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L’Onu lancia l’allarme, nuovo record di gas inquinanti

Blocchi di ghiaccio nel Mare Artico
Blocchi di ghiaccio prodotti dallo scioglimento della calotta nel Mare Artico emergono sotto lo scafo della nave finnica MSV Nordica. Keystone

I principali gas a effetto serra, all'origine del riscaldamento climatico, hanno toccato l'anno scorso nuovi record e non è ravvisabile "alcun segnale di rallentamento", secondo quanto ha indicato lunedì l'Onu.


Il grido d’allarme è stato lanciato a pochi giorni dall’apertura del vertice annuale sui cambiamenti climatici, in agenda dal 2 al 13 dicembre a Madrid. “Non c’è nessun segnale di rallentamento e ancora meno di diminuzione delle concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera, nonostante tutti gli impegni presi in seguito all’Accordo di Parigi”, ha sottolineato il segretario generale dell’organizzazione meteorologica mondiale (Omm) Petteri Taalas in occasione della pubblicazione a Ginevra del rapporto annuale sulle concentrazioni di gas inquinanti. Il servizio del TG.

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Questa tendenza, sostengono gli esperti, se non sarà corretta con importanti misure produrrà a lungo termine impatti sempre più gravi sul clima, con temperature in aumento, condizioni meteo estreme, stress idrico, innalzamento dei mari e perturbazione degli ecosistemi.

Il documento non tratta tanto dei gas liberati nell’atmosfera ma di quelli che ci restano, partendo dalla constatazione che gli oceani assorbono circa un quarto delle emissioni totali, così come le biosfere di cui fanno parte le foreste.

Secondo gli scienziati l’anidride carbonica che è associata alle attività dell’uomo e costituisce il più importante gas a effetto serra persistente nell’aria, ha battuto il nuovo record di concentrazioni medie globali pari a 407,8 parti per milione di CO2, vale a dire il 147% in più rispetto all’era preindustriale (XVIII secolo). L’ultima volta che la Terra ha conosciuto un livello analogo di diossidi di carbonio, ha evidenziato Petteri Taalas, “è stato tra i 3 e i 5 milioni di anni fa, quando le temperature erano da 2 a 3 gradi più elevate rispetto ad oggi e il livello dei mari era superiore di 10-20 metri”.

Ma preoccupano anche altri gas: il metano – originato per il 60% da attività umane (allevamento, colture, combustibili fossili) – e il protossido di azoto (fertilizzanti, processi industriali) – che gioca un ruolo fondamentale nella riduzione dello strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti e di cui è responsabile per il 40% l’uomo – sono aumentati al di sopra della media degli ultimi dieci anni.

Per questi motivi l’Omm invita gli Stati a tradurre i loro obblighi in atti concreti e a rivedere al rialzo le loro ambizioni in materia di inquinamento, nell’interesse dell’umanità stessa. Un accorato appello che cade a meno di un mese dall’annuncio degli Stati Uniti di uscire dall’Accordo di Parigi. Gli USA, insieme a Cina, UE e India producono il 56% delle emissioni totali: tra di essi solo Unione Europea sta raggiungendo e superando, secondo alcuni studi, gli obiettivi prefissati.

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