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Cancun: una conferenza dall’esito ancora incerto

Il futuro del pianeta in discussione in questi giorni a Cancun, in Messico Keystone

Entrata nella sua seconda settimana, la 16esima Conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici non lascia ancora trasparire un chiaro indirizzo. Secondo Franz Perrez, capo della delegazione svizzera alle trattative, sarà alquanto difficile raggiungere qualcosa di più di un accordo simbolico.

Cancun, il suo sole, le sue decine di alberghi, giganteschi e lussuosi, costruiti su spiagge artificiali, realizzate dopo aver prosciugato zone umide. Un’aberrazione ecologica?

Lo ritengono in ogni caso numerosi commentatori della stampa internazionale presenti in Messico, che giudicano molto strana l’idea di indire un vertice sull’ambiente proprio in un luogo che non simboleggia di certo lo sviluppo durevole. Disseminati su chilometri e chilometri lungo il litorale, i partecipanti alla conferenza moltiplicano ogni giorno i tragitti tra i due centri in cui hanno luogo i lavori.

Da una parte, l’ultra moderna Cancun Messe, dove organizzazioni non governative (ong), accademie e aziende organizzano bancarelle e dibattiti. Dall’altra, il Moon Palace, un complesso alberghiero, con tanto di golf e centro terapeutico balneare, in cui i negoziatori dei 190 paesi partecipanti cercano di trovare un’intesa su mille piccole e grandi questioni.

Rispetto al vertice tenuto l’anno scorso a Copenhagen, a Cancun le tensioni legate all’importante posta in gioco non balzano immediatamente all’occhio dell’osservatore. Dopo le delusioni provate in Danimarca, il vertice messicano non sembra voler andare oltre aspettative piuttosto modeste.

Esito incerto

Una calma apparente prevale in ogni caso, nonostante le navi da guerra messicane, che sorvegliano le acque al largo della costa, e migliaia di soldati dispiegati nei punti strategici della regione. Una calma interrotta per un attimo soltanto da un avvoltoio che volteggiava lunedì al di sopra del Moon Palace, proprio mentre si aprivano i lavori di una seconda settimana cruciale per i negoziati: da mercoledì scendono ufficialmente in campo i ministri dell’ambiente.

La partita sembra tuttora lontana dall’essere vinta. La probabilità di un insuccesso è perlomeno uguale a quella di un anno fa a Copenhagen, ritiene Patrick Hofstetter, presente a Cancun per il WWF. A suo avviso, tutti si chiedono ancora quale esito avrà questo vertice.

A detta di Hofstetter, due terzi delle ong prevedono un successo moderato dei negoziati. Decisioni dovrebbero essere adottate in ambito di deforestazione, contributi finanziari in favore dei paesi in via di sviluppo, misure di adattamento ai cambiamenti climatici e agenda dei negoziati dell’anno prossimo in Sud Africa.

Situazione difficile

Numerosi i problemi che rimangono però ancora da risolvere. “Una situazione difficile”, agli occhi del capo della delegazione svizzera alle trattative Franz Perrez, per il quale sussistono ancora troppi disaccordi su questioni di fondo. A suo avviso, sarà difficile concludere un accordo dal tenore più che simbolico.

Le delegazioni sono divise non solo sul testo da sottoporre ai negoziati, ma anche sulla procedura stessa delle trattative. Per quanto concerne i contenuti, le divergenze maggiori riguardano le misure di riduzione dei gas ad effetto serra.

Numerosi paesi in via di sviluppo respingono ogni concessione prima che i trentasette paesi giuridicamente legati al Protocollo di Kyoto accettino di impegnarsi per nuove misure a partire dal 2012, osserva Franz Perrez.

Da parte loro, i paesi affiliati al Protocollo di Kyoto non vogliono assumere altri impegni, prima che i paesi emergenti grandi produttori di CO2, come la Cina e l’India, si dimostrino pronti ad approvare a loro volta misure di riduzione delle emissioni ad effetto serra.

Il dopo Kyoto

“I paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Kyoto producono meno del 25% delle emissioni. Un accordo sul dopo Kyoto limitato a questi paesi non basta quindi a risolvere i problemi”, sostiene Franz Perrez.

A bloccare le trattative rimangono inoltre le divergenze sugli obbiettivi legati all’aumento della temperatura planetaria, che non dovrebbe superare i 2 gradi. Questo limite viene considerato troppo alto dai paesi insulari, minacciati da un aumento del livello delle acque.

Progressi sembrano invece emergere per quanto concerne i negoziati sulle foreste. “Le questioni più importanti sono quasi risolte, grazie anche all’impegno della Svizzera che ha assunto una posizione molto forte”, indica Franz Perrez.

La 16esima conferenza sul clima delle Nazioni Unite si svolge a Cancún, in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.

Diversi i temi in agenda: riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, realizzazione di visione comune a lungo termine, adattamenti ai cambiamenti climatici, finanziamento delle misure d’intervento e futuro del protocollo di Kyoto.

Nel campo del sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo, che necessitano di fondi per adattarsi al mutamento climatico, sono stati registrati dei progressi, hanno affermato le Nazioni Unite e il Messico.

Non c’è invece ancora una visione condivisa su come proseguire dopo il 2012, anno in cui scadrà il protocollo di Kyoto, lo strumento più importante delle Nazioni Unite per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

In occasione del vertice sul clima di Copenhagen del 2009, oltre 120 paesi si sono accordati per limitare a due gradi Celsius l’aumento della temperatura terrestre. Sussistono però divergenze su come perseguire tale obiettivo.

Traduzione e adattamento di Armando Mombelli

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