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Bufale sul web: chi le crea e chi le scova

All'inizio erano divertenti, negli ultimi anni invece si sono trasformate e spesso fomentano il razzismo e tutto ciò che gli gira intorno

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Le bufale sono ormai in grado di diffondersi sul web, tra i siti e i social network, alla velocità della luce. I controlli sulle pagine di informazione di dubbia natura sono in Italia molto pochi e, spesso, dietro a tanti link e profili, ci sono società anonime e registrate all’estero.

Bastano un titolo accattivante, una storia bizzarra o un argomento caldo a portare migliaia di clic a chi le scrive e pubblica e, di conseguenza, anche a far guadagnare loro denaro.

Ma se fino a un po’ di tempo fa le bufale erano spesso divertenti e anche innocue, per David Puente, responsabile del sito che smentisce le bugie che circolano in rete Bufale.netCollegamento esterno, la natura di queste notizie false o manipolate, sta diventando un problema sociale, dal momento che sono sempre di più quelle che fomentano odio razziale o religioso, che discriminano per ragioni sessuali o che creano falsi allarmismi.

Per questo motivo, Puente ha cercato di andare a fondo per scoprire chi ci fosse dietro ad una delle più grosse reti in Italia che collega diverse pagine di informazione di questo genere, come Vox news.info, seguito da Tutti i crimini degli immigrati.comCollegamento esterno, Identità.comCollegamento esterno, e Resistenza nazionale.comCollegamento esterno. E’ riuscito a risalire ad un nome e cognome e ha deciso di passare dal virtuale al reale facendo una denuncia in prima persona alla Polizia Postale di Bologna.

“È la prima volta che viene fatta denuncia contro un sistema così grosso e organizzato. Ho deciso di farlo perché mi sono accorto che cominciano ad avere il potere di influenzare anche persone che conosco e so essere informate e di buon senso”, ha spiegato David Puente.

Anche Michelangelo Coltelli, webmaster di Butac.itCollegamento esterno, da anni studia l’evoluzione delle bufale e il proliferare di notizie false che infiammano i social network. “Se ci cascano anche giornalisti di importanti testate, e succede, significa che per i ragazzini sta diventando un pericolo serio”, racconta Coltelli.

Eva Pedrelli (con la collaborazione di Giulia Zaccariello)

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