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Safari sulle Alpi vallesane, 20’000 franchi per stambecco abbattuto

Uno stambecco sopra il ghiacciaio Moiry (Vallese)
Uno stambecco sopra il ghiacciaio Moiry sulle Alpi Pennine, nel distretto di Annivier (Vallese). Keystone

La nuova moda turistica che sta facendo discutere nella Svizzera Romanda è la caccia allo stambecco sulle Alpi vallesane.

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Si tratta di una specie protetta in quasi tutti i paesi e in quasi tutti i cantoni romandi ma non in Vallese dove questa disciplina assai remunerativa per le casse pubbliche e non solo viene incentivata. Il servizio del TG.

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Secondo un’inchiesta condotta da Mise au Point, la trasmissione domenicale della radiotelevisione romanda (RTS), la caccia allo stambecco, che costa agli appassionati 20’000 franchi per ogni animale abbattuto, assicura entrate di 650’000 franchi al Vallese. 

Ogni anno infatti vengono rilasciati dalle autorità vallesane dai 100 ai 120 permessi di un giorno per la caccia allo stambecco e alcune agenzie turistiche offrono pacchetti speciali per gli amanti di questa pratica non particolarmente a buon mercato.

Il cliente deve sborsare dai 3’000 ai 4’000 per la presa a carico, albergo e accompagnatori. In base poi al tariffario cantonale un trofeo di un metro costa 13’000 franchi e 500 franchi per ogni centimetro supplementare. Alcune agenzie addebitano poi a loro volta altri 600-1’300 franchi per ogni centimetro addizionale.

A titolo di paragone l’abbattimento di un leone in Africa costa 30’000 franchi, di una giraffa 6’000. Sul web circolano i video che immortalano le imprese di questi cacciatori benestanti.

Ma a lucrare non sono solo le autorità cantonali e i promotori privati: secondo la RTS esisterebbe la consuetudine di versare 240 franchi ai guardacaccia. I funzionari pubblici collaborerebbero, secondo l’inchiesta televisiva, a questa attività collocando blocchi di sale per attirare gli stambecchi dall’Italia e persino dalla Francia.

Ma l’ufficio vallesano contesta questa tesi: gli approvvigionamenti di sale vengono effettuati per garantire la buona salute degli animali e gli esemplari cacciati sono in prevalenza stambecchi vecchi che non supererebbero l’inverno: i prelievi annui riguarderebbero infatti il 36% dei capi con oltre 11 anni di vita.

In realtà per alcuni studiosi sono i soggetti più anziani, con grandi corna, quelli che assicurano la riproduzione e la loro scomparsa minaccia l’equilibrio della specie.

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