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Biodiversità: il tempo stringe

Sempre più specie animali e vegetali spariscono ogni anno dal pianeta Keystone

Una conferenza internazionale in Malesia rilancia la speranza di accordi sulla protezione della diversità biologica di specie animali e vegetali.

Il capo della delegazione elvetica avverte però che non c’è più tempo da perdere.

“Se riusciamo a mettere in moto un processo che rallenti le perdite fin qui subite avremo fatto dei progressi”. Lo dichiarava a swissinfo, alla vigilia della sua partenza per la Malesia, Beat Nobs, delegato svizzero per l’ambiente.

A dodici anni dal lancio del primo appuntamento di Rio de Janeiro, lunedì a Kuala Lumpur, si è aperta la settima conferenza mondiale sulla Convenzione sulle diversità biologiche, siglata nel 1992.

La conferenza, cui prendono parte i rappresentanti dei 188 Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione, durerà fino al 20 febbraio. Tema dell’incontro: i rischi derivati dalla distruzione delle biodiversità a causa di uno sviluppo troppo centrato sull’uomo, come l’urbanizzazione e l’agricoltura intensiva.

Secondo l’organizzazione World Conservation Union (IUCN), nel mondo spariscono ogni anno 27 mila specie. 24 per cento dei mammiferi e 12 per cento degli uccelli sono minacciati.

Un piano d’azione

Nel 2002, dieci anni dopo il summit di Rio, al summit della Terra di Johannesburg era stato deciso di prendere provvedimenti per invertire la tendenza all’impoverimento della diversità biologica entro il 2010. Non erano però state adottate misure concrete.

Nei prossimi sei anni dunque bisognerà darsi da fare per rallentare la tendenza, a livello globale, regionale e nazionale.

Aree protette

Gli ambientalisti dicono che la prosperità del pianeta dipende dalla capacità di conservare la biodiversità, che provvede una serie di servizi alla società, che vanno dal settore alimentare a quello medico.

La necessità di stabilire aree protette è riconosciuta da tempo e infatti queste oggi rappresentano l’11,5 per cento della superficie terrestre.

Ma più difficile è trovare accordi sui compensi per le popolazioni che si occupano delle foreste e di altri habitat naturali che rappresentano un bene per tutta l’umanità.

“Non si parla solo di parchi naturali, che sono ben protetti”, spiega Nobs. “Le aree protette debbono anche garantire un impiego sostenibile da parte degli abitanti. Solo se si coinvolgono le persone c’è una possibilità di mettere in pratica le misure necessarie”.

Biosicurezza

Il meeting sarà anche l’occasione per fare, per la prima volta, il punto sul Protocollo per la Biosicurezza, che regola gli scambi internazionali di organismi geneticamente modificati (Ogm).

I tre principali esportatori di Ogm – Canada, Stati Uniti e Argentina – parteciparono all’elaborazione del protocollo, nel gennaio del 2000, ma poi non lo sottoscrissero. I tre Paesi sono presenti al convegno di Kuala Lumpur in qualità di «osservatori».

La popolosità

Neppure la Svizzera è esente dal problema della perdita di biodiversità. 24 per cento dei volatili, 32 per cento delle specie vegetali selvatiche, 95 per cento degli anfibi e 80 per cento dei rettili sono minacciati o già estinti.

Secondo Nobs la Svizzera ha una strategia per la protezione della biodiversità, ma resta molto da fare: “La pressione sulla diversità biologica in un Paese come la Svizzera deriva dal fatto di essere intensamente abitato in zone geografiche piuttosto limitate.”

Un recente studio rivela ad esempio che delle circa 70 specie ittiche locali, otto sono estinte, cinque quasi estinte e altre 45 minacciate.


swissinfo, Vincent Landon,
traduzione e adattamento, Raffaella Rossello

La settima conferenza mondiale sulla Convenzione sulle diversità biologiche ha luogo a Kuala Lumpur, in Malesia, dal 9 al 20 febbraio.
Sarà seguita da un incontro sulla Biosicurezza riguardante gli organismi geneticamente modificati, dal 23 al 27 febbraio.
Gli scienziati ritengono che sulla terra vivano attualmente tra i 10 e i 100 milioni di specie vegetali e animali.
I Paesi che partecipano alla conferenza cercano accordi che contribuiscano a ridurre l’attuale costante progressione della distruzione della biodiversità.

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