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Quel birrificio sul lago Maggiore

Oggi, quel che resta della fabbrica di birra Sempione, a Verbania, è in vendita: una superficie di quasi 7'000 metri quadrati sui quali, esattamente un secolo fa, la famiglia Beretta di Locarno aprì lo stabilimento e avviò una produzione brassicola che sarebbe durata più di cinquant’anni.

Un domani non troppo lontano, però, quella storia potrebbe ricominciare: le birre un tempo prodotte nello stabilimento a due passi dal lago Maggiore potrebbero tornare in commercio. Ne parliamo tra poco, ma andiamo con ordine e raccontiamo la storia dal principio.

Da Locarno a Verbania: la birra sul lago Maggiore

È il 1854: a Locarno, in Svizzera, Giovanni Beretta fonda la Birreria Nazionale Locarno negli spazi che oggi ospitano il cinema Rialto. Suo figlio, Efrem Beretta, gli succede nel 1890: ha 27 anni ma una già lunga esperienza nel mondo della birra, maturata tra San Gallo e Monaco. Nel 1921, Efrem Beretta acquista un edificio a Pallanza (una delle frazioni di cui si compone l’attuale comune di Verbania, ma che ai tempi era un comune autonomo): si tratta di un ex convento, che viene riconvertito e trasformato in brasseria. Così, il 4 ottobre di cent’anni fa, a Pallanza nasce la Birreria Nazionale Efrem Beretta, che entra in produzione qualche mese più tardi. Meno di un decennio dopo, nel 1930, la società assume il nome che conserverà per sempre: Birra Sempione.

Alla morte di Efrem, il birrificio passa ai figli: Achille, Martino ed Efrem Junior. Sono loro i protagonisti dell’affermazione del marchio Birra Sempione nel secondo dopoguerra, grazie anche agli investimenti per una nuova sala di cottura entrata in funzione nel 1962. “Prima facevamo 10-12mila ettolitri all’anno, dopo siamo arrivati a 170-180mila” spiega Tino Tiozzo, ex dipendente della Birra Sempione dove ha cominciato a lavorare nel 1954, a diciotto anni.

Oggi Tino è la memoria storica della fabbrica, per la quale ha fatto davvero di tutto: prima l’addetto alla caldaia, poi alla catena di imbottigliamento, quindi autista incaricato di portare la birra ai depositi. Fino al 1962, quando viene assegnato proprio alla nuova sala di cottura. “Era una fabbrica molto bella, si andava tutti d’accordo. Ho vissuto più tempo lì dentro che fuori, ma mi sono divertito” assicura l’ex dipendente.

Un successo travolgente

C’è da credergli: negli anni ‘60 le cose, per la Birra Sempione, vanno sempre meglio. La produzione cresce senza sosta e le bottiglie vengono commercializzate in Piemonte e Lombardia. Fino al 1968, quando Giovanni Santambrogio, proprietario della Boario, entra nella società: “Lo chiamavano ‘il re delle acque’ e ha stravolto un po’ tutto” ricorda Tiozzo. Il motivo? “Non era un appassionato della birra, ma un imprenditore, un industriale, un commerciante. Insomma, non gli interessava il prodotto birra, bensì guadagnare. È in quel momento che è andato un po’ tutto a ramengo”.

In pochi anni, così, la Birra Sempione passa di mano: la famiglia Beretta la cede a Santambrogio, che a sua volta, nel ‘74, la vende al gruppo Wuhrer. La fine è segnata anche da alcune polemiche: “Per far chiudere la fabbrica ne hanno inventate di tutti i colori – dice l’ex dipendente -. Hanno detto che i pozzi d’acqua erano inquinati, ad esempio, ma non era vero niente”.

Il piano di rilancio: la birra Sempione presto di nuovo in commercio?

A quasi mezzo secolo di distanza dalla chiusura dello stabilimento di Pallanza, la birra Sempione potrebbe tornare in commercio: un imprenditore di Verbania lavora da alcuni mesi al rilancio della produzione; raggiunto telefonicamente, conferma il progetto ma chiede che per il momento non venga reso noto il suo nome.

L’idea, spiega, è quello di ricominciare a produrre tutte e tre le birre proposte a suo tempo dalla famiglia Beretta: la Sempione, la Pallanza e la Locarno. Le prime due verrebbero prodotte e distribuite in Italia, mentre la Locarno – come da tradizione – sarebbe prodotta in Svizzera. L’intenzione è quella di mettere in vendita le nuove birre già dall’estate del 2021, anche se la pandemia di Covid-19 sta rallentando lo sviluppo del progetto. Le prime bottiglie di prova, in ogni caso, sono già state prodotte.

E l’ex birrificio di Verbania Pallanza? Troppo presto per immaginarne il futuro: dopo quasi cinquant’anni di inutilizzo, oggi la struttura versa in condizioni di abbandono.

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