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C’è chi in Svizzera vuole puntare sul nucleare

La centrale nucleare di Gösgen.
La centrale nucleare di Gösgen. © Keystone / Gaetan Bally

La Svizzera deve provvedere da sé all'approvvigionamento energetico, prolungando la durata di vita delle centrali nucleari operative e costruendone di nuove di ultima generazione. Lo sostiene l’Unione democratica di centro (partito populista di destra) in un documento sulla politica energetica presentato lunedì.

Il partito della destraCollegamento esterno popolare (rappresentato in governo da 2 consiglieri federali su 7) chiede al Consiglio federale di cambiare rotta ed esorta la responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), la socialista Simonetta Sommaruga, a riconoscere il fallimento della strategia 2050Collegamento esterno, che mira a una svolta ecologica e all’abbandono progressivo dell’atomo, e di garantire l’approvvigionamento energetico. Per i democentristi se la rappresentante socialista non dovesse impegnarsi in tal senso, il dossier le andrebbe tolto.

La Svizzera ha cinque centrali nucleari: Beznau 1 e 2, Mühleberg, Gösgen e Leibstadt, entrate in funzione tra il 1969 e il 1984. Le cinque centrali producono il 33.5% di tutta l’energia elettrica in Svizzera. Oltre alle centrali nucleari, sono in funzionamento tre reattori di ricerca: all’Istituto Paul Scherrer di Würenlingen, al Politecnico federale di Losanna e all’Università di Basilea.

Per l’UDC, la Svizzera non può più dipendere dalle importazioni di energia dai vicini o dall’Unione Europea, poiché si rende ricattabile. Oltre a ciò, le iniziative popolari per la protezione dei ghiacciai, la biodiversità e il paesaggio rappresentano una minaccia ancora maggiore per la sicurezza dell’approvvigionamento.

Basandosi sugli scenari dell’amministrazione federale che paventano problemi di approvvigionamento già negli anni a venire, il presidente del partito, Marco Chiesa, ha giudicato la politica energetica attuale “un pericoloso esperimento ideologico” che mette in pericolo la prosperità del paese e dei suoi oltre 8 milioni di abitanti.

Circa il nucleare, siamo pienamente consapevoli – ha affermato Chiesa – che il popolo svizzero si è espresso democraticamenteCollegamento esterno sul tema nel 2017. Tuttavia, la decisione si basava su informazioni incomplete e fuorvianti, come sappiamo ora. Doris Leuthard, allora alla guida del DATEC, aveva assicurato che non ci sarebbe stato alcun problema di approvvigionamento se avessimo rinunciato all’energia nucleare.

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