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Biodiversità: UFAM, metà habitat e un terzo specie a rischio

Emerge una situazione preoccupante dal rapporto sullo stato della biodiversità in Svizzera pubblicato oggi dall'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM). KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Emerge una situazione preoccupante dal rapporto sullo stato della biodiversità in Svizzera pubblicato oggi dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). La metà degli habitat presi in esame e più di un terzo delle specie animali e vegetali sono infatti minacciati.

I colpevoli principali, si legge in una nota odierna dell’UFAM, sono lo sfruttamento del suolo e delle acque derivato dalla domanda di superfici per insediamenti e dall’agricoltura intensiva, così come l’inquinamento da azoto e il cambiamento climatico.

Il costante declino della biodiversità mette in pericolo l’esistenza stessa delle specie indigene e la qualità della vita umana, la prosperità dell’economia come pure l’unicità dei paesaggi elvetici, prosegue il comunicato. Tutelarla non è dunque solo una responsabilità etica, evidenzia l’UFAM.

Di habitat come i prati secchi e le zone umide, un tempo molto diffusi, restano ormai solo i residui. La loro frammentazione e il loro isolamento aumentano il rischio di estinzione per specie come la raganella, che per deporre le uova ha bisogno di terreni temporaneamente inondati, deplora l’UFAM.

Queste specie vengono poi pian piano sostituite da altre prive di esigenze particolari, che si diffondono uniformando paesaggio e organismi viventi.

Nel quadro dell’attuazione della Strategia Biodiversità Svizzera del Consiglio federale, Confederazione e Cantoni hanno adottato diversi accorgimenti al fine di raggiungere gli obbiettivi di salvaguardia e conservazione dell’ambiente.

L’UFAM cita le misure urgenti di risanamento e valorizzazione dei biotopi d’importanza nazionale, per le quali il governo ha raddoppiato lo scorso anno i finanziamenti. Menzionata pure la creazione di riserve forestali e superfici di promozione della biodiversità in ambienti rurali, il sostegno alla rinaturazione dei corsi d’acqua e la messa sotto protezione di ecosistemi come le paludi. Tutto ciò ha permesso di frenare il regresso della biodiversità, senza tuttavia arrestarlo, ammette il comunicato.

Lunedì, organizzazioni ambientaliste quali Pro Natura e le sezioni elvetiche di WWF e BirdLife avevano lamentato come cinque anni dopo il lancio della strategia governativa in materia, le cose non fossero cambiate. Mettendo in luce come il deteriorarsi delle condizioni di flora, fauna ed ecosistemi proseguisse “inesorabile” e “inquietante”, avevano invitato Berna ad assumersi le proprie responsabilità, passando dalle parole ai fatti. A loro avviso, solo uno dei 18 obbiettivi fissati nel 2012 potrà essere raggiunto entro il 2020. La Svizzera è da anni in fondo alla graduatoria europea per quel che riguarda quantità e qualità delle aree protette, si rammaricano.

L’UFAM assicura che il Consiglio federale, probabilmente nel corso della seconda metà dell’anno, esaminerà il piano d’azione e deciderà quali ulteriori passi compiere su questo tema.

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