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Permessi negati agli stranieri, chiesta l’Alta vigilanza sul governo

Sede della Sezione della popolazione a Lugano
© Keystone / Ti-press / Benedetto Galli

Permessi per stranieri negati, procedure estenuanti e controlli di polizia troppo zelanti in Ticino: il PS chiede l'alta vigilanza parlamentare sul governo, interpellanza anche del MPS.

Le controverse pratiche adottate dagli uffici della migrazione del Canton Ticino nei confronti degli stranieri, in particolare cittadini italiani, che chiedono il rilascio o il rinnovo di permessi di soggiorno stanno suscitando accese critiche anche a livello politico.

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Una donna attiva in una manifattura orologiera.

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Questo contenuto è stato pubblicato al Da qualche tempo il rinnovo dei permessi per stranieri in Canton Ticino è diventato più difficile.

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Nell’ultima puntata di Falò, il settimanale informativo della Radiotelevisione svizzera (RSI), sono stati infatti evidenziati tempi assai lunghi, anche oltre un anno, per ottenere una risposta (mentre in altri cantoni come Zugo le stesse domande sono evase in una settimana) e controlli a domicilio ritenuti sproporzionati e lesivi della privacy nei confronti di residenti che generalmente lavorano e pagano le tasse. E la descrizione nel servizio televisivo di alcuni casi concreti non è passata inosservata.

Già un anno fa una mozione del Partito liberale radicale accusava la Sezione della popolazione di mobbing. Sono invece di lunedì l’interpellanza del Movimento per il socialismo e l’interrogazione del Partito socialista che chiede l’attivazione dell’Alta vigilanza parlamentare sull’operato del governo.

“Quel che è grave – scrivono i responsabili del PS ticinese – è che durante il servizio il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi abbia parlato di precisa scelta politica nel non rispetto delle indicazioni del tribunale. Contestualmente viene depositata anche un’interrogazione all’esecutivo di tenore analogo.

Da parte sua il Dipartimento interessato ribadisce che non è stata violata la legge, di cui è stata fatta solo un’applicazione restrittiva.

Una querelle che scoppia in piena campagna politica sul voto popolare riguardante l’iniziativa Udc per la revoca della libera circolazione dei cittadini UE e che per questo motivo è destinata a non attenuarsi troppo rapidamente. I dettagli nel servizio del Quotidiano.

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