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Valanghe, il grande pericolo delle montagne svizzere

uomo scava nella neve con una pala
Soccorritore durante un'esercitazione nella località sciistica di Les Diablerets, nel Canton Vaud, nel dicembre 2019. Keystone / Jean-christophe Bott

La Svizzera ha una lunga tradizione nella protezione contro le slavine ed è stato il primo Paese a pubblicare un bollettino delle valanghe due volte al giorno. Fino a che punto è possibile prevederle?

Le Alpi svizzere attirano dall’Ottocento turisti da tutto il mondo. Con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie, gli operatori del settore si preparano ad affrontare una stagione invernale diversa dal solito. A causa della pandemia, i turisti dall’estero scarseggiano e le località sciistiche sono chiamate ad adottare severi piani di protezione per prevenire la diffusione del coronavirus.

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Una situazione eccezionale che non distoglie però l’attenzione da uno dei principali pericoli naturali presenti sulle montagne svizzere: le valanghe.

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Come si forma una valanga?

Le forti nevicate, la pioggia, il vento, le variazioni della temperatura e la pendenza del terreno condizionano la stabilità del manto nevoso. Quando l’equilibrio viene alterato, la massa nevosa inizia a scivolare a valle, dando origine a una valanga. Anche il peso di uno sciatore può bastare a determinare il distacco di una slavina.

In seguito al riscaldamento climatico, nelle regioni di montagna è prevista più neve oltre il limite delle nevicate. Ci sarà quindi un incremento del distaccamento di valanghe, secondo la Piattaforma nazionale svizzera ‘Pericoli naturali’.

>> Il filmato seguente mostra le immagini di valanghe cadute in Svizzera durante un periodo eccezionale nel gennaio 2018:

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Da quando in Svizzera si studiano le valanghe?

Il primo organo centrale dedicato allo studio sistematico delle valanghe in Svizzera è stato creato nel 1931 grazie all’impulso di rappresentanti del turismo invernale, delle aziende di trasporto e delle centrali idroelettriche, scrive l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF).

Nel 1940, l’esercito ha istituito il primo servizio di prevenzione delle valanghe con stazioni di osservazione in diverse località della Svizzera. Il coinvolgimento dei responsabili militari non è stato casuale: un anno prima, una valanga sopra a Lenk, nel Cantone di Berna, aveva travolto un’intera compagnia di soldati. Nel 1945 al termine della Seconda guerra mondiale, il servizio di prevenzione delle valanghe è passato in mani civili e più precisamente al neonato SLF.

Nel 2018, la gestione del pericolo di valanghe da parte della Svizzera e dell’Austria è stata inserita nell’elenco del Patrimonio mondiale immateriale dell’UNESCOCollegamento esterno.

È possibile prevedere una valanga?

“Al momento non siamo in grado di prevedere nel dettaglio dove e quando si staccherà una valanga. Possiamo solo indicare l’intervallo di tempo nel quale possono verificarsi delle valanghe in una determinata regione”, spiega a swissinfo Thomas Stucki, responsabile del gruppo ‘Valanghe e prevenzione’ dell’SLF.

Dalla sua fondazione, l’istituto con sede a Davos pubblica un bollettino delle valangheCollegamento esterno. In passato diffuso tramite radio e giornali una volta alla settimana, il bollettino – che celebra il 21 dicembre 2020 il suo 75° anniversario – è oggi pubblicato due volte al giorno durante l’inverno. Le informazioni disponibili anche su smartphone concernono tutte le Alpi svizzere, il Liechtenstein e il Giura. “Il nostro bollettino delle valanghe è simile a quello di altri Paesi alpini. Ma per molto tempo, la Svizzera è stata l’unico Paese a pubblicarlo due volte al giorno”, sottolinea Stucki, coordinatore del Servizio europeo di avviso valanghe EAWS.

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Come funziona il sistema di prevenzione delle valanghe?

In Svizzera sono stati realizzati oltre 500 chilometri di opere protettive – ad esempio reti da neve metalliche – e ampie zone boschive per proteggere villaggi, infrastrutture e vie di comunicazione. Le Alpi sono infatti più popolate rispetto ad altre regioni montane.

“Grazie alle misure di prevenzione, il numero di decessi dovuti a valanghe è rimasto stabile nonostante l’aumento delle persone in montagna.”

Thomas Stucki, istituto SLF

Il sistema di prevenzione delle valanghe, oltre che sulle 193 stazioni automatiche di misurazione, si basa anche su una vasta rete di osservatori. Circa 200 persone appositamente formate verificano la presenza di neve fresca e raccolgono dati in tutta la Svizzera, che trasmettono poi alla centrale. “Reti di osservatori esistono anche in altri Paesi, ma la densità della nostra rete e il livello di formazione e di competenza è unico”, aveva spiegato a swissinfo nel 2018 Gian Darms, esperto dell’SLF.

I dati degli osservatori sono analizzati dai collaboratori dell’SLF, che poi redigono il bollettino delle valanghe utilizzando modelli numerici delle condizioni meteorologiche e del manto nevoso. Per definire l’intensità del pericolo di una regione viene usata una scala europea divisa in cinque gradi. Questo strumento è probabilmente “il risultato più importante della collaborazione europea”, osserva Thomas Stucki.

Com’ è evoluto il numero di vittime di valanghe in Svizzera?

Dal 1936, circa 2’000 persone hanno perso la vita a causa di una valanga in Svizzera. Sull’intero arco alpino, i decessi sono in media un centinaio all’anno, scrive l’istituto SLF.

Negli ultimi 20 anni, oltre il 90% degli incidenti mortali è avvenuto in zone fuoripista. Il numero di decessi è stato particolarmente alto in Vallese e nei Grigioni.

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Dal grafico risulta che nonostante gli strumenti di prevenzione, il numero di decessi dovuti a slavine non sia diminuito. Come mai? “Oggigiorno ci sono molte più persone sulle montagne. Inoltre, le attività sugli sci non si limitano più all’inizio dell’anno, ma sono praticate tutto l’inverno. Possiamo quindi dire che grazie alle misure di prevenzione, il numero di decessi è rimasto stabile nonostante l’aumento della frequentazione”, puntualizza Thomas Stucki.

Quali sono le raccomandazioni per chi va in montagna?

La maggior parte degli incidenti da valanga è da attribuire a slavine provocate dalle stesse vittime o dai membri del loro gruppo, rileva l’SLF. Secondo Thomas Stucki, è quindi importante seguire dei corsi di formazione per poter valutare il pericolo di valanga in modo autonomo. E ovviamente, oltre a una corretta preparazione e a un adeguato equipaggiamento, l’esperto rammenta l’importanza di non avventurarsi mai da soli.

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