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Cambiamenti climatici: la Svizzera continua a sperare

Pedalare o remare? In assenza di misure concrete, i disastri naturali (qui, nella Svizzera orientale) aumenteranno Keystone

Un delegato svizzero alla conferenza internazionale sul clima di Bonn ha rilevato "elementi d'ottimismo" nonostante la costante intransigenza degli Stati Uniti.

Le difficoltà di portare al tavolo delle trattative gli USA e altri grandi paesi emergenti come l’India e la Cina hanno tuttavia frustrato la riunione organizzata dall’ONU in Germania.

“Dobbiamo restare positivi”, dice a swissinfo José Romero dell’Ufficio federale dell’ambiente. “Credo che abbiamo già ottenuto molto: dall’adozione della convenzione ONU sul clima del 1992 a Rio, l’azione è stata incredibile. La questione climatica è diventata prioritaria per molte aziende, senza parlare dei governi”.

Romero si è espresso al termine di una riunione di esperti convocata dall’ONU a Bonn e durata quasi due settimane.

Obiettivo non unanime

“Tutti concordano che la questione si è fatta molto seria”, ha aggiunto Romero. “Il fatto che tutti i governi del mondo abbiano aderito alla convenzione del 1992 (UNFCCC) dimostra la loro volontà d’intraprendere qualcosa”.

Ma, nonostante i recenti allarmanti rapporti sulle conseguenze del riscaldamento climatico, USA e Giappone vedono poche possibilità di lanciare dei negoziati concreti per prolungare il protocollo di Kyoto oltre il 2012. In questo senso, la prossima riunione formale dell’ONU è prevista per dicembre 2007 in Indonesia.

Da parte sua, in giugno la Germania ospiterà i paesi del G8 per proporre loro di dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 e promuovere il commercio di licenze di emissione quale mezzo per penalizzare i gas ad effetto serra.

Harlan Watson, capo-negoziatore sul clima del governo americano, ha tuttavia respinto i piani riguardanti i gas ad effetto serra sottolineando come “un obiettivo a lungo termine dev’essere politico e non scientifico”. Secondo Watson, è importante non “compromettere la crescita economica”.

“Elementi d’ottimismo”

Al contrario del capo negoziatore giapponese, che si è detto “molto, molto pessimista”, Romero ritiene che continuino ad esistere delle soluzioni per portare al tavolo delle trattative anche gli Stati Uniti e la Cina.

“In tutto questo processo abbiamo appreso che il costo della riduzione delle emissioni non è così elevato come ritenevamo in passato”, ha detto.

“Il recente rapporto del Gruppo d’esperti intergovernativo sull’evoluzione del clima ha concluso che i sacrifici imposti dal protocollo di Kyoto ai paesi sviluppati saranno inferiori a quello che si credeva. In quest’affermazione ci sono dunque elementi che ci portano ad essere ottimisti”.

Secondo Romero, i diversi Stati devono valutare da soli il potenziale di riduzione delle loro emissioni mantenendo un alto grado di sviluppo economico, in quanto sono proprio loro a conoscere al meglio gli spazi di manovra di cui dispongono.

L’esperto elvetico ha inoltre aggiunto come “il grado d’interazione tra i paesi più potenti del pianeta” riflette l’importanza dei cambiamenti climatici.

Infine, ha sottolineato come “quando si cercano delle soluzioni, alla fine queste vengono trovate: necessitiamo soltanto di più lavoro, più analisi e più buona volontà”.

swissinfo, Thomas Stephens
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

La legge sul CO2, entrata in vigore il 1. maggio 2000, costituisce il nocciolo della politica svizzera in materia di clima e completa gli impegni presi dalla Svizzera a livello internazionale.

Il suo obiettivo è la riduzione entro il 2010 delle emissioni di CO2 del 10% rispetto ai valori del 1990.

La legge si basa su un meccanismo a due livelli: una tassa sul CO2 può essere introdotta soltanto se gli obiettivi di riduzione non vengono raggiunti applicando provvedimenti volontari e altre misure di accompagnamento.

A lungo dibattuta, l’origine umana del riscaldamento del pianeta è ormai oggetto di consenso tra gli scienziati.

Una sintesi delle varie ricerche è stata presentata in occasione di una conferenza internazionale tenutasi all’inizio di febbraio a Parigi.

Gli specialisti di 113 paesi hanno valutato al 90% la probabilità di una responsabilità umana per il cambiamento climatico.

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