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Caso Adeline: procuratore chiede internamento a vita

Un disegno mostra Fabrice A., processato da lunedì a Ginevra per aver ucciso la socioterapeuta Adeline nel settembre 2013. Keystone/FREDERIC BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) Il procuratore generale Olivier Jornot ha chiesto davanti al Tribunale criminale di Ginevra la condanna all’ergastolo di Fabrice A. nonché l’internamento a vita. Secondo lui l’uomo accusato di aver ucciso la socioterapeuta Adeline nel settembre 2013 non è guaribile.

“Tutto ciò che Fabrice A. racconta è falso”, ha affermato Jornot, iniziando nel pomeriggio la propria requisitoria. “Nel corso dei due anni dell’istruttoria, l’imputato è stato l’eroe della propria storia, che ha raccontato come se fosse un’epopea”, ha detto la pubblica accusa, secondo cui il 42enne – contrariamente a ciò che afferma – ha accuratamente premeditato l’uccisione della socioterapeuta che lo accompagnava.

“Il suo racconto è una somma di bugie, corrette in funzione degli elementi riuniti dalla polizia e delle audizioni dei testimoni”, ha proseguito Jornot, enumerando le ricerche in internet svolte dal carcerato sulla carotide, nonché per ordinare un coltello, “di cui sono state trovate 89 immagini nel suo computer”.

Fabrice A. “si è inoltre arrangiato per fare il modo che Adeline lo accompagnasse ed ha reperito il luogo del delitto”. Ha anche nascosto in un primo tempo di aver costretto la vittima a subire un bacio prima di morire, “allo scopo di dissimulare la natura sessuale del suo gesto”, ma è stato smascherato dalle analisi del DNA effettuate dagli inquirenti.

Le sue fantasie di sgozzamento coinvolgevano precisamente Adeline, ma l’imputato non ne ha fatto parola durante l’istruttoria, ha affermato il procuratore. Il 42enne “sapeva fin dall’inizio che sarebbe stato una bomba quando si sarebbe ritrovato da solo con Adeline”, ha accusato.

Jornot ha anche descritto la “triste realtà” del delitto: l’incisione sulla gola di Adeline misurava 18,5 centimetri e secondo gli esperti è intercorso un intervallo di 10-20 minuti prima della morte. “Per questo tempo, Fabrice A. è rimasto a guardare attentamente”, ha sostenuto la pubblica accusa.

L’internamento a vita per l’imputato è stato chiesto anche dai famigliari della vittima, che hanno potuto esprimersi per la prima volta davanti ai giudici. “Si riesce ad accettare la sua morte, ma non accetteremo mai il modo in cui è stata uccisa”, “portiamo tutto il peso dell’orrore che ha subito”, “tutto il nostro entourage è stato distrutto”, ha dichiarato commossa la madre davanti al Tribunale criminale, mentre Fabrice A. assisteva impassibile.

La donna ha poi descritto l'”incomprensione” della nipotina, la figlia di Adeline, che aveva otto mesi nel settembre 2013 al momento del dramma: “questo raggio di sole che deve crescere senza la sua mamma” non capisce perché questa “non scenda dal cielo per raggiungerla”.

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