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Borse a picco, Ocse lancia allarme, fare presto

Oggi non è giornata. KEYSTONE/AP/RICHARD DREW sda-ats

(Keystone-ATS) Il mondo è in recessione, dice senza ombra di dubbio Kristalina Georgieva. Pur senza sbilanciarsi sull’ampiezza del rallentamento il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale avverte: potrebbe essere come o peggio del 2009.

Parole da brivido alle quali fa eco l’appello dell’Ocse a fare presto e spendere ora per evitare conseguenze tragiche, considerato che il pil globale perde due punti percentuali per ogni mese di misure di contenimento.

Gli allarmi lanciati dalle due organizzazioni internazionali si sommano ai dati economici che arrivano dalle due sponde dell’Atlantico e all’impasse sui ‘coronabond’. Il risultato è un nuovo tonfo delle borse, con l’Europa tutta in rosso e Londra maglia nera in calo del 5,25%.

In forte calo anche Wall Street, dove l’euforia per il piano di aiuti da 2.000 miliardi di dollari per l’economia americana sembra svanire, lasciando spazio al riaccendersi dei timori sulla diffusione del coronavirus negli Stati Uniti che, superata la Cina, volano verso i 100.000 casi. Il crollo della fiducia dei consumatori in marzo scesa ai minimi dal 2009 e le stime di S&P, che vede gli States già in recessione con un pil in calo del 12,7% nel secondo trimestre, innervosiscono gli investitori, preoccupati sull’adeguatezza del piano di aiuti approvato dal Congresso.

“È un’arma potente che si va ad aggiungere alle misure della Fed”, dice Georgieva. Un’arma che va bene per gli americani e per il resto del mondo, aggiunge senza però nascondere la gravità della situazione a livello globale. Il Fondo – spiega Georgieva – ha ricevuto già richieste di aiuto da 80 paesi e stima in almeno 2.500 miliardi di dollari le necessità finanziarie delle economie emergenti.

“Vinceremo la guerra e l’economia tornerà a correre”, dice sicuro il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ritenendo possibile una crescita al 5% nel quarto trimestre. Poi rassicura: “spenderemo quanto è necessario per tutelare gli americani”. Parole incoraggianti ma che lasciano scettici gli analisti: “vogliamo vedere il picco dei casi, da quel punto potrà partire il conto alla rovescia per la riapertura” dell’economia.

Secondo gli osservatori non va dimenticato neanche l’impatto del piano di stimoli sui conti pubblici americani: William FOester di Moody’s prevede un deficit federale al 10-12%, rispetto al 4,9% del pil pre-coronavirus stimato dal Congressional Budget Office. Fitch prevede un deficit ancora più in alto, al 13%. Si tratta di numeri superiori a quelli del record precedente post-Seconda Guerra Mondiale stabilito nel 2009, quando il era al 9,8% del pil.

I cali a Wall Street sono generalizzati. Boeing crolla del 7,74% dopo aver detto al governo di non aver bisogno del suo salvataggio. In forte calo anche le compagnie per crociere, escluse all’ultimo minuto dal pacchetto di aiuti del Congresso. Carnival arriva a perdere il 18%, Royal Carribean il 17%. Pesante anche il petrolio: a New York scende sotto i 22 dollari al barile. Un calo dettato dall’attesa caduta libera della domanda mondiale con i trasporti aerei fermi e più di un miliardo e mezzo di persone costrette a casa.

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