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Camera con vista: una finestra svizzera a Venezia

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Se è vero che la Biennale, dove si esibiscono quattro artisti svizzeri, carica la laguna di ulteriore luce, la vitalità culturale è come il mare: intimamente legata a Venezia.

Ma la cultura è fatta anche di eventi meno spettacolari, di tante piccole gocce di cui, appunto, è fatto il mare. Come quelli proposti dallo Spazio culturale svizzero diretto da Jacqueline Wolf.

Il Consolato onorario svizzero, che ospita la sede veneziana dell’Istituto svizzero di Roma, si affaccia sul canale della Giudecca, molto più soleggiato e più ampio di Canal Grande.

E’ situato nel sestiere di Dorsoduro, dove c’è l’Accademia e dove brulicano studenti, artisti, intellettuali, curiosi. L’unico quartiere dove esiste una vita notturna. Altrimenti, luce spenta dalle dieci di sera.

L’edificio è a due passi dalle Zattere – la lunghissima fondamenta che dalla punta della Dogana raggiunge San Basegio (Basilio) costeggiando l’ampio canale della Giudecca – dove stanno nascendo numerosi locali e punti di ritrovo molto moderni e dall’arredamento minimalista.

L’ingresso dello Spazio culturale svizzero è sul Campo di Santa Agnese. Poco distante, un gruppo di giovani sta festeggiando l’addio al celibato e al nubilato di due tortorelle che si apprestano ad unire i loro destini in un volo nuziale. Fiumi di birra, canti leggermente stonati, proclami petrarchiani e attitudini bocaccesche. Venezia è anche questo: il teatro della vita.

Da Zurigo a Venezia, solo andata

Jacqueline Wolf, originaria di Zurigo, dirige lo Spazio culturale svizzero dal 2001. Madre di due figlie, abita a Venezia da 20 anni, la città di suo marito. Ha un bel sorriso, sottolineato da due ampie fossette. Dinamica, dal contatto facile, il suo senso dell’umorismo è contagioso e smorza il rigore gotico delle sale.

“Venezia è una città molto turistica e alle dieci di sera cala la tranquillità quasi totale. Quando ero giovane – racconta a swissinfo Jacqueline Wolf – la trovavo molto noiosa. Adesso che ho una famiglia apprezzo questa calma. E’ una città sicura, dove ci si può muovere senza problemi anche nel cuore della notte”.

Se Venezia è una città che ama cullarsi,un tantino sonnecchiante, sullo specchio dell’acqua, lo Spazio culturale svizzero è un approdo sicuro di vitalità culturale. “Organizziamo cinque mostre all’anno, quasi ogni mese proponiamo concerti, conferenze e altre iniziative: l’attività è molto intensa e i veneziani ci ripagano bene: rappresentano l’80% del nostro pubblico. Ma la gente viene anche da Treviso, Udine e Vicenza”.

Non solo montagne… in Laguna

L’obiettivo del centro è, per sua stessa vocazione, promuovere la cultura elvetica. “Vogliamo fare conoscere ai veneziani – sottolinea la direttrice – una Svizzera diversa da quella delle cartoline stereotipate: montagne, orologi e cioccolata. Ci impegniamo dunque a diffondere l’immagine di una Svizzera aperta, innovativa, creativa”.

A mostre dedicate alla cultura contemporanea, segno vivente del nostro tempo, si alternano mostre a carattere storico. E la storia delle relazioni tra Svizzera e Venezia ha, del resto, radici lontane. “Nel Seicento e nel Settecento a Venezia c’erano numerosi ticinesi e grigionesi, molti dei quali lavoravano come artigiani. Ma c’erano anche architetti, artisti e pittori, penso per esempio ai Pelli e a Giuseppe Sardi”.

I legami, che lungo i percorsi della storia hanno conosciuto fortune alterne, sono comunque più vivi che mai. E non solo grazie all’impegno della Fondazione svizzera Pro Venezia a cui si devono i restauri di importanti monumenti, come la chiesa di San Stae.

I fiumi e l’architettura

“La figura dell’architetto ticinese Mario Botta – evidenzia Jacqueline Wolf – riveste sicuramente molta importanza. A Venezia, dove ha studiato, lo conoscono tutti ed è pure molto amato. Le sue impronte sono concrete, ovunque”.

E’ anche grazie a Botta che tra l’Istituto universitario di Architettura di Venezia e l’Accademia di Mendrisio, si sono creati forti legami. Molti degli studenti di Mendrisio hanno svolto dei lavori di diploma proprio a Venezia (chi al porto di Marghera, chi sulla celebre Riva degli Schiavoni) mentre il sindaco della città sul mare, Massimo Cacciari, insegna a Mendrisio.

Venezia e il Ticino potranno essere ancora più vicine, unite dall’idrovia che collegherà Locarno alla Laguna veneziana. “Il progetto del percorso fluviale che, attraverso i fiumi Ticino e Po, uniranno geograficamente i due poli, è in piena fase di rilancio. In un prossimo futuro – annuncia la direttrice dello Spazio culturale – organizzeremo una mostra proprio per illustrare questa opera”.

Intrecciare legami più stretti

La vitalità di un centro culturale si misura anche con i progetti che si prefigge di realizzare e gli obiettivi che intende raggiungere. E a Jacqueline Wolf le idee non mancano. “Vorrei intensificare le relazioni con la città di Venezia per organizzare più eventi in stretta collaborazione. E’ importante essere ben inseriti nel tessuto sociale e culturale in cui si opera”.

Attualmente lo Spazio culturale svizzero ha portato avanti delle iniziative con i Musei Civici e con l’Università, ma vuole fare di più. “Credo che questa città, che rischia di diventare un grande museo all’aria aperta, abbia bisogno di dibattiti, di tavole rotonde, di confronti. E sono convinta che sia fondamentale avvicinare i giovani, coinvolgerli, sentire la loro voce”.

Perché Venezia, dove vivono stabilmente una ventina di svizzeri, merita davvero un futuro che non sia fatto solo di ricordi e di antichi splendori. Perché Venezia non è solo maschere nostalgiche e gondolette illuminate in formato miniatura per turisti.

swissinfo, Françoise Gehring, Venezia

Con il nuovo corso, l’impegno squisitamente culturale dell’Istituto svizzero di Roma si rinnova: su mandato della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, l’Istituto ha assunto dal luglio 2005 la programmazione del Centro Culturale svizzero di Milano e dello Spazio Culturale di Venezia. Coordinando le forze a disposizione, sarà possibile dare ulteriore rilievo alla presenza culturale elvetica in Italia.

L’edifico che ospita il Consolato onorario svizzero è di stile gotico e risale al XV secolo. Nel 1966 il secondo piano del Palazzo è stato venduto alla Confederazione svizzera che lo destinò a sede del suo Consolato a Venezia.

Sede diplomatica che alla fine del 2000 diventa un Consolato onorario nell’ambito della riorganizzazione della rete delle rappresentanze elvetiche in Italia.

La Confederazione ha poi proceduto a un’opera di ristrutturazione delle superfici, creando una piattaforma di presenza permanente battezzata Spazio Culturale Svizzero.

Inaugurato l’8 febbraio 2002, lo Spazio offre due interessanti campi d’attività: da un lato accoglie mostre, concerti, conferenze, letture, incontri, dall’altro ospita artisti elvetici, che soggiornano a Venezia per studio e per lavoro.

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