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Biodiversità e tecnologia a braccetto

Tante specie di farfalle quante se ne trovano nell'intero continente africano: un esempio della biodiversità del Costa Rica. philip.greenspun.com

Le medicine del futuro? Forse sono nelle piante di oggi. Per scoprirlo, la costaricana INBio e il politecnico di Zurigo uniscono le forze.

Un progetto rivoluzionario fatto di ricerca farmacologica, protezione del patrimonio naturale ed equità nei rapporti Nord-Sud.

Il tasso è un albero che già per il suo nome – forse perché è poco originale e lo deve condividere con un animale e con i tassi d’interesse – risulta un po’ antipatico. Se aggiungiamo il fatto che è tossico, l’antipatia trova anche una sua giustificazione. Ma non ci si può fermare alle apparenze.

Come diceva già nel XVI secolo Paracelsus, il padre della moderna farmacologia, «tutto è veleno e niente è veleno. Decisiva è la dose». Certo, il tasso è tossico, ma è anche all’origine di un principio attivo, il taxol, che si è rivelato molto efficace nella cura di certi tipi di cancro.

La flora costaricana in provetta

La ricerca di sostanze naturali in grado di combattere determinate malattie è uno dei passi fondamentali per lo sviluppo di medicamenti innovativi. In questo come in altri casi, le materie prime si trovano soprattutto nei paesi in via di sviluppo, mentre le tecnologie necessarie alla ricerca sono concentrate nei paesi più ricchi.

Il politecnico federale di Zurigo (ETH) vuole superare questo ostacolo collaborando con INBio (Istituto nazionale per la biodiversità), un’organizzazione non governativa (Ong) basata in Costa Rica. «Si tratta di una cooperazione in cui i partner sono sullo stesso piano», spiega a swissinfo il professor Gerd Folkers dell’istituto di farmacia dell’ETH. «INBio seleziona e cataloga diversi tipi d’estratti vegetali e noi mettiamo a disposizione i nostri sistemi d’analisi più raffinati».

Grazie ai moderni mezzi di comunicazione interattiva gli studiosi costaricani potranno seguire in tempo reale l’andamento delle analisi e contribuire alla loro interpretazione. «È un passo avanti anche nella lotta alla fuga di cervelli» afferma Folkers. «Spesso mi è capitato di avere studenti stranieri brillanti che una volta terminata la specializzazione in Svizzera si fermavano qui. Con questo progetto permettiamo ai ricercatori del Costa Rica di avere accesso ad una tecnologia di punta dal loro paese».

Piccolo paradiso dell’America centrale

Pur ricoprendo solo lo 0.03% della superficie terrestre, il Costa Rica, con le sue 11 differenti zone climatiche, può annoverare il 4% delle specie viventi sul nostro pianeta. Non c’è dunque da stupirsi se viene considerato una potenziale fonte di principi attivi naturali.

E poiché spesso questi principi attivi si sviluppano in ecosistemi complessi, dove la singola pianta interagisce con innumerevoli altri fattori, è importante impegnarsi affinché la biodiversità venga mantenuta e protetta.

Ma non è solo la presenza di materie prime a rendere interessante una collaborazione con i costaricani. «Il paese è politicamente stabile», fa notare Isabel Montero de la Camara, ambasciatrice del Costa Rica in Svizzera «l’educazione è la nostra preoccupazione principale e siamo certo il paese dell’America latina con il più alto numero di computer pro capite. Insomma, non esportiamo solo banane e caffè, ma anche microchips».

No al furto di risorse naturali

L’organizzazione non governativa INBio ha già allestito una collezione di 2000 estratti provenienti da diversi organismi. Grazie alla collaborazione con l’ETH sarà ora possibile analizzarli in modo completo.

In un periodo in cui ricercatori e ditte farmaceutiche occidentali sono spesso accusate di saccheggiare le risorse naturali dei paesi in via di sviluppo, il progetto del politecnico zurighese potrebbe sembrare sospetto. «Quello che vogliamo è stabilire un rapporto equo e sostenibile», assicura Folkers. «Sia l’ETH che INBio sono organizzazioni che non hanno scopo di lucro, la ricerca e la formazione sono al centro dei nostri interessi».

Anche per la Dichiarazione di Berna – un’Ong terzomondista svizzera – il progetto è un passo nella direzione giusta, che non dovrebbe comportare rischi di sfruttamento.

Medicine lontane

Una volta discussi gli ultimi dettagli, il progetto potrà partire. Non ci si aspetta di arrivare allo sviluppo di nuovi medicamenti. Il successo sarà dato dal numero di principi attivi trovati, dalla qualità della collaborazione, dal numero di pubblicazioni realizzate e dallo sfruttamento ottimale delle tecnologie di comunicazione.

«Per realizzare una medicina ci vogliono anni di studi e centinaia di milioni» afferma Folkers. «Scopriremo certo delle sostanze interessanti, ma quello che in una provetta uccide i microbi non è ancora un medicamento».

D’altro canto, solo chi cerca trova. Se poi questa ricerca si fa nel rispetto dell’ambiente e dei rapporti sociali tra Nord e Sud del mondo, c’è tutto da guadagnare.

swissinfo, Doris Lucini

Il progetto ETH – Costa Rica dovrebbe partire entro un anno
Il primo budget si aggira intorno ai 10 milioni di franchi
Durata prevista 5 – 10 anni

Il politecnico federale di Zurigo e INBio (Istituto nazionale per la biodiversità, Costa Rica) stanno discutendo gli ultimi dettagli di un progetto di collaborazione che dovrebbe aprire nuove strade alla ricerca di sostanze biomediche.

Le tecnologie d’avanguardia presenti in Svizzera permetteranno di analizzare i principi attivi vegetali selezionati dai ricercatori costaricani.

Entrambi i partner collaboreranno all’interpretazione dei dati. L’interazione a distanza e in tempo reale sarà possibile grazie al laboratorio virtuale sviluppato dal politecnico zurighese.

Se dovessero verificarsi scoperte rilevanti, i profitti saranno condivisi nel rispetto della legislazione vigente in materia di proprietà intellettuale.

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