzera è al 21esimo posto su 63 nazioni considerate.

“In quanto Paese ricco (…), la Svizzera ha la responsabilità di adottare una politica climatica più ambiziosa. Deve mettere in atto misure per ridurre rapidamente le sue emissioni di carbonio”, afferma in un comunicato Georg Klingler, esperto di questioni climatiche ed energetiche per Greenpeace Svizzera.

Nel Climate Change Performance Index (CCPI) 2024, la Svizzera ristagna al 21esimo posto, una posizione definita “mediocre” da Greenpeace: appena migliore del 2023 (22esima) e nettamente peggiore di quella del 2022 (15esima) e del 2021 (14esima).

Questa classifica, stilata dal 2005 dall’organizzazione ambientalista Germanwatch in collaborazione con il New Climate Institute e il Climate Action Network, valuta ogni anno gli sforzi per attenuare il riscaldamento climatico di una sessantina di Paesi e dell’Unione Europea (Ue) nel suo insieme, responsabili di oltre il 90% delle emissioni di gas a effetto serra sul pianeta. Vi partecipano diverse centinaia di esperti internazionali.

La classifica tiene conto di quattro criteri: la politica climatica, le emissioni di gas serra, il consumo energetico e le misure in favore delle energie rinnovabili. Le aspre critiche mosse alla Confederazione dagli ambientalisti lo scorso anno non si sono attenuate quest’anno, anzi.

La Svizzera è superata dalle Filippine, Germania, Marocco e India, sottolinea Greenpeace. “La classe politica svizzera deve svegliarsi dal suo sonno profondo! Questo risultato dimostra chiaramente che gli sforzi compiuti sono insufficienti e ci classificano tra i somari in materia di clima”, critica l’organizzazione ambientalista.

Il massiccio “sì” alla legge sul clima dello scorso giugno mostra tuttavia che la popolazione chiede una politica molto più ambiziosa. La decisione della Confederazione di ritardare l’attuazione di questa legge è del tutto incomprensibile”, aggiunge Greenpeace.

L’organizzazione chiede che la Svizzera riduca le sue emissioni di almeno il 60% sul suo territorio entro il 2030, invece dell’attuale 34% previsto. Greenpeace ritiene che la Svizzera “abusi da anni di trucchi contabili per abbellire i suoi sforzi climatici”. La Confederazione dovrebbe inoltre impegnarsi maggiormente all’estero.

I primi tre posti non sono stati assegnati dal CCPI, poiché nessuno dei Paesi considerati sta compiendo gli sforzi necessari per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Se tutti i Paesi agissero come la Svizzera, il pianeta si riscalderebbe di 2-3 gradi, s’indigna Greenpeace.

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