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Quando piovono soldi… ma sempre sul bagnato

A Zurigo piovono soldi Corrado Mordasini

Zurigo, martedì 22 novembre. L'ignaro passante che cammina per Helvetiaplatz, una delle principali piazze cittadine, d'un tratto vede una folla accalcarsi in un punto della piazza stessa. Grida, stupore, sguardi e braccia rivolte verso l'alto.

Atterraggio di una nave aliena? Apparizione divina? Niente di tutto questo. Quasi, però: dal cielo piovono soldi.

Biglietti da 10 franchi, per la precisione, che svolazzano leggiadri nell’aria per posarsi docilmente nelle mani di pensionati, impiegati, anziani, donne e bambini presenti.

A questo punto l’ignaro passante, stufo di essere ignaro, guarda a sua volta in alto, per capire che diavolo stia succedendo, e lassù in cima, su una gru, c’è un uomo. Ma non si tratta del gruista che non scende nemmeno la domenica di Jannacci. No, è un signore elegante: completo grigio e camicia, che tutto sorridente butta denaro alle gente.

7’500 franchi in tutto. Non proprio bruscolini, per la maggior parte di noi. Da un recente studio si tratta delle entrate mensili di una famiglia svizzera media.

Solo che il gruista mancato tanto medio non è: si tratta di Joachim Ackva, tedesco, 50 anni, consulente finanziario e –piccolo particolare- milionario. Quindi sì: per lui il reddito medio delle famiglie svizzere sono bruscolini o quasi. E quindi lo butta. Dalla gru.

Perché? Si chiede allora l’ignaro passante. Perché buttare i soldi da una gru invece di berseli in Dom Perignon? Risposta: per combattere la povertà. Povertà che notoriamente a Zurigo, capitale economica della Svizzera, sede delle più influenti banche del mondo e città fra le più care dell’occidente, dilaga senza freni peggio delle cavallette nell’antico Egitto.

In realtà quella del signor Akwa era una mossa pubblicistica: farsi conoscere e far conoscere il proprio progettoCollegamento esterno, che –quello sì- vorrebbe combattere le diseguaglianze economiche. Detto in due parole, si propone che ogni persona dei paesi sviluppati doni l’1 per 1000 del proprio patrimonio a favore del resto del mondo. In questo modo, secondo il signor Ackva, il mondo stesso farebbe un enorme passo avanti.

Che vuoi che sia l’1 per 1000? Insomma.

Per quanto riguarda la Svizzera, il patrimonio personale medio è di mezzo milione di franchi. Tanto, sicuramente. Se raffrontato al Botswana. Ma se consideri che una casa normale in Svizzera costa circa 600’000 mila franchi, nemmeno uno sproposito. Un millesimo di mezzo milione fanno 500 franchi. Fattibile, ma mica scontato.

Sta di fatto che il signor Ackva di iniziative come queste ne aveva già fatte altre, e qui l’ignaro passante tra sé e sé si dirà: “sicuramente ad Haiti, o nel Togo, o in Liberia, dove oltretutto 10 franchi avrebbero tutt’altro impatto sulla vita di chi li riceve. No: a casa sua, in Germania.

Facile capire il perché: nelle grandi città la pubblicità è assicurata: telecamere a portata di mano. Vai in giro per Port-au-prince con due sacche piene di contanti a cercare una gru che sia a due passi da decine di network connessi con tutta la rete occidentale.

Insomma, dare un giudizio, come sempre, è difficile: da un lato c’è qualcuno che comunque regala denaro suo, e per fare pubblicità a una (sua) buona causa. Dall’altro quel qualcuno è diventato milionario grazie alla speculazione finanziaria, dalla quale- stando alle sue stesse parole- è tutt’altro che intenzionato ad emanciparsi: “cambiare la finanza sarebbe una lotta contro i mulini a vento, meglio sviluppare una controforza”.

E allora vada pure per la controforza. Ma –vien da chiedersi- perché chiedere l’1 per mille a tutti indistintamente e non il 2, il 3, o anche il 50 o il 200 per mille a quei 62 super ricchi che secondo OxfamCollegamento esterno detengono metà del denaro di tutto il mondo?

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