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Ceramiche Noi, la fabbrica che resiste

Per sopravvivere in un contesto di crisi energetica e di crescente concorrenza, la fabbrica umbra di ceramiche ha rimodellato completamente la sua struttura. Uno sforzo lodato recentemente anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Già da qualche mese la sveglia è nel cuore della notte per i lavoratori e le lavoratrici dell’azienda Ceramiche Noi di Città di Castello in Umbria. Si inizia a lavorare alle cinque di mattina, una decisione estrema che le famiglie hanno accettato con spirito di sacrificio per resistere al caro gas che sta minacciando il loro posto di lavoro.

I costi energetici hanno fatto saltare i conti. Lavorando durante le ore più fresche, l’azienda riesce a risparmiare il 10% della bolletta elettrica tenendo spento il sistema di raffreddamento nei luoghi di lavoro attorno al forno che, sempre acceso, arriva a una temperatura di 1’000 gradi durante le fasi di produzione.

Ceramiche Noi, è una cooperativa rilevata dai lavoratori e dalle lavoratrici in seguito a un tentativo di delocalizzazione avvenuto durante la crisi economica provocata dalla pandemia e oggi non ha intenzione di piegarsi alla crisi energetica.

Fatture su del 1’000%

La scorsa primavera, con l’arrivo delle prime bollette del gas gonfiate del 1’000% rispetto a quelle dell’anno precedente, i dipendenti hanno iniziato a offrire all’azienda un turno di lavoro straordinario non retribuito il sabato mattina per abbassare i costi di produzione. L’azienda ha iniziato a tagliare ogni possibile spreco, ha investito in macchinari per risparmiare sul costo dei semilavorati ceramici e ha avviato l’investimento per convertire l’alimentazione del forno dal gas metano al gas liquido GPL, oggi sensibilmente più economico.

La conversione al GPL è un passo indietro di trent’anni, sia sul piano tecnologico, sia su quello ambientale ma necessario a tutte le aziende del comparto ceramico che con i costi attuali del combustibile lavorano in perdita già da molti mesi. Più di 270 aziende che impiegano 26’000 addetti e fatturano oltre 7 miliardi di euro, sono a un limite oltre il quale resta solo il fermo produttivo.

Uno scenario drammatico che Ceramiche Noi ha saputo finora evitare divenendo un simbolo di resistenza che ha fatto eco anche a Strasburgo, quando l’esempio di questa piccola realtà dell’Altotevere è stato citato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un discorso sull’emergenza energetica nell’Unione. D’altra parte, l’azienda ora si aspetta dall’Unione altrettanta risolutezza nel riportare stabilità al prezzo del gas.

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