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Cinque anni dopo la tragedia, Bondo si è ripreso ma non dimentica

Bondo nel 2017.
Il rumore e la polvere dei lavori di costruzione ricordano ancora la frana, ma non c'è quasi più paura. (Immagine del 2017) © Keystone / Aladin Klieber

"Potevamo aspettarci una frana, ma non tutto quel fiume di detriti e fango". Così la sindaca di allora Anna Giacometti ricorda quei milioni di metri cubi di roccia che il 23 agosto 2017 causarono la morte di cinque persone e la distruzione di un paese. Oggi Bondo è rinato ma non dimentica e i parenti delle vittime continuano a chiedere chiarezza sulle responsabilità.

Sono passati cinque anni da quel 23 agosto 2017, quando tre milioni di metri cubi di roccia si sono staccati dal Pizzo Cengalo, in val Bregaglia, generando così una delle più grandi frane avvenute in Svizzera negli ultimi 130 anni.

Il villaggio grigionese di Bondo è per poco scampato alla completa distruzione. Un evento che ha causato la morte di otto persone. Oggi, cinque anni dopo, il paese è sulla strada della normalità.

La cronaca della tragedia

Dal versante nord della montagna alta 3’396 metri, vicina al più noto Pizzo Badile, si sono staccate rocce che hanno dato origine ad una colata detritica nella sottostante Val Bondasca arrivando vicino a Bondo. Otto escursionisti provenienti da Germania, Austria e Svizzera sono stati investiti e uccisi e i loro corpi non sono ancora stati trovati.

Le masse rocciose sono rotolate come una colata detritica nella valle principale della Bregaglia, distruggendo baite e sfiorando i margini del villaggio di duecento abitanti, che è stato evacuato immediatamente.

Danni da decine di milioni

“Sapevamo che poteva verificarsi una frana”, ha dichiarato ai media l’allora sindaca del comune di Bregaglia Anna Giacometti. Tuttavia, si è rimasti sorpresi dall’enorme quantità di detriti.

La sensazione di sicurezza è tornata solo dopo due estati senza colate detritiche.

Le colate di fango staccatesi nei giorni successivi provocarono ingenti danni e gravi disagi al villaggio e agli abitati dei paesi vicini di Promontogno, Spino e Sottoponte. I danni alle costruzioni sono stati successivamente stimati a oltre 40 milioni di franchi.

“Se fosse arrivata un’altra colata detritica, avrebbe colpito il centro del villaggio”, ricorda Anna Giacometti cinque anni dopo.

Grande vicinanza da tutto il Paese

Bondo ha ricevuto solidarietà da tutta la Svizzera: sul posto sono intervenute le squadre di emergenza di tutta la valle e del cantone, anche l’esercito e la protezione civile hanno dato una mano. Privati e comunità di altre parti del Paese e di vari cantoni hanno fatto donazioni .”Non eravamo mai soli”, riferisce Giacometti.

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Cronaca di una frana annunciata

Questo contenuto è stato pubblicato al A Bondo passo dopo passo, opera dopo opera, si sta pian piano tornando alla normalità. C’è però un fronte che ancora fa parecchio discutere: quello sugli interventi di messa in sicurezza della Val Bondasca prima della caduta della frana. Bisognava insomma sbarrare ogni accesso e chiuderla completamente? Falò  torna sulla frana che lo scorso 23 agosto…

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Un mese e mezzo dopo l’ultima colata detritica, la maggior parte dei 150 sfollati ha potuto fare ritorno nelle proprie case e un mese più tardi, Bondo era di nuovo completamente abitato. Le infrastrutture e le strutture di protezione erano state ripristinate e provvisoriamente rinforzate. La sensazione di sicurezza è però tornata solo dopo due estati senza colate detritiche, ha detto Giacometti. Anche l’installazione di un sistema di misurazione permanente della roccia sul Pizzo Cengalo ha dato un senso di sicurezza.

La paura è in gran parte scomparsa

Il comune ha deciso di costruire strutture protettive più grandi e nuovi ponti per un costo di 42 milioni di franchi. La costruzione è in corso. Il progetto è stato nominato per il Premio del Paesaggio del Consiglio d’EuropaCollegamento esterno per “l’attenta integrazione delle strutture di protezione nel paesaggio culturale storico”.

“Gli abitanti di Bondo sono tutti molto contenti che il Comune, insieme al Cantone, sia riuscito a gestire la situazione e a far partire il progetto finale”, afferma Giacometti. Il rumore e la polvere dei lavori di costruzione ricordano ancora la frana, ma non c’è quasi più paura.

“Bondo è tornato alla normalità all’80, 90 per cento”. Ma non bisogna mai dimenticare che persone sono morte e altre hanno perso tutto ciò che possedevano, sottolinea Giacometti.

“L’indagine non va chiusa”

La questione se le autorità siano in parte responsabili della morte degli escursionisti continua a occupare la magistratura. I parenti delle vittime hanno chiesto al Tribunale federale di riaprire l’indagine penale che era stata interrotta. Sono dell’opinione che sia stato un errore tenere aperti i sentieri escursionistici della Val Bondasca in considerazione del noto pericolo di caduta massi.

Una puntata speciale

A cinque anni dalla frana del Pizzo Cengalo, la RSI propone, direttamente da Bondo, una serata speciale tra passato, presente e futuro della località bregagliotta. Presenti in Plaza d’Zura, tra gli altri, l’allora sindaca e consigliera nazionale Anna Giacometti e il consigliere di Stato del Canton Grigioni Mario Cavigelli, capo del Dipartimento infrastrutture, energia e mobilità.

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