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Brancusi e Serra, così lontani, così vicini

Légende: Richard Serra, New York, 1987. Serra Studio, New York/Nancy Lee Katz

Eccezionale incontro alla Fondazione Beyeler a Riehen, nei pressi di Basilea: la mostra Brancusi - Serra mette a confronto due grandi inventori della scultura moderna. Il sobrio allestimento dell’esposizione rafforza la presenza di queste sculture creatrici di spazio.

«Fernando Pessoa»: il nome dello scrittore portoghese dà il titolo ad una delle sculture più recenti di Richard Serra, presentata in pubblico per la seconda volta dopo Londra.

È questa maestosa parete di nove metri e dal peso di 40 tonnellate ad aprire una delle esposizioni che sarà, senza dubbio, una delle chicche dell’estate museale in Svizzera. Stiamo parlando della mostra dedicata a Constantin Brancusi (1876-1957) e Richard Serra, aperta al pubblico fino al 21 agosto.

La fondazione aveva iniziato a preparare questa mostra inserendo solo Brancusi, ma «la necessità visiva di collegarsi a Serra si è finalmente imposta», ha spiegato il curatore Oliver Wick. Non si tratta, aggiunge, di creare «coppie ideali» di opere separate da decenni e da migliaia di chilometri, ma di instaurare un dialogo tra due grandi figure della scultura moderna, tutte e due animate, ma in modi diversi, dal desiderio di creare spazio attraverso la loro arte.

Le opere di Brancusi sono molto fragili e concentrate in una manciata di collezioni; la presenza di quaranta sculture dell’artista rumeno, è frutto di un vero tour de force. Si tratta anche della prima retrospettiva dell’artista in Svizzera.

Quanto alle dieci sculture di Richard Serra, la loro dimensione (e non la loro caratteristica “monumentale”, termine che rifiuta) ha pure costretto il museo a contorsioni logistiche – via mare e su strada –  e architettoniche, per poterle far entrare all’interno della fondazione. Un’altra grande impresa che rende questa mostra «la più costosa tra quelle finora organizzate», ha rivelato il direttore Sam Keller.

«Sfiorare l’astrazione»

Quando Richard Serra ha scoperto Brancusi durante un soggiorno di un anno a Parigi tra il 1964 e il 1965 non sapeva che sarebbe diventato uno scultore. «Senza Brancusi, non lo sarei diventato» ha dichiarato in occasione dell’inaugurazione della mostra.

Era ancora attirato dalla pittura. Ma andando tutti i giorni nello studio ricostituito di Brancusi e disegnando ciò che chiama una «guida delle possibilità», Brancusi gli ha mostrato come «disegnare un volume».

Brancusi è sempre figurativo, ma ha sfiorato l’astrazione, secondo le parole di Serra. I gruppi di opere presentate a Riehen illustrano questo aspetto in modo molto eloquente. Che si tratti della serie dei «Baci», o più ancora le «Donne nere», le «Teste di bambini», le «Muse», i «Torsi di giovani ragazze» o le «Principesse X»  – che avevano provocato uno scandalo – Brancusi riduce le linee a una semplicità estrema. Ogni volta, sperimenta diversi materiali, marmo, pietra, legno, bronzo, per variare gli effetti nello spazio.

Brancusi «crea una presenza che opera come un centro di energia, facendo convergere verso di sé, tutta l’attenzione e tutto lo spazio che la circonda», spiega Oliver Wick. Una relazione allo spazio che caratterizza anche l’approccio di Richard Serra che, con i suoi grandi formati, costringe lo spettatore a girare intorno alle sue sculture, a entrarci o a prendere le distanze, al fine di valutare l’effetto sul suo ambiente.

Richard Serra, che parla di «sculture su larga scala» per le sue opere, spiega che «Brancusi ad un certo punto della mia vita è stato perno». Ma il legame si è rotto, secondo lui, non appena la passione per il marmo di Brancusi è diventata «feticista».

Nessun percorso cronologico

«Lo spazio è il materiale, la sostanza con la quale io lavoro», continua Richard Serra, aggiungendo che «ciò che vediamo nell’arte è ciò che ci manca». Le sculture conferiscono dinamicità allo spazio attorno ad esse, che sia interno, come alla Fondazione Beyeler, o esterno, come in molti luoghi di Basilea.

I due corpi delle opere potrebbero essere visti come retrospettive separate. Ma grazie alla scelta della Fondazione Beyeler di creare un dialogo aperto, senza cronologia, i collegamenti tra i due artisti – quando esistono – si rivelano senza imporsi grazie a gruppi di opere valorizzati negli spazi non sovraccarichi.

A proposito del «Torso di giovane ragazza» di Brancusi, Richard Serra ha dichiarato: «Se qualcuno ha realizzato un giorno un contorno veramente perfetto, idealmente bilanciato, una forma e un corpo che sono connessi al mio corpo e che costituiscono un segno e un simbolo, eccolo. Non c’è nulla da sottrarre da Brancusi. Assolutamente niente».

In questo senso, Richard Serra va oltre il suo ispiratore: le sue opere creano veramente una percezione fisica dello spazio in tutti e tutte coloro che le vedono e con le quali si confrontano. È particolarmente palese nel caso di «Delineator», costituito da due lastre di acciaio delle stesse dimensioni, uno a terra e uno sul soffitto.

Attraverso le opere di tutte le fasi creative dei due scultori, la mostra permette di affrontare due opere nella loro evoluzione e grandezza. E, oltre a queste due figure principali, è anche un secolo di storia della scultura che può essere compreso. I successori di Ernst Beyeler alla guida della fondazione stanno dimostrando che il lavoro del fondatore continua a vivere. Nel modo più bello.

Tra le 40 sculture di Brancusi, si possono ammirare:

– quattro versioni del Bacio (1907 e 1925).

– due Teste di bambino addormentato (1906-1908)

– due Prometei (1911), di cui uno non ha mai lasciato l’Inghilterra

– tre versioni della Musa addormentata (tra 1910 e 1920)

– La donna nera bianca e La donna nera bionda (1923-1926)

– due Principesse X (1915-1916)

– due Torso di ragazza (1918-1922)

In mostra anche fotografie scattate da Brancusi stesso.

Sono esposte alla Fondazione Beyeler anche disegni e dieci sculture di Richard Serra:

– Fernando Pessoa (2007/2008).

– Weights, disegni al gesso grasso litografico (2008)

– Belts (1966/67)

– Olson (1986)

– The consequence of Consequence (2011)

– Delineator (1974/75)

– Floor Pole Prop (1969)

– Right Angle Prop (1969)

– Horizontal Sign Board Prop (1969)

– House of Cards (1969)

– Strike: to Roberta and Rudy (1969-1971)

– Elevation Weights, gesso grasso su carta (2010/2011).

Il dialogo tra Constantin Brancusi (Romania nel 1876 – Parigi 1957) e Richard Serra (San Francisco 1939) non è una novità: nel 2005, la Fondazione Pulitzer per le Arti di St. Louis (USA ) aveva già immaginato un incontro «Brancusi e Serra in dialogo», ma l’architettura ha svolto il ruolo di terza interlocutrice.

La mostra alla Fondazione Beyeler può essere vista tanto come una retrospettiva di Brancusi, quanto come una retrospettiva di Serra. In entrambi i casi si tratta di una prima svizzera. Sono esposte le opere più significative di entrambi gli artisti.

Dopo Riehen (fino al 21 agosto), la mostra sarà presentata in una forma diversa, al Guggenheim Museum di Bilbao.

(traduzione dal francese, Françoise Gehring)

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