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Christoph Blocher, principale responsabile della sua sconfitta

Keystone

La mancata rielezione di Christoph Blocher in governo non sorprende particolarmente gli osservatori della politica svizzera. Ritengono infatti che il ministro paghi ora quattro anni di provocazioni.

Per gli specialisti, l’estromissione dall’esecutivo del capofila dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) apre la via a una politica governativa più consensuale.

Un proverbio dice che a forza di tirarla, la corda si spezza. A detta degli osservatori è esattamente quello che è successo a Blocher, che i parlamentari non hanno rieletto – fatto rarissimo – al suo posto di ministro.

“È una sorta di riflesso, anzi di vendetta, da parte del parlamento contro un ministro che ha moltiplicato le rotture di collegialità e le provocazioni, che non ha rispettato le istituzioni, che all’estero si è permesso di mettere in dubbio una legge svizzera antirazzista”, sintetizza il politologo Pascal Sciarini.

“Il parlamento non ha ammesso il suo modo anticonformista di comportarsi in governo. Ci sono state troppe tensioni e in Svizzera piace l’ordine”, osserva dal canto suo lo specialista di storia delle elezioni in Svizzera Georges Andrey.

Strategia sbagliata

Quattro anni fa il parlamento aveva eletto Christoph Blocher in governo per amalgamare nel sistema il capofila dell’UDC. A quattro anni di distanza si deve riconoscere che si è trattato di una strategia sbagliata. “Invece di essere manovrato, Christoph Blocher si è rivelato un manipolatore”, afferma Andrey.

Il tentativo di integrazione dello zurighese UDC si è rivelata un fiasco. I rappresentanti degli altri partiti hanno perciò optato per un cambiamento di tattica: la sua estromissione dal governo. Tanto più che la polarizzazione del dibattito elettorale relativa alla sua persona ha consentito all’UDC di progredire ulteriormente alle elezioni federali dello scorso ottobre, fino a raggiungere il 30% dei suffragi.

“La posizione decisamente marcata di Christoph Blocher ha nuovamente permesso all’UDC di guadagnare voti. Immagino che il 70% dei parlamentari non eletti grazie ai voti dell’UDC abbiano voluto dimostrare la loro esistenza. Se l’UDC vince nelle elezioni grazie al suo profilo chiaro e aggressivo, deve pagare il prezzo quando si tratta di formare alleanze”, rileva Sciarini.

Un parere condiviso dalla politologa svizzera tedesca Regula Stämpfli, per la quale “era chiaro che l’integrazione di Christoph Blocher nel governo avrebbe avuto per corollario l’abbandono da parte dell’UDC della politica di opposizione”. Ma quattro anni dopo è evidente che non è stato il caso. E oggi all’UDC è stato presentato il conto.

Minaccia di scissione

Resta ora da vedere quali saranno per l’UDC gli effetti della non rielezione. Sui tre osservatori contattati da swissinfo, due ritengono che a medio termine potrebbe portare a una scissione del più grande partito della Svizzera.

“Dato che Samuel Schmid è stato rieletto brillantemente che non si dimetterà, troverà appoggi nell’UDC, in particolare fra i bernesi, i grigionesi e alcuni vodesi”, commenta Georges Andrey. Ci sarà dunque probabilmente una scissione fra l’ala blocheriana, dominata dagli zurighesi, e gli altri. Anche Regula Stämpfli giudica credibile questo scenario.

Di opinione diversa invece è Pascal Sciarini. “Non credo a una scissione fra moderati e blocheriani, Infatti le progressioni elettorali consecutive dell’UDC sono in buona parte dovute all’ala dura. Le famose sezioni agrarie sono in gran parte scomparse, salvo nei Grigioni”, puntualizza.

Ricentramento

I tre esperti sono invece concordi su un punto: l’estromissione di Blocher consentirà di ricentrare la politica del governo svizzero e di ridare vigore alla politica di concordanza. “Ciò darà una nuova qualità al discorso politico nel paese”, pronostica Regula Stämpfli.

“Il parlamento ha dimostrato la volontà di ritornare alla concordanza politica, vale a dire di eleggere al governo persone capaci di trovare un’intesa e di cercare il consenso, non il guadagno a corto termine come Christoph Blocher. Dal profilo del consenso politico credo che mercoledì mattina abbiamo assistito a una nuova partenza”, dichiara Sciarini.

In fin dei conti è un ritorno al modo tradizionale di governare in Svizzera. “Dato che c’è un ricentramento in governo, non si può parlare di una rivoluzione in parlamento, ma piuttosto di una controrivoluzione”, conclude Andrey.

swissinfo, Olivier Pauchard e Christian Raaflaub
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

È molto raro che il parlamento svizzero non rielegga un ministro che si candida per il rinnovo del mandato.

Dalla fondazione dello Stato federale, nel 1848, è successo solo quattro volte.

Nel 1854 il radicale bernese Ulrich Ochsenbein è sconfessato dal proprio partito che lo giudica non sufficientemente consensuale.

Nel 1872 il radicale ginevrino Jean-Jacques Challet-Venel è sconfessato dai rappresentanti svizzeri tedeschi del suo partito che gli rimproverano l’opposizione dei radicali svizzeri francesi alla revisione della Costituzione federale.

Nel 2003 la democristiana Ruth Metzler non è riconfermata dai parlamentari che le preferiscono il capofila dell’UDC Christoph Blocher. Una decisione che fa seguito alla forte progressione dell’UDC e al calo del PPD alle elezioni federali.

Il 12 dicembre 2007 l’Assemblea federale non rielegge Christoph Blocher.

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