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Il matrimonio improbabile delle due Basilea

In futuro Basilea città e Basilea campagna potrebbero formare un solo cantone. einbasel.ch

Meno di un anno dopo la fallita fusione del canton Giura con il Giura bernese, due altri cantoni svizzeri discutono un progetto di riunificazione. Per molti il fallimento è scontato. La Svizzera è reticente verso i mutamenti istituzionali.

La Svizzera conterà presto 25 cantoni invece di 26? Potrebber succedere se i cittadini dei due cantoni di Basilea Città e Basilea Campagna, tra i più piccoli della Svizzera, il 28 settembre prossimo dovessero accettare di valutare la possibilità di una fusione.

Per molti osservatori tuttavia questo nuovo tentativo, il terzo in meno di un secolo, è condannato al fallimento.

«Siamo e restiamo Baselbieter [basilesi di campagna]»: scritto a caratteri rossi, è lo slogan dell’associazione «Mir Baselbieter». L’associazione, che si dice politicamente neutrale, è nata per difendere l’«indipendenza» e l’«autonomia» del cantone di Basilea Campagna, un territorio composto di 86 comuni a ridosso della città di Basilea.

La riunificazione è proposta da un’iniziativa popolare depositata contemporaneamente nei due cantoni nel 2013. Per l’associazione «Ein Basel» (Una Basilea), la separazione e l’esistenza di due amministrazioni cantonali non hanno più senso. «Insieme saremo più forti, più efficaci, più economici e più innovativi», dicono i fautori della fusione.

Lunghezza d’onda diversa 

Tuttavia nessuno dei due governi ha osato commissionare uno studio sui vantaggi e gli svantaggi della fusione. La sola analisi disponibile, pubblicata dal Credit Suisse, ritiene possibile un risparmio di 250-400 milioni di franchi per le spese dell’amministrazione. Ma tutto dipende da come sarà realizzato il progetto. 

Breve ritratto 

Basilea Città: con i suoi 37 km2 è il più piccolo cantone svizzero. Riunisce tre comuni, Basilea, Riehen e Bettingen. Nel 2012 contava 187’425 abitanti. Il 33,6% dei residenti non ha il passaporto svizzero. 

Basilea Campagna: ha una superficie di 517 km2 ed è composto di 86 comuni, per un totale di 276’537 abitanti. La quota di residenti stranieri (20,1%) è nettamente inferiore a quella della città. 

Il risultato del voto sull’iniziativa nei due parlamenti cantonali la dice lunga sulla diversa sensibilità dei due cantoni rispetto al tema della fusione: i deputati di Basilea Città l’hanno accettata con 63 voti contro 15, quelli di Basilea Campagna con 48 contro 40. 

Il governo e il parlamento di Basilea Città raccomandano di votare «sì», il governo di Basilea Campagna dice il contrario e il suo parlamento si è astenuto da ogni raccomandazione. 

Nonostante a Basilea la volontà di arrivare alla fusione sia forte, «in città nessuno ne parla», afferma Daniel Gerny, corrispondente del quotidiano zurighese Neue Zürcher Zeitung. «Molti si dicono: ‘Che senso ha provare, se in ogni caso Basilea Campagna non ne vuole sapere’. C’è un certo fatalismo». 

Frontiera invisibile 

Oggi i due cantoni sono già legati da 120 accordi di partenariato, stipulati in base a un articolo inserito in entrambe le costituzioni cantonali nel 1974. Insieme gestiscono un’università e cooperano, tra l’altro, nell’ambito dei trasporti, delle scuole e della pianificazione ospedaliera. 

Ci sono località in cui la frontiera è completamente invisibile. La via Im Langen Loh, per esempio, divide la città di Basilea da Allschwil, in territorio «campagnolo», ma i bambini del vicinato vanno talvolta a scuola nell’altro cantone, vale a dire dall’altra parte della strada. 

«Neppure il carico fiscale è più così pesante in città», aggiunge Daniel Gerny. Ma se tutto questo funziona, perché cambiare sistema? «La cooperazione ha dei limiti», spiega Gerny. «In molti ambiti è diventato più difficile trovare delle soluzioni». E talvolta gli accordi falliscono in votazione popolare: nel 2011 Basilea Campagna ha rifiutato l’aumento di un credito per il teatro cittadino. 

Un cittadino contro la fusione 

Neanche in città sono tutti a favore della fusione. Sebbene sia favorevole a una riunificazione, l’ex consigliere nazionale socialista di Basilea Città Remo Gysin ha smesso di sostenere il progetto dopo che i due parlamenti cantonali hanno abbandonato il principio di una rappresentanza paritaria di 60 deputati per ogni cantone in seno al futuro Consiglio costituzionale, sostituendolo con una chiave di ripartizione proporzionale alla popolazione – 50 rappresentanti per Basilea Città, 75 per Basilea Campagna. 

Secondo Daniel Gerny, si è trattato di un gesto di buona volontà, ma ha avuto come effetto di spingere dei sostenitori della fusione nel campo dei contrari. «I due cantoni devono poter discutere da pari, perché la procedura determinerà il contenuto», precisa Remo Gysin. «In politica bisogna fare dei compromessi, ma non al punto di mettersi nella situazione di perdere tutto». 


I limiti del partenariato

D’altro canto, neppure tutti gli abitanti di Basilea Campagna sono contrari a riunirsi con i cugini cittadini. Ruedi Brassel, storico e deputato socialista al parlamento cantonale, si è impegnato a favore del progetto. A suo avviso Basilea Campagna, dopo una fase di modernizzazione, si è addormentata.

«La regione ha senza dubbio una struttura economica forte. Ma si corrono dei rischi concentrandosi solo su strategie su piccola scala. Abbiamo a disposizione riserve di terreno che la città non ha, per esempio. Collaborare sarebbe più giudizioso che cercare di rubarsi a vicenda i buoni contribuenti. Inoltre un’impresa straniera in cerca di terreno non si interesserà al fatto che ci sono due sistemi fiscali». 

Un abitante della cittadina di Liestal, favorevole alla fusione e che desidera rimanere anonimo, si esprime in questi termini: «Alcune persone si chiedono che targa dovranno attaccare alla loro automobile in caso di fusione, altre hanno paura di perdere il loro impiego nell’amministrazione o di dover andare in città per farsi fare il passaporto. Sono molto fissati suoi loro piccoli problemi». 

E aggiunge: «Tuttavia sarà la realtà a creare i fatti. La cooperazione con il Giura ma anche all’interno dello spazio metropolitano, con le regioni frontaliere della Germania e della Fracia, avanzerà più in fretta delle riforme istituzionali». 

Nelle lettere al direttore pubblicate dalla stampa e nelle discussioni pubbliche i contrari alla fusione criticano talvolta anche il numero troppo elevato di stranieri o di persone sostenute dall’assistenza sociale nella città di Basilea (terza città svizzera dopo Zurigo e Ginevra). Il timore è quello di dover cofinanziare i problemi sociali urbani. 

Immobilismo svizzero 

Se sarà confermato, il fallimento del progetto basilese – che seguirà di un anno il rifiuto del progetto di fusione tra Giura e Giura bernese – dimostrerà una volta di più che «attualmente in Svizzera i progetti di riforma istituzionale non riescono ad andare in porto», sostiene Michael Hermann, geografo all’università di Zurigo. 

«La Svizzera ha disimparato a modernizzare le sue istituzioni», spiega Hermann. Il problema a suo avviso non dipende da una resistenza delle istituzioni locali contro la globalizzazione. «Semplicemente non c’è abbastanza pressione per il cambiamento. La paura di perdere quel che si ha è più grande degli eventuali benefici. Poi è chiaro che la solidarietà tra spazi diversi sta venendo meno…». 

Per Hermann, lo statu quo rischia di provocare una «lenta perdita di autonomia, a beneficio di accordi orizzontali tra cantoni o regioni». Numerosi servizi, nell’ambito della sanità, dell’amministrazione pubblica, della scuola, della gestione delle risorse naturali, sono già coordinati su un piano sovracantonale. 

Il cantone, una scenografia folcloristica 

Questi spazi detti «funzionali» tracciano già una nuova carta geografica del paese, caratterizzata da «territori d’azione sovraregionale», come sono stati definiti in un progetto sullo sviluppo del territorio svizzero elaborato dai comuni, dai cantoni e dalla Confederazione. L’Ufficio federale di statistica dal canto suo parla di sette grandi regioni svizzere. Con Argovia, le due Basilea formano la regione della Svizzera nord-occidentale.

Però,  osserva Michael Hermann, «i cantoni si mantengono, come una scenografia folcloristica, per l’identità». Il geografo usa una metafora provocatoria: «È come uno chalet di fronte a un edificio ad alta tecnologia».

Storia 

Dopo il 1830, gli abitanti della campagna basilese rivendicarono gli stessi diritti degli abitanti di Basilea. La città rifiutò, cercando di reprimere militarmente la ribellione. Ma una serie di disordini e scontri armati condusse nel 1833 alla separazione del territorio basilese in due cantoni. 

Un secolo più tardi fu lanciata la prima iniziativa per la riunificazione. «I comuni vicino a Basilea avevano grossi problemi strutturali», ricorda lo storico Ruedi Brassel. «Mancavano le scuole superiori, gli ospedali. Era chiaro che la separazione non aveva più senso. Basilea campagna dipendeva dalla città». 

Nel 1936 il principio della riunificazione fu approvato in entrambi i cantoni. Ma lo scoppio della seconda guerra mondiale impedì al parlamento federale, che doveva dare il suo avallo, di occuparsi della questione. 

Nel 1947, in un clima in cui la questione giurassiana e lo stato del federalismo suscitavano preoccupazioni, le camere federali si chinarono finalmente sul dossier basilese e a grande sorpresa rifiutarono la fusione. 

Nel dopoguerra Basilea Campagna investì nelle sue infrastrutture. Nacque un primo ospedale cantonale, lo sviluppo demografico fu considerevole. Dalla città ci fu un movimento di popolazione verso i comuni limitrofi, che videro aumentare considerevolmente il loro gettito fiscale a scapito di Basilea Città.

Nel 1969 Basilea Città accettò una nuova iniziativa popolare per la riunificazione, ma la proposta fu respinta da Basilea Campagna. 

La nuova iniziativa, su cui i due cantoni si pronunceranno il 28 settembre 2014, propone che la fusione sia esaminata da un Consiglio costituzionale. Se i lavori dovessero giungere a un risultato positivo, i basilesi potrebbero votare su un progetto concreto di fusione nel 2020. 

Il parlamento federale dovrà in seguito accordare la «garanzia federale» alla nuova costituzione, che dovrà anche essere approvata da tutti i cittadini svizzeri. La riunificazione potrebbe avvenire nel 2024.

(Traduzione dal tedesco Andrea Tognina)

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