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Italia, ci sarebbe l’intesa per i presidenti

Roberto Fico del Movimento 5 Stelle dovrebbe essere eletto alla presidenza della Camera dei deputati
Roberto Fico (M5S) dovrebbe venire eletto presidente della Camera dei deputati Keystone

Maria Elisabetta Alberti Casellati al Senato e Roberto Fico alla Camera sono i candidati presidenti del nuovo parlamento che escono "vincitori" da una notte dei lunghi coltelli nella trattativa centrodestra-MoVimento 5 Stelle (M5S), segnata fino all'ultimo dai veti incrociati.

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I loro nomi escono dai vertici di Forza Italia (Fi)-Lega-Fratelli d’Italia (Fdi), che si ritrovano di buon’ora con l’ex premier Silvio Berlusconi (Fi) dopo lo strappo del segretario generale della Lega Matteo Salvini, e dei Cinquestelle, con Di Maio e Beppe Grillo.

Alla fine, l’intesa c’è e possono cominciare le votazioni, la quarta a Montecitorio (sede della Camera dei deputati) e la terza a Palazzo Madama (sede del Senato), che eleggeranno i vertici del parlamento della XVIII legislatura: infatti, stavolta basterà la maggioranza assoluta, contate anche le schede bianche. Il Partito democratico (Pd) annuncia che voterà per candidati di bandiera: Valeria Fedeli al Senato e Roberto Giachetti alla Camera.

Il botta e risposta tra i partiti che hanno vinto le elezioni e ora si uniscono per eleggere i presidenti delle Camere è andato avanti per tutta la notte. Dopo il passo indietro di Anna Maria Bernini, indicata da Salvini contro la volontà di Berlusconi, il M5S ha aperto uno spiraglio al Cavaliere a patto di avere i voti di Fi per un proprio candidato alla Camera: il capo del M5S Luigi Di Maio, infatti, ha fatto sapere di essere pronto a votare “Bernini o un profilo simile”. In questo spiraglio, l’ex presidente del Consiglio si è infilato cambiando cavallo, la Alberti Casellati al posto della Bernini, e ponendo però altre due condizioni.

La prima al Movimento 5 Stelle, il veto su Riccardo Fraccaro alla Camera per ripagare con la stessa moneta quello di Paolo Romani al Senato. Così anche il candidato del M5S è costretto al passo indietro, come fa – ma solo dopo – il capogruppo azzurro a Palazzo Madama bocciato dai grillini.

La seconda condizione è posta a Salvini: nel comunicato finale del vertice, il Cavaliere fa mettere a verbale una indicazione che tenta di bloccare la strada a un governo Lega-M5S. “I leader del centrodestra – si legge – confermano le intese intercorse in questa fase non sono prodromiche alla formazione del governo e che non avranno nessuna influenza sul percorso istituzionale successivo per il quale l’indicazione spetterà al presidente della Repubblica. Confermano che in ogni caso vi è l’impegno di tutte le forze politiche del centrodestra a non ricercare accordi individuali per la formazione del governo”.

Pace fatta?

Pace fatta nella coalizione che ha vinto le elezioni, dopo la fragorosa rottura di ieri? Improbabile. Ma il vertice di stamattina, l’accordo sui nomi e il testo del comunicato sono certamente segnali che, in vista della trattativa per il governo, il dialogo resta aperto e l’alleanza per ora non salta. La Lega fa sapere che il nome della Casellati è tutta opera di Berlusconi e che se Salvini ha ceduto è stato un atto di “responsabilità per la compattezza del centrodestra”.

Sul fronte dei Cinquestelle, Roberto Fico parla già da presidente: “In questo Movimento dobbiamo essere tutti a disposizione del progetto. Arrivare oggi qui è un’avventura meravigliosa. Faremo la votazione, avverrà ciò che avverrà e ci manca poi il tassello del governo con Luigi Di Maio che dovrà essere il nostro premier e dovrà applicare il programma del M5S”.

Il Pd non è mai entrato in partita. “Io sto alla larga, alla larghissima”, dice Matteo Renzi. “Stanno decidendo i caminetti. Il centrodestra va su Casellati? Chi l’avrebbe mai detto…”, risponde arrivando al Senato.

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