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Caro petrolio, accendo il caminetto

In Svizzera non mancano certo le riserve di legna swissinfo.ch

Il rincaro di nafta e petrolio rende di nuovo attraenti vecchie stufe e caminetti. Per far installare gli impianti moderni le liste d'attesa durano anche mesi.

Pezzi da ardere, ma soprattutto granulato detto «pellet»: non se n’è mai venduto tanto prima. Riscaldare a legna è ecologico e ha ricadute positive sull’economia regionale e cantonale.

Dopo la tempesta Lothar, abbattutasi sui boschi svizzeri nel dicembre del 1999, la Confederazione aveva promosso un programma di finanziamento per impianti di riscaldamento a legna, per smaltire i tronchi abbattuti. Il successo fu immediato, tanto che il credito di oltre 40 milioni di franchi fu esaurito in pochi mesi.

«Le sovvenzioni sono servite a finanziare l’installazione o la sostituzione di circa 4’000 impianti in tutta la Svizzera», puntualizza Daniel Binggeli, dell’Ufficio federale dell’energia.

Anche se i finanziamenti della Confederazione sono da tempo finiti, i cantoni hanno i propri programmi di incentivazione delle energie rinnovabili, che hanno anche permesso la costruzione di centrali termiche a legna macinata, che riscaldano vari stabili, come ad esempio nella zona “Torretta” a Bellinzona.

Ma è soprattutto l’aumento spettacolare del prezzo del petrolio ad aver spinto all’uso privato di impianti di riscaldamento più rispettosi del portafoglio e dell’ambiente.

Legno hi-tech

Nel 2004 la legna da riscaldamento rappresentava circa il 2,6% del consumo energetico in Svizzera. Oggi, secondo l’associazione «Energia legno Svizzera», gli impianti di riscaldamento a legna, sottoforma di tavolette o di granulato sono aumentati del 42%.

«Al momento chi vuole farsi installare un nuovo impianto a legna, deve mettersi in lista d’attesa per quattro, cinque mesi», spiega ancora lo specialista di riscaldamento alternativo dell’Ufficio federale dell’energia.

L’interesse è vivo, soprattutto nella Svizzera tedesca, visto che il granulato ora costa circa 40% in meno rispetto al combustibile di origine fossile.

Per risparmiare però, bisogna dapprincipio investire: «Un impianto a legna nuovo è completamente automatico, fornisce lo stesso comfort di un impianto tradizionale, ma costa di più», dice Binggeli.

Con il prezzo attuale del petrolio, ci vuole qualche anno per ammortizzare l’investimento iniziale. La legna poi crea polvere e bisogna togliere la cenere, ma questa è un’operazione che negli impianti moderni si effettua solo ogni sei mesi. Niente a che vedere insomma con le braci fumanti di un romantico caminetto.

Niente CO2

Per ottenere lo stesso coefficiente di energia – e quindi di calore – di un impianto tradizionale, per quello a legna ci vuole un volume doppio di materiale da ardere, rispetto ai litri di gasolio necessari.

Quando brucia, la legna emette più azoto e monossido di carbonio rispetto ai carburanti di origine fossile, ma in compenso è neutra dal punto di vista del CO2. Contribuisce così a ridurre l’effetto serra, uno dei più gravi problemi ambientali del nostro tempo.

I primi impianti detti «a pellet» o granulato, sono stati installati in Svizzera nel 1998. Da allora il numero degli impianti raddoppia di anno in anno.

In Austria, pioniera in questo campo, l’80% degli impianti di riscaldamento centrale funziona ormai a granulato o truciolato, tanto che il distributore principale di questo materiale è diventato … il gigante petrolifero Shell.

Una scelta quella della legna che oltre ad essere ecologica ha delle ricadute positive sull’economia locale. La quasi totalità dei capitali investiti nel settore legna da ardere resta infatti in Svizzera.

Al contrario, su 100 franchi spesi in nafta, 59 vanno all’estero. Una proporzione che si alza fino al 74% nel caso del metano.

swissinfo, Raffaella Rossello

In Svizzera ci sono circa 680’000 impianti di riscaldamento a legna.

La metà è costituita da stufe e caminetti.

Il prezzo della legna da ardere è cresciuto dal 15 al 20% negli ultimi anni, mentre il prezzo del granulato (o pellet) è rimasto stabile.

Si tratta di scarti di legno proveniente dalle segherie.

Gli impianti automatici di riscaldamento a legna sono aumentati del 271% in Svizzera dal 1991 al 2004.

In Svizzera ogni anno ricrescono dieci milioni di metri cubi di legno.

Solo la metà viene utilizzata, il resto marcisce.

Si stima che la quantità utilizzata per gli impianti di riscaldamento (2,5 milioni di metri cubi), potrebbe venir raddoppiata, senza depauperare le foreste, soprattutto razionalizzando lo sfruttamento dei boschi, in particolare riducendo i costi di taglio e di trasporto del legname.

La catena che porta l’albero dal bosco fino alla segheria conta in Svizzera sette passaggi in più rispetto alla Finlandia.

In Svizzera sono ancora molti i piccoli proprietari di bosco e le piccole imprese che sfruttano in modo poco redditizio il legname delle foreste.

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