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Un Pardo d’Oro non apre la porta delle sale cinematografiche

Hong Sang-soo non è alla sua prima ricompensa a Locarno. Nel 2013 aveva infatti già vinto il Pardo per la miglior regia con "Our Sunhi". pardolive.ch

Con l’attribuzione del Pardo d’Oro a "Right Now, Wrong Then” si è chiusa la 68esima edizione del Festival del film di Locarno. Malgrado questo riconoscimento, il film di Hong Sang-soo uscirà difficilmente nelle sale cinematografiche in Svizzera e all’estero. Come mai? Ne abbiamo discusso con Nadia Dresti, delegata della Direzione artistica del festival e responsabile delle relazioni internazionali. 

swissinfo.ch: Negli ultimi dieci anni, solo tre film premiati col Pardo d’Oro sono usciti nelle sale elvetiche, di cui una pellicola francese e due svizzere. Per quale ragione?

Nadia Dresti: Locarno è un festival del cinema d’autore e i film selezionati dalla giuria non rispondono a un criterio commerciale, ma artistico.

Nadia Dresti, 31 anni dedicati al Festival del film di Locarno. pardolive.ch | Ivana De Maria
Con la diminuzione delle entrate nelle sale cinematografiche, i distributori privilegiano sempre più i film da botteghino. Anche con un Pardo d’Oro, film impegnativi come quello di Lav Diaz [“From What Is Before” (2014), di oltre cinque ore, ndr] difficilmente saranno mostrati fuori dal loro paese di produzione. D’altronde capita così in quasi tutti i festival, tranne forse Cannes, dove i film presentati sono già più commerciali.

Con l’avvento del digitale, inoltre, il numero di film prodotti è esploso ed è uno sviluppo preoccupante. La selezione diventa sempre più difficile e ad essere privilegiati sono una volta di più i film che fanno cassetta. Sappiamo che i canali tradizionali di distribuzione dei film d’autore non funzionano più, ma stiamo cercando ancora un’alternativa.

Dieci anni di Pardi

  • 2005: “Nine Lives”, di Rodrigo García, Stati Uniti
  • 2006: “Das Fräulein”, di Andrea Staka, Svizzera / Germania
  • 2007: “Ai no yokan” (“La Rinascita), di Masahiro Kobayashi, Giappone
  • 2008: “Parque vía”, di Enrique Rivero, Messico
  • 2009: “She, a Chinese”, di Xiaolu Guo, Gran Bretagna / Francia / Germania
  • 2010: “Han Jia” (“Winter Vacation”) di Li Hongqi, Cina
  • 2011: “Abrir puertas y ventanas” di Milagros Mumenthaler, Svizzera / Argentina / Olanda
  • 2012: “La fille de nulle part”, di Jean-Claude Brisseau, Francia
  • 2013: “Historia de la meva mort”, di Albert Serra, Spagna / Francia
  • 2014: “Mula sa kung ano ang noon” (“From What Is Before”), di Lav Diaz, Filippine

(In grassetto i film distribuiti in Svizzera)

Senza contare che i giovani vanno sempre meno al cinema e consumano i film su VOD [Video on Demand, ndr], alla televisione o sui tablet. È uno sviluppo che non può essere trascurato. Il servizio VOD ha grandi potenzialità, ma anche su questo supporto si pone il problema di sapere in che modo promuovere quei film di cui non parla nessuno, sconosciuti al grande pubblico.

swissinfo.ch: Il sistema/servizio VOD può essere uno strumento per fare meglio conoscere il cinema svizzero in patria e all’estero?  

N.D.: È stato uno dei temi di discussione che abbiamo affrontato durante il festival. Ci sono paesi, come la Spagna, che hanno lanciato piattaforme dedicate al cinema d’autore che funzionano bene da un punto di vista commerciale. In Svizzera invece i tentativi fatti finora sono stati un fiasco.

C’è chi chiede alla Confederazione un ulteriore sostegno finanziario per promuovere i film svizzeri su VOD. Ma a mancare non sono i soldi, ma la creatività e lo spirito d’iniziativa. Il cinema svizzero non può essere un cinema di Stato; siamo in un’economia di libero mercato e bisognerebbe smetterla di chiedere soldi a Berna senza intraprendere nulla. Faccio parte della Commissione federale del cinema e devo ammettere che questo continuo rivendicare nuovi finanziamenti mi fa arrabbiare. E non poco.

Siamo sinceri, ad eccezione di perle rare come “More than Honey”, i film svizzeri trovano raramente un distributore internazionale perché non hanno una qualità sufficiente. Se un film è buono, poco importa se viene dall’Uruguay o dagli Stati Uniti, riuscirà a trovare un acquirente. I film svizzeri però faticano a convincere. Probabilmente bisognerebbe lavorare maggiormente sulla sceneggiatura e smetterla di pensare troppo in grande e di voler a tutti i costi mostrare il proprio film in una sala cinematografica.

swissinfo.ch: Il fascino del cinema resta comunque legato al grande schermo…

I principali premi del 2015

  • Pardo d’oro: “Right Now, Wrong Then”, di Hong Song-soo, Corea del Sud
  • Miglior regia: “Cosmos”, di Andrzej Zulawski, Francia / Portogallo
  • Cineasti del presente: “Thithi”, di Raam Reddy, India / Stati Uniti / Canada
  • Pardi di domani, concorso nazionale: “Le barrage”, di Samuel Grandchamp, Svizzera/Stati Uniti
  • Piazza Grande, premio del pubblico: “Der Staat gegen Fritz Bauer”, di Lars Kraume, Germania

Unico film svizzero in concorso, l’opera collettiva “Heimatland” ha ricevuto il terzo premio della giuria dei giovani. N.D.: È chiaro che ogni regista sogna di vedere il proprio film sul grande schermo, magari in Piazza Grande. Ma oggi, con la concorrenza così spietata, non tutti possono avere questo lusso.

Il problema è alla base: c’è chi in Svizzera si ostina a fare film a grandi budget e chiaramente affinché questi siano redditizi, vorrebbe che uscissero nelle sale o nei festival. Ma al pubblico non interessa quanto è costato un film… Perché in paesi come l’Argentina i giovani riescono a fare film straordinari con poco o nulla, mentre da noi si spendono milioni per un prodotto mediocre? 

Bisognerebbe tornare a fare dei film con dei budget più contenuti, concentrandosi maggiormente sulla narrazione.

swissinfo.ch: Che ruolo ha il festival di Locarno nella diffusione del cinema di autore?

N.D. : Da diversi anni il festival organizza gli Industry Days, un’iniziativa volta a mettere in contatto produttori, distributori e venditori per promuovere il cinema d’autore. Per tre giorni, mostriamo i film del Concorso Internazionale, della Piazza Grande e della sezione Cineasti del presente, dedicata alle opere prime. I partecipanti provengono soprattutto dall’Europa, con qualche rappresentante dagli Stati Uniti e a volte anche dalla Cina o dalla Corea.

È chiaro che il festival non può influenzare l’acquisto di un film piuttosto che un altro, ma per lo meno diamo l’opportunità ai professionisti di incontrarsi e di vedere i film, di discutere e tessere nuove relazioni.


Il Trailer del film “Right Now, Wrong Then”

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I registi svizzeri possono tirare un piccolo respiro di sollievo. Dal gennaio 2016 entreranno infatti in vigore una serie di misure volte a rafforzare la presenza dei cineasti elvetici sulla scena internazionale. Lo scorso anno, la partecipazione della Svizzera al programma europeo MEDIA – che promuove la creazione e la distribuzione di film europei – era infatti stata sospesa. E questo in seguito al sì popolare all’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” e alla conseguente vertenza tuttora aperta sulla libera circolazione delle persone. Ospite al Festival del film di Locarno, il ministro della cultura Alain Berset ha sottolineato che la volontà del governo rimane la reintegrazione della Svizzera nel programma MEDIA. “È a contatto coi vicini che il cinema svizzero si sviluppa”

Tecnicamente siamo pronti, ha aggiunto il consigliere federale, ma l’UE fa dipendere la partecipazione elvetica dalla questione istituzionale. Per ora, ha affermato, non vi è una soluzione rapida all’orizzonte. 

(Fonte: ATS)

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