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Bando dei giochi d’azzardo online esteri all’esame popolare

tavolo da gioco di un casinò.
I giochi non sono fatti: i casinò svizzeri temono di perdere milioni di entrate se gli oppositori della nuova legge sui giochi in denaro, che prevede di bloccare ai siti esteri di giochi d'azzardo, vincessero il referendum. Keystone

La decisione del parlamento svizzero di bloccare l'accesso ai siti esteri online che offrono giochi d'azzardo dovrà verosimilmente fare i conti con il popolo. Denunciando la misura come un atto di censura senza precedenti, dei comitati composti in prevalenza di giovani, sia di destra che Verdi, hanno raccolto le firme per il referendum.

“Sarebbe la prima volta che lo Stato blocca dei siti Internet legali: è un comportamento molto simile alla Cina”, ha tuonato in una conferenza stampa Benjamin Fischer. Il presidente dei Giovani UDC (Unione democratica di centro, destra conservatrice) è membro di uno dei tre comitati che, complessivamente, il 18 gennaio hanno depositato circa 60mila firme contro la nuova Legge federale sui giochi in denaro (LGDCollegamento esterno), vale a dire diecimila in più del numero necessario per la riuscita del referendum.

+ Per saperne di più: Cos’è un referendum

Con questa “interferenza statale nell’offerta legale” della rete, si limiterebbero drasticamente i diritti personali e la libertà individuale dei cittadini, insorgono i promotori del referendum. Questi ultimi, dietro alla disposizione legislativa per bloccare siti online esteri di giochi d’azzardo vedono la lunga mano delle case da gioco con sede in Svizzera, come pure dei cantoni, beneficiari di tasse sugli introiti dei casinò: così si proteggono i loro interessi.

La “censura” comincia con il poker, e poi?

Dal canto loro, i gestori di scommesse, lotterie e casinò svizzeri hanno immediatamente replicato al comitato composto delle sezioni giovanili di UDC, PLR (liberali radicali, destra) e Verdi liberali: a costoro rimproverano di aver beneficiato del sostegno finanziario di società di giochi d’azzardo estere nella raccolta delle firme.

Un finanziamento che è peraltro il motivo per cui i Giovani Verdi (sinistra) hanno costituito un comitato referendario separato. Anch’essi, comunque, si battono contro la “censura dello Stato su Internet”. Questa – sottolineano – costituirebbe “un pericoloso precedente”: si comincia con il poker, poi fin dove si andrà? Si bloccheranno siti di musica, film e informazioni?, si interrogano i Giovani Verdi.

Le firme dovranno ora essere validate dalla Cancelleria federale. Poi il governo deciderà quando la LGD sarà sottoposta al voto popolare. Lo scrutinio avrà luogo al più presto in giugno. La campagna si preannuncia infuocata, poiché in gioco vi sono somme enormi.

Democrazia diretta con il vento in poppa

Quella che volge al fine è stata una settimana impegnativa per la democrazia diretta in Svizzera. Lo stesso giorno in cui alla Cancelleria federale a Berna sono state consegnate le firme per il referendum contro la LGD, sono state depositate anche quelle per l’iniziativa popolare “Acqua potabile pulita e cibo”, lanciata da un’alleanza di organizzazioni ambientaliste, agricoltori biologici e gruppi per i diritti degli animali, sostenuti dai Verdi.

Il testo chiede di sopprimere i contributi finanziari statali ai contadini che utilizzano pesticidi sintetici o che somministrano antibiotici agli animali a scopo preventivo.

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In precedenza, martedì, l’UDC ha ufficialmente iniziato a raccogliere le firme per l’iniziativa “Per un’immigrazione moderata”. Detta anche “Iniziativa per la limitazione”, vuole che la Svizzera disdica l’accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea.

Per riuscire a portarla alle urne, i promotori devono raccogliere almeno centomila firme di aventi diritto di voto entro 18 mesi. Gli osservatori politici vedono in questa iniziativa una mossa strategica dell’UDC per fare campagna in vista delle elezioni federali dell’ottobre 2019.

+ Per saperne di più: Cos’è un’iniziativa popolare?

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