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Biodiversità, obiettivo fallito

L’urbanizzazione del paesaggio e le attività turistiche mettono a repentaglio la biodiversità. scnat.ch

Nel 2003, la Svizzera si era posta l’obiettivo di bloccare la perdita di biodiversità entro il 2010. L’impegno non è stato rispettato, lo affermano ottanta ricercatori presentando le conclusioni di un progetto di ricerca. Le speranze sono riposte ora nella strategia nazionale.

La Svizzera è uno dei tanti Paesi europei che si sono presi l’impegno di rallentare la scomparsa di specie animali, vegetali e di ecosistemi in occasione della quinta conferenza ministeriale «An Environment for Europe» tenuta a Kiev nel 2003.

Un progetto di ricerca del Forum svizzero sulla biodiversità, che ha coinvolto 80 ricercatori ed esperti, è giunto ad una disarmante conclusione: l’obiettivo di frenare la perdita di biodiversità in Svizzera non è stato raggiunto e rimane per il momento un mero miraggio.

Le conclusioni dello studio, raccolte in un nuovo libro dal titolo «L’evoluzione della biodiversità in Svizzera dal 1900», sono state presentate in aprile a Zurigo.

Ecosistema messo sotto pressione

Dal 1900 al 1990 la biodiversità è diminuita ovunque, in certe regioni in maniera più accentuata che in altre. Nell’Altopiano svizzero – per esempio – si è verificata una scomparsa maggiore di specie e habitat, rispetto alle regioni di montagna.

Nemmeno nelle foreste, spazio prediletto d’insetti, funghi e licheni, si è riusciti a bloccare la distruzione della biodiversità. Nell’Altopiano, invece, 100’000 «ostacoli» frenano il normale corso di ruscelli, torrenti e fiumi. Anche la superficie e la qualità di prati e pascoli secchi si è ridotta, soprattutto a causa dell’urbanizzazione.

Se non altro, negli ultimi 20 anni, si è riusciti a rallentare la perdita di varie specie e spazi in certi ecosistemi.

Purtroppo però, secondo gli esperti, l’apice non è ancora stato raggiunto e non ci si può quindi attendere un’inversione di tendenza prima del 2020, specialmente a causa dello sfruttamento intensivo delle regioni di montagna da parte dell’agricoltura, dello sviluppo urbano e dell’incremento delle attività legate al turismo. Inoltre, diversi ecosistemi sono messi a dura prova da nuove specie invasive e dai cambiamenti climatici.

Una sconfitta preventivata

«Temiamo che i benefici derivanti dagli ecosistemi non potranno essere garantiti a lungo termine. Gli ecosistemi hanno infatti la facoltà di smorzare gli effetti del cambiamento climatico, di immagazzinare anidride carbonica, di purificare l’acqua e di creare delle aree di riposo», ha messo in guardia Daniela Pauli del Forum svizzero sulla biodiversità.

Il quadro non è poi tanto drammatico, ha affermato invece Pro Natura, organizzazione ambientalista svizzera. Secondo il suo portavoce Nicolas Wüthrich, la Svizzera ha fatto bene a fissare un obiettivo ambizioso per il 2010. Obiettivo che obbliga il Paese ad affrontare di petto al situazione e a sensibilizzare maggiormente la popolazione al problema.

«Eravamo consapevoli che non era per nulla facile raggiungere questo traguardo. Non si tratta quindi di una vera sconfitta. A sorprendere sono state invece le dichiarazioni del governo che fino all’anno scorso riteneva plausibile realizzare questo intento, quando gli esperti dichiaravano invece il contrario», ha ribadito a swissinfo.ch Wüthrich.

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Strategia nazionale

Pro Natura, così come altre associazioni ambientaliste, ripone le proprie speranze nella strategia nazionale per la biodiversità che verrà presentata all’inizio del 2011 al parlamento.

L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ha spiegato a swissinfo.ch che l’obiettivo 2010, malgrado non sia stato rispettato, ha avuto il pregio di incoraggiare i vari gruppi e associazioni ad impegnarsi per il raggiungimento di una meta comune. «È stato un processo fondamentale in prospettiva della strategia nazionale», ha sottolineato il portavoce dell’UFAM.

Per gli autori della ricerca, invece, il mancato raggiungimento degli obiettivi è stata una pillola particolarmente amara da ingoiare. «Siamo delusi che il proposito non sia stato onorato, ma stiamo già intravedendo la luce alla fine del tunnel», ha affermato Thomas Walter, uno dei ricercatori.

Uniti per la biodiversità

Il rapporto del Forum svizzero sulla biodiversità ricorda che la Svizzera ha una buona base legale e che grazie alle numerose misure in favore della protezione della biodiversità la situazione non è completamente compromessa. Precisa però che «la loro applicazione lascia ancora a desiderare».

«Considerata l’enorme perdita di biodiversità prima del 1990 e la costante diminuzione delle specie, degli ecosistemi e il peggioramento della loro qualità, è necessario intervenire immediatamente», annota infine il rapporto.

«La Svizzera dovrebbe impegnarsi in favore del mantenimento, dello sviluppo e della creazione di habitat speciali in grande scala. Ciò sarà possibile soltanto se tutti gli attori della politica e della società si prendono le proprie responsabilità per la biodiversità».

Jessica Dacey, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento dall’inglese, Luca Beti)

Il 12 giugno 1992, a Rio, l’allora consigliere federale Flavio Cotti firmava la Convenzione sulla biodiversità. In Svizzera, l’accordo è stato ratificato nel 1994, entrando in vigore un anno più tardi.

La Convenzione ha dato l’impulso per il Progetto integrato biodiversità (1993) sfociato qualche anno più tardi nel Forum svizzero sulla biodiversità (1999).

Nonostante la Svizzera si sia ufficialmente impegnata a frenare la perdita di biodiversità – obiettivo lungi dall’essere raggiunto – non dispone ancora di una strategia nazionale. In questo campo è in notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei.

Il parlamento ha inserito l’elaborazione di una strategia per la conservazione e la promozione della biodiversità nel programma di legislatura 2007-2008.

L’Ufficio federale dell’ambiente ha cominciato i lavori di preparazione della strategia nazionale nel 2009.

Il progetto dovrebbe essere sottoposto al governo nel 2010 e discusso dalle camere nel 2011.

1979: i paesi membri del Consiglio d’Europa firmano la Convenzione di Berna, nella capitale svizzera, sulla conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi.

1992: al vertice della Terra di Rio de Janeiro, in Brasile, viene firmata, sotto l’egida dell’ONU, la prima Convenzione internazionale sulla biodiversità, considerata da allora essenziale per uno sviluppo sostenibile a livello planetario.

2001: al vertice europeo di Göteborg, in Svezia, i paesi dell’UE fissano come obbiettivo di porre fine, entro il 2010, al deterioramento della biodiversità sul continente.

2002: un impegno analogo viene assunto dai membri dell’ONU al quarto vertice della Terra tenuto a Johannesburg, in Sudafrica.

2010: in marzo, a Doha, nel Qatar, la biodiversità sarà al centro della conferenza della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). In ottobre è inoltre in programma a Nagoya, in Giappone, la 10ma conferenza della Convenzione sulla diversità biologica (CBD).

traduzione e adattamento: Luca Beti

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