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Celerina: la torre di Mario Botta surriscalda gli animi

Il possibile, futuro paesaggio di Celerina Keystone

L'assemblea comunale del villaggio engadinese si esprimerà lunedì in merito al progetto alberghiero dell'architetto ticinese, che ha suscitato molte proteste da parte di villeggianti e residenti.

Nel nucleo di Celerina potrebbe sorgere una sorta di cristallo alto ben 77 metri, vale a dire il doppio del campanile della chiesa protestante. La società che gestisce gli impianti sciistici della regione ha infatti affidato a Mario Botta il compito di allestire una proposta edilizia di rilancio turistico ed economico.

Il celebre progettista, in collaborazione con l’architetto grigionese Gian Fanzun, ha quindi ideato un ambizioso disegno che prevede l’edificazione, sull’attuale parcheggio della funivia, di quattro edifici dalla forma aguzza comprendenti: albergo, centro benessere e spazi commerciali.

Reazioni sfavorevoli

Immediatamente, si sono levate aspre critiche da parte di chi – soprattutto proprietari di appartamenti di vacanza in Engadina, residenti prevalentemente in Ticino e in Lombardia – ritiene pericolosa la concretizzazione dell’idea di Botta. Secondo i contrari, che hanno raccolto centinaia di firme, il paesaggio risulterebbe infatti deteriorato e vi sarebbe un notevole aumento del traffico e di conseguenza dell’inquinamento.

Sul delicato tema dovranno esprimersi, nel quadro della votazione consultiva di lunedì, i 1’332 abitanti di Celerina. La questione è particolarmente controversa, anche perché i promotori immobiliari hanno presentato il progetto come uno strumento per rivitalizzare l’economia locale e creare un centinaio di nuovi impieghi.

La replica di Botta

In una presa di posizione pubblicata venerdì dal Corriere del Ticino, Mario Botta ha difeso il suo operato. A suo parere, dal profilo economico, il progetto «offre agli ospiti e agli abitanti una serie di infrastrutture stabili capaci di funzionare sull’arco dell’intero anno».

In tal modo, spiega, potrebbe essere corretta la situazione a cui sono confrontati da anni la regione e il villaggio di Celerina, «costretti a vivere forti squilibri fra le punte di massima affluenza e lunghi mesi di autentico deserto, con tutti i problemi di gestione degli impianti di risalita, dei servizi urbani e di costi sociali».

In merito alle accuse di scempio paesaggistico, l’architetto ticinese ha precisato che le nuove costruzioni sorgerebbero su zone già utilizzate, evitando così di compromettere nuove aree verdi.

Per quanto concerne la marcata presenza verticale, Botta rileva che oggi gli insediamenti urbani sono obbligati a crescere su sé stessi, stratificandosi in altezza. Egli sottolinea inoltre: «Le torri agiscono (…) da contrappunto fra l’immagine orizzontale estesa del villaggio antistante e le forme organiche della montagna sullo sfondo. È questa una presenza forte che dichiara la sua contemporaneità con un linguaggio, una tecnologia e materiali conformi all’odierna cultura (…)».

«Non è il luogo ideale»

«La decisione di proporre un intervento verticale merita una riflessione assai approfondita, ma posso sin d’ora affermare che quella di Celerina non è la cornice ideale», afferma Diego Giovanoli, esperto di urbanistica e attivo per venticinque anni presso l’Ufficio monumenti dei Grigioni.

«Il fatto che i committenti dispongano di un terreno edificabile proprio in quella zona non basta per giustificare il fatto di costruire proprio lì. Questa non è una scelta architettonica, ma una banalità!», spiega. A suo parere, «una torre del genere sarebbe indicata in mezzo al bosco, per esempio tra St. Moritz e Pontresina. Non ha senso prevedere una struttura simile in un parcheggio».

Giovanoli aggiunge: «Al giorno d’oggi, il lavoro di una firma come Botta va ben oltre il semplice fatto di eseguire il programma dettato dal committente; avrebbe invece dovuto individuare l’ubicazione migliore per la torre nel contesto altoengadinese. In alternativa, avrebbe potuto essere concepito un complesso di qualità in sostituzione di edifici di scarso pregio già esistenti».

Riflessione utile

La proposta di Botta, secondo Giovanoli, possiede comunque un grande pregio: quello di avere suscitato una discussione fondamentale per l’Engadina, confrontata al problema delle residenze secondarie.

«Gli speculatori edilizi potrebbero decidere di costruire in verticale: bisogna quindi riflettere su come fronteggiare questo nuovo rischio, non basta porre freni alla crescita in estensione. Per aver attirato l’attenzione su questo aspetto, Botta merita un plauso».

Scenari post-votazione

Anche se la popolazione di Celerina dovesse approvare il progetto, gli oppositori promettono comunque di proseguire la loro battaglia. L’avvocato Mauro Cavadini, rappresentante legale dei firmatari della petizione «anti-cristallo», ha dichiarato in un’intervista al Corriere del Ticino che «la votazione è consultiva e non definitiva. Useremo pertanto tutti i mezzi di ricorso a disposizione nell’ambito delle successive tappe pianificatorie, facendo valere i nostri diritti in quanto confinanti o parti interessate».

Dal canto suo, Mario Botta non intende forzare la mano: «Ho assicurato alla comunità di Celerina che questo studio di fattibilità avrà un futuro solo se ci sarà un chiaro consenso. Non sono un indovino, ma se guardo a questa mia Svizzera mi sembra di vedere come la maggior parte delle energie sono, in questi tempi, rivolte a perseguire soprattutto una totale immobilità – e così probabilmente sarà anche per Celerina».

swissinfo, Andrea Clementi

Il 1. aprile, l’assemblea comunale di Celerina ha respinto seccamente il progetto. L’esito della votazione è stato di 296 no e 88 sì.

Il progetto, ideato dagli architetti Mario Botta e Gian Fanzun per conto della società «Bergbahnen Engadin St. Moritz», prevede l’edificazione di un nuovo complesso alberghiero sull’attuale parcheggio degli impianti di risalita verso Marguns.

Oltre all’hotel, la struttura comprenderebbe spazi dedicati al benessere, un centro commerciale e centinaia di posteggi sotterranei. La costruzione è caratterizzata da quattro torri appuntite, tra cui la più alta misura 77 metri. La superficie totale prevista è di circa 12’000 metri quadrati, per un investimento complessivo di 200 milioni di franchi. Se avallato dalla popolazione, il cantiere dovrebbe essere avviato nel 2011.

Mario Botta nasce nel 1943 a Mendrisio (Ticino). Dopo un periodo d’apprendistato presso lo studio degli architetti Carloni e Camenisch a Lugano, frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Durante il periodo trascorso a Venezia, ha occasione di incontrare e lavorare per Le Corbusier e Louis I. Kahn.

La sua attività professionale inizia nel 1970 a Lugano. Realizza le prime case unifamiliari nel Canton Ticino e successivamente progetti in tutto il mondo, che gli sono valsi numerosi riconoscimenti internazionali. Da sempre impegnato in un’intensa attività didattica, è stato ideatore e fondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio.

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