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Bruno Manser: 10 anni dopo ancora nessuna traccia

Bruno Manser con due indigeni Penan nel 1986 Keystone

Figura simbolica della lotta contro la distruzione delle foreste tropicali e in favore degli indigeni a Borneo, Bruno Manser è misteriosamente scomparso 10 anni fa nella foresta malese di Sarawak. Il suo impegno viene portato avanti dal Fondo Bruno Manser e dalla popolazione Penan.

Nato nel 1954 a Basilea, al termine della sua formazione scolastica Bruno Manser aveva vissuto per diversi anni nelle Alpi svizzere, prima di partire per la prima volta a 30 anni verso la regione malese di Sarawak. Nelle foreste tropicali aveva incontrato alcuni indigeni Penan, presso i quali era rimasto per 6 anni, imparando tra l’altro come sopravvivere nella giungla.

Il cittadino svizzero si era appassionato per la cultura di questo popolo autoctono: in centinaia di disegni aveva documentato il loro modo di vivere oltre che flora e la fauna della foresta tropicale.

Conseguenze catastrofiche

Assieme ai Penan, Bruno Manser aveva bloccato pacificamente alcune strade per frenare le attività di deforestazione. Espulso dalla regione, su ordine delle autorità malesi, l’ambientalista basilese era ritornato in Svizzera nel 1990, dove aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sulle conseguenze catastrofiche della distruzione delle foreste tropicali, tanto dal punto di vista ecologico che sociale.

Nel 1991, per aiutare i Penan, Manser aveva creato assieme a degli amici il Fondo Bruno Manser. L’anno seguente aveva pubblicato il libro “Voci dalla foresta tropicale” (Stimmen aus dem Regenwald) e aveva dato vita a varie manifestazioni in segno di protesta contro la deforestazione e di solidarietà nei confronti della popolo malese.

Grazie anche al suo contributo, la questione della distruzione delle foreste tropicali aveva cominciato ad interessare la classe politica. Nel 2000 Manser era ripartito alla volta di Sarawak. Dal mese di maggio di dello stesso anno di lui non vi è praticamente più alcuna traccia.

Il mistero perdura

La scomparsa dell’ambientalista rimane ancora oggi avvolta nel mistero. Suo fratello, Erich, si è recato da allora per 7 volte nella giungla di Borneo per risalire le sue tracce – l’ultima volta due anni fa. Nonostante i suoi sforzi, è riuscito finora a ritrovare soltanto i resti di quello che potrebbe essere stato l’ultimo accampamento notturno di Bruno Manser.

Tutte le attività di ricerca condotte in questo decennio non hanno dato alcun risultato. Dal profilo giuridico, l’ambientalista viene dato ormai per disperso dal 10 marzo del 2005. “Fino a quando non si saprà qualcosa di più, continuo a nutrire una speranza, pur minima, di ritrovarlo in vita”, dichiara Erich Manser.

Nel frattempo, il fratello dell’ambientalista ha deciso di rinunciare ai suoi viaggi nella foresta tropicale di Sarawak. “Mi sono ormai avvicinato il più possibile alle sue ultime tracce”, ritiene Erich Manser, secondo il quale altri tentativi non avrebbero ormai più nessun senso.

A detta di Erich Manser, la scomparsa del fratello potrebbe essere attribuita alle compagnie che disboscano la foresta tropicale, al governo o all’esercito malese. “Escludo in ogni caso un incidente”.

Grande vuoto

Il destino di Erich Manser ha suscitato grande emozione non solo presso i suoi famigliari e conoscenti in Svizzera, ma anche presso la sua nuova “famiglia adottiva”, i Penan.

“La scomparsa di Bruno è stata per noi un po’ come se il sole e la luna dovessero sparire dal cielo”, ha dichiarato un Penan a Lukas Straumann, responsabile del Fondo Bruno Manser. L’ambientalista continua a vivere nello spirito e nella mitologia del popolo autoctono malese.

La battaglia continua

I Penan non hanno smesso di battersi per la salvaguardia del loro spazio vitale nella foresta tropicale. Una battaglia sostenuta dal Fondo Bruno Manser, che ha avviato nella regione alcuni programmi di sviluppo sostenibile.

“Il lavoro nella foresta tropicale di Borneo rappresenta una delle attività più difficili da portare avanti”, rileva Lukas Straumann. Considerando l’associazione troppo radicale, le autorità di Sarawak hanno respinto ogni proposta di collaborazione.

Anche il governo malese preferisce continuare a seguire una politica, alquanto miope, di distruzione della foresta tropicale. Già oggigiorno, solo il 10% della giungla di Sarawak è rimasto intatto.

Situazione difficile

Di fronte ad una situazione politica molto difficile, il Fondo Bruno Manser sta cercando di risolvere i problemi tramite strumenti giuridici. “Abbiamo messo l’accento sulla questione dei diritti territoriali”, spiega Lukas Straumann. L’associazione ha elaborato delle carte, che vengono poi impiegate come prove della deforestazione dinnanzi ai tribunali.

Nel frattempo una decina di località di Sarawak hanno cominciato a far valere i loro diritti su una regione con una superficie pari a quella del Canton Zurigo. “Si tratta di uno dei nostri più grandi successi”, osserva Straumann.

Franziska Herren, swissinfo.ch e Infosud
(traduzione Armando Mombelli)

Nato il 25 agosto 1954 a Basilea, Bruno Manser ha vissuto tra il 1984 e il 1990 a Borneo, studiando e registrando la lingua, gli usi e i costumi degli indigeni Penan.

Ritornato in Svizzera nel 1990, ha dato numerose conferenze sulla problematica della salvaguardia della foresta tropicale a Sarawak.

Bruno Manser, scomparso nel 2000 dopo essere ritornato clandestinamente sull’isola di Borneo, ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti per il suo impegno ambientalista.

Creato nel 1991, il Fondo Bruno Manser si batte per la conservazione della foresta tropicale, per la diversità delle specie e in favore dei diritti dei popoli autoctoni minacciati dalla deforestazione.

L’associazione, che ha attraversato un periodo difficile dopo la scomparsa dell’ambientalista elvetico, è sostenuta oggi da circa 4’000 membri.

Il Fondo Bruno Manser collabora con l’Organizzazione internazionale del legno tropicale e con la Segreteria di Stato dell’economa per la realizzazione del parco naturale di Pulong Tau a Sarawak.

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