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Caro telefonino, non ti abbandono

Una montagna di apparecchi elettronici presso la Bühlmann Recycling. swissinfo.ch

Il cellulare si è ritagliato un posto privilegiato nella vita degli svizzeri. Anche se sostituito da uno di ultima generazione, rimane un oggetto caro da cui pochi vogliono separarsi. Ma cosa avviene con il telefonino riportato nei punti vendita?

È il miglior amico dell’uomo, della donna, degli adolescenti, dei ragazzi, dei bambini. C’è chi se lo porta a letto, chi in bagno, chi non lo spegne mai, chi trascorre la serata in apnea perché la ricezione è insufficiente. Lui ha immortalato i primi vagiti della figlia, ha trasmesso la dichiarazione d’amore all’amica, ha superato indenne un volo dal terzo piano ed è diventato un mito.

È il tuo cellulare. Difficile, se non impossibile separarsene, anche quando ha fatto il suo tempo. Così, sostituito da un telefonino di ultima generazione, finisce in un cassetto. Quando lo riprendi in mano, ha però la capacità – la stessa di una vecchia fotografia – di riavvolgere il nastro del tempo e dei ricordi.

Questo è il destino riservato a milioni di cellulari in Svizzera. Infatti, su 2,8 milioni di apparecchi venduti in un anno, solo il 15% viene riconsegnato nei punti di raccolta. Ma cosa succede con i telefonini non più funzionanti a cui abbiamo tranciato il cordone ombelicale? Dove finiscono e qual è il loro futuro?

Scomposti, riciclati e bruciati. Finiscono fagocitati dalla montagna di rifiuti di apparecchi elettronici prodotta ogni anno in Svizzera, una montagna di 150’000 tonnellate, stando ai dati della SWICO, l’Associazione economica svizzera della burotica, dell’informatica e dell’organizzazione.

Nel trituratore, senza batteria

Scritto così, in tre verbi, il processo di smaltimento dei telefonini sembra avvenire quasi in un battito di ciglia. Invece è lungo, laborioso, difficile. «L’obiettivo è di recuperare la quantità maggiore di materie prime», afferma Hansueli Bühlmann, proprietario della ditta di riciclaggio Bühlmann Recycling a Münchenwieler, nel canton Friburgo.

La filiera del riciclaggio nella ditta Bühlmann inizia a mano, poi sono le macchine a svolgere il resto del lavoro. «Per prima cosa togliamo la batteria del cellulare. Il resto finisce invece – assieme ai circuiti stampati di altre apparecchiature elettroniche – nel trituratore ed è ridotto in pezzi di circa 10 millimetri. Otteniamo così una miscela formata da vari componenti», illustra Bühlmann.

Le batterie vengono invece inviate alla ditta Batrec AG di Wimmis, nel canton Berna, l’unica ditta in Svizzera che si occupa del loro smaltimento. Alla fine del lungo processo di riciclaggio, si recuperano il ferromanganese, lo zinco e il mercurio che vengono reinseriti nel ciclo produttivo. Per gli altri metalli il discorso è un po’ più complesso. «È possibile salvare il cobalto e il litio delle batterie, ma è molto dispendioso. La Batrec ha sviluppato un metodo che viene tuttavia utilizzato soltanto quando il contenuto di questi elementi è sufficientemente elevato», afferma Reiner Werren, portavoce delle ditte Batrec e Inobat.

La cernita, non è un gioco da ragazzi

Stando a delle stime e a seconda del modello, un telefonino contiene circa il 56% di materie plastiche, il 15% di vetro, ceramica e indio, il 15% di rame, il 4% di cobalto, litio, nichel, carbone, il 3% di ferro e alluminio, il 3% di altri materiali, l’1% di piombo, meno dell’1% di argento, meno dell’1% di tantalio, lo 0,1% di oro, arsenico e berillio.

«Scomporre queste parti non è un gioco da ragazzi», sostiene Bühlmann. «Nel primo stadio del percorso del riciclaggio, separiamo le materie plastiche dai metalli pesanti. Nel passo successivo utilizziamo una centrifuga che riduce e arrotonda tutti i pezzi di metallo. Questo procedimento ci dà la possibilità di separare ulteriormente alluminio, rame, acciaio inossidabile, ottone dalle altre parti», spiega ancora il proprietario della Bühlmann Recycling.

Questi metalli vengono infine trasportati su strada o rotaia all’estero. In Svizzera, non ci sono infatti più fonderie per questi metalli, ma soltanto due acciaierie: la Swiss Steel a Emmenbrücke, nel canton Lucerna, e la Stahl Gerlafingen, nel canton Soletta. La Bühlmann Recycling vende quindi i metalli puliti – circa 1000 tonnellate all’anno – alla Boliden AB in Svezia, alla Umicore N.V in Belgio o alla Aurubis AG in Germania. A queste immense raffinerie vende pure i composti di metallo e i circuiti stampati triturati (100 tonnellate all’anno), in cui si nascondono i metalli preziosi (oro, argento, platino). «Secondo le stime, in una tonnellata di materiale risultante dal processo di riciclaggio di cellulari e apparecchi elettronici ci sono circa 400 grammi di oro», sottolinea Hansueli Bühlmann.

In fumo i metalli introvabili

Gli altri metalli come il tantalio o l’indio, tanto introvabili quanto essenziali per la fabbricazione degli apparecchi elettronici, finiscono, invece, in “fumo”. Finora, infatti, non è ancora stato sviluppato un metodo redditizio per riciclarli, anche se tecnicamente sarebbe possibile. «Il rapporto costi e benefici non è ancora positivo. La ditta Umicore in Belgio ha fatto dei tentativi, tuttavia il prezzo dell’operazione è stato enorme», ricorda Michael Hagmann, responsabile della comunicazione del Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa).

Così, ora, la strada seguita da chi si occupa di riciclaggio è quella di mettere da parte queste materie prime in attesa di tempi migliori, ossia quando il processo sarà perfezionato o il prezzo talmente alto che l’estrazione sarà vantaggiosa. Anche Hansueli Bühlmann confessa che sta percorrendo questa via: ripone in un deposito gli schermi a cristalli liquidi contenenti l’indio nell’eventualità di poterli riciclare in futuro. E la sua speranza di veder crescere il valore di questo metallo non sarà probabilmente vana. Stando all’Empa, infatti, la richiesta annua di indio, le cui riserve al mondo sono davvero esigue, sarà otto volte maggiore entro il 2030.

E tutti coloro che non vogliono mandare al macero il cellulare funzionante? Una possibilità è di custodirlo in fondo a un cassetto, come cimelio o investimento per il futuro. Si stima che nelle economie domestiche giacciano 240 chilogrammi di oro per un corrispondente di 10 milioni di franchi. L’altra è di consegnarlo nei punti vendita delle ditte di telecomunicazioni in Svizzera, regalandogli così una seconda vita. Grazie al progetto Solidarcom di Terres des Hommes e Swisscom, per esempio, il tuo telefonino potrebbe diventare infatti il miglior amico di bambini, adolescenti, uomini e donne di un paese emergente o in via di sviluppo.

Due terzi della popolazione mondiale utilizza un cellulare. Ogni anno vengono venduti 1,2 miliardi di apparecchi, specialmente in India, paese in cui la richiesta è in continuo aumento.

In Svizzera, sei milioni di persone posseggono di un cellulare. In media, un telefonino ha una durata di vita di circa sette anni. Tuttavia, la maggior parte degli svizzeri cambiano il loro apparecchio ogni 12-18 mesi.

Sui 2,8 milioni di telefonini venduti annualmente, solo il 15% viene riconsegnato nei 500 punti di raccolta ufficiali nella Confederazione. Al mondo la quota di restituzione è del 3%.

Si stima che nelle economie domestiche svizzere si trovino circa 8 milioni di vecchi cellulari inutilizzati, malgrado chi acquisti un telefonino paghi, come per tutti gli apparecchi elettronici, una tassa di riciclaggio, la tassa di smaltimento anticipata (TSA).

Il 40% circa di un telefonino può essere riciclato. I telefonini contengono un’elevata concentrazione di metalli preziosi e rari riutilizzabili, quali rame, alluminio, ferro, argento, oro, indio, nichel, cobalto e tantalo.

Prima di essere messo in vendita, un cellulare fa un viaggio di 40’000 chilometri, pari quindi alla circonferenza terrestre. Per esempio, il rame viene estratto in Cile, l’oro in Sudafrica e l’argento in Russia. Queste materie prime vengono trasportate in Turchia o in Cina, dove vengono elaborate parzialmente. In seguito, prendono la via della Malesia, dove vengono assemblati i vari componenti. Il telefonino viene infine portato in Finlandia, nella sede di un’importante ditta produttrice di cellulari. Da lì, gli apparecchi giungono nei negozi in Svizzera.

L’iniziativa Solidarcom, lanciata nel 2003 da Terre des Hommes Svizzera e Idris Group in collaborazione con Swisscom e Réalise, tenta di prolungare la vita ai telefonini ancora funzionanti.

Inviati per una prima cernita e messa a punto all’associazione Réalise che propone degli stage di reinserimento nel mondo del lavoro, vengono poi mandati alla società Idris che li mette in vendita nei paesi emergenti o in via di sviluppo. Per ogni cellulare raccolto, Idris versa 1 franco a Réalise e 5 franchi a Terre des Hommes.

Orange ha indetto invece un’iniziativa con cui invita a riconsegnare, in cambio di un buono d’acquisto di almeno 20 franchi, il cellulare funzionante nei propri punti vendita.

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