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“Si deve negoziare con Assad, come è stato fatto con Milosevic”

La Commissione d'inchiesta dell'Onu sulla Siria ha dato il via libera a Carla Del Ponte d'incontrare Bashar al-Assad. Keystone

L'ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale Carla Del Ponte, attualmente membro della Commissione d'inchiesta dell'ONU sulla Siria, è disposta ad incontrare Bashar al-Assad. Secondo l'ex magistrata svizzera, si deve negoziare con il presidente siriano e istituire un tribunale internazionale.

Siria: la Commissione d’inchiesta denuncia gli orrori

“Migliaia di detenuti del governo siriano sono stati picchiati a morte o sono morti a causa delle torture, altri a causa delle condizioni disumane” in cui sono stati tenuti appositamente, mentre “altre migliaia di persone sono scomparse dopo essere state arrestate”: lo denuncia la Commissione d’inchiesta dell’ONU sulla Siria nel rapporto presentato dal suo presidente, il brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, l’8 febbraio a Ginevra.

Nel testo, intitolato titolo “Lontani dagli occhi, lontani dalla mente, morti in detenzione nella Repubblica araba siriana”, la Commissione – di cui fa parte la svizzera Carla Del Ponte – accusa inoltre l’Isis e molti gruppi dell’opposizione, tra cui il Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida, di torture ed esecuzioni sommarie di prigionieri. Atti che equivalgono a “crimini di guerra”.

Le varie forze dell’opposizione, il Fronte al Nusra e l’Isis sono accusate di torture e uccisioni e il regime anche di “stupri e altre forme di violenza sessuale”.

“L’accertamento delle responsabilità per questi ed altri crimini deve essere parte di ogni soluzione politica” del conflitto, ha ribadito Carla Del Ponte, nella conferenza stampa a Ginevra.

(Fonte: ats/ansa)

Di passaggio a Zurigo, Carla Del Ponte (69 anni), ex procuratrice generale della Confederazione (1994-1999) e dei Tribunali internazionali per la ex Jugoslavia e il Ruanda (1999-2007), continua a denunciare l’impunità di cui godono i criminali di guerra in Siria. La ticinese traccia paralleli con la guerra in ex Jugoslavia, sottolineando una macabra differenza: i crimini di cui la popolazione siriana è vittima sono ancora peggio. Intervista.

swissinfo.ch: Dal 2012, lei è un membro della Commissione d’inchiesta dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani in Siria, un mandato non retribuito che doveva durare sei mesi. Intende rappresentarsi in marzo, quando sarà rinnovato il suo mandato, come ogni anno?

Carla Del Ponte: Sì, è necessario. Il nostra prossimo rapporto, l’undicesimo, sarà presentato in marzo al Consiglio dei diritti umani. Ma la giustizia non interessa a nessuno, per ora. Occorre assolutamente negoziare con l’attuale presidente, come la comunità internazionale ha fatto durante la guerra nella ex Jugoslavia con Slobodan Milosevic.

Il nostro lavoro sarà molto utile una volta un tribunale si metterà al lavoro. Abbiamo già le prove oggettiva dei crimini di guerra commessi, il numero delle vittime e l’identificazione degli alti responsabili.

swissinfo.ch: Può lavorare in Siria?

C. D. P.: No, ma lo faccio nei paesi confinanti. Abbiamo tre team di lavoro con una ventina di investigatori. Facciamo delle audizioni delle vittime, che hanno subito cose terribili. È peggio che durante la guerra dei Balcani. La tortura in detenzione è particolarmente spregevole. Quello che mi tocca di più è la sorte dei bambini. Non solo in Siria, ma anche sulle strade dell’esilio.

swissinfo.ch: Cosa fa per convincere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad istituire un Tribunale penale internazionale?

C. D. P.: Ci vuole un tribunale specifico, perché i crimini sono così enormi e così numerosi che la Corte penale internazionale non potrebbe trattarli. Occorrerebbe un tribunale di un paese vicino per agevolare e accelerare il lavoro. Ma una decisione non mi sembra possibile prima di un cessate il fuoco.

swissinfo.ch: Ci crede?

C. D. P.: Oggi, non ci credo affatto, perché non si può negoziare con i terroristi. Ora occupano un terzo del paese. Il fatto che i colloqui di Ginevra siano stati sospesi dimostra che ciò non funziona. L’opposizione è divisa. Si deve parlare con il governo.

L’ideale sarebbe stato che gli Stati avessero distrutto i gruppi terroristici con il governo siriano. Ma ciò è impossibile, finché diversi stati esigono la partenza di Assad prima di qualsiasi negoziato.

Intanto, la gente muore e c’è la distruzione totale dello Stato. A volte, non lo nascondo, avrei voglia di abbandonare questo lavoro. Ma quando sono sul campo, so che si deve continuare.

swissinfo.ch: Lei era stata invitata dal governo siriano. L’invito è ancora valido?

C. D. P.: Sono stata invitata ad andarci da sola. La commissione d’inchiesta, in un primo momento, ha rifiutato. Alla fine del 2015, ha dato il via libera. Ora aspetto la risposta da Damasco. Sono pronta a partire. È necessario che il governo collabori. Voglio sapere chi, esattamente, ha usato armi chimiche.

swissinfo.ch: Ha già degli atti di accusa?

C. D. P.: In due casi di responsabili dell’organizzazione terroristica Daech, eravamo pronti per chiedere una incriminazione. I fascicoli erano completi. Ma i due uomini sono morti in combattimento, come abbiamo potuto verificare.

Accordo segreto con l’OLP? Una tesi messa in dubbio

Nel 1995, Carla Del Ponte, allora procuratrice della Confederazione da un anno, riapre l’inchiesta penale sull’attentato contro l’aereo della Swissair, in cui erano perite 47 persone, nel febbraio 1970 a Würenlingen (cantone di Argovia). Una vicenda rievocata dal giornalista e storico Marcel Gyr in un libro pubblicato alla fine gennaio, secondo il quale nel settembre dello stesso anno sarebbe stato concluso un accordo segreto tra la Svizzera e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, su iniziativa del ministro elvetico degli esteri dell’epoca, Pierre Graber.

Nel 1999, la magistrata ticinese è nominata al Tribunale penale internazionale e lascia la Svizzera. Un anno dopo, l’inchiesta sull’attentato di Würenlingen è archiviata.

Dalla pubblicazione del libro di Marcel Gyr circola l’ipotesi che questa archiviazione sia stata chiesta dal governo svizzero. Ma Carla Del Ponte è categorica: il governo federale non le ha mai proibito di indagare.

“Parte delle indagini sull’attentato contro l’aereo della Swissair sono state condotte nel 1970. Ma non bastavano per procedere a un’incriminazione, afferma Carla Del Ponte. Mancava una parte.

Se la ragione di Stato lo richiede, il governo svizzero può bloccare un’indagine, ma ci deve essere una decisione nel caso. Ma per questo è necessaria una decisione nel fascicolo. E non c’era un bel nulla. Dunque abbiamo continuato. Non è corretto dire che abbiamo dovuto abbandonare l’indagine e non so il motivo per cui il mio successore l’ha archiviata”.

Carla Del Ponte non ricorda quel che è stato fatto sotto il suo mandato. “Ma tutto si trova nei fascicoli, perché, se c’è una cosa che ho sempre fatto è quello di lasciare le tracce precise del lavoro svolto. Per me è importante che chi mi succede possa ricostruire gli elementi dell’indagine, se, un giorno, non ci sono più. Persino i miei appunti personali sono negli incarti”.

La tesi dell’accordo segreto della Svizzera con l’OLP è messa decisamente in dubbio anche dall’ex segretario di Stato Franz Blankart, che a quel tempo era alle dipendenze di Pierre Graber. In interviste pubblicate il 6 febbraio sui quotidiani Tages-Anzeiger e Der Bund, Blankart giudica impossibile che non vi sia nemmeno una traccia scritta di un impegno di tale importanza. E anche se veramente non vi fosse stato alcun documento “io sarei stato informato dell’accordo”, dichiara Blankart, aggiungendo di non avere del resto ” trovato alcuna prova di accordi nel libro” di Marcel Gyr.

Dopo la pubblicazione del libro, il governo federale ha istituito un gruppo di lavoro interdipartimentale per far luce sulla vicenda. Le investigazioni sono in corso.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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