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Bilaterali: libera circolazione… del sesso?

Spesso si dimentica che anche la prostituzione è uno dei settori di attività dell'economia svizzera Keystone

Gli Accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles facilitano l'immigrazione di lavoratori stranieri. Non solo di operai o diplomati, ma anche di professioniste del sesso.

A livello nazionale, l’influsso diretto della libera circolazione delle persone sul numero di prostitute è però difficile da confermare. La «colpa» è dei cantoni, ognuno con le sue leggi e la sua sensibilità in materia.

Con l’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea (1° giugno 2002), il mercato del lavoro elvetico si è progressivamente aperto ai lavoratori in provenienza dal continente.

Tanto si è parlato della manodopera estera attiva in settori come la ristorazione, l’edilizia o nel ramo dei servizi. Poco o nulla si è invece detto su chi pratica il «mestiere più vecchio del mondo».

Eppure, anche per le prostitute straniere ufficialmente riconosciute tali, gli Accordi bilaterali possono offrire un’opportunità. Perlomeno nei cantoni in cui la professione è autorizzata.

Prostitute registrate

È il caso di Ginevra, dove nel 2005 il numero di prostitute registrate – ovvero che dispongono di un regolare permesso di lavoro – è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, salendo a 1’200.

Per il portavoce della polizia cantonale, l’aumento è «essenzialmente dovuto agli Accordi bilaterali».

Eric Grandjean precisa ad ogni modo che la popolazione delle «belle di notte» (provenienti in particolare dalla Francia) non è esplosa da un anno all’altro: «Molte di loro, che erano in possesso di un permesso temporaneo di dimora B, hanno semplicemente regolarizzato la loro situazione».

Differenze regionali

Anche a Zurigo – dove le prostitute legali sono circa 4’100 – è stata osservata una progressione, sebbene più contenuta (+10%).

Rolf Vieli, responsabile del progetto Langstrasse PLUS (un programma per la rivalutazione del quartiere della Langstrasse, una zona del centro nota per la sua vita notturna e il traffico di droga), non crede tuttavia che gli accordi con l’Unione europea siano l’unica spiegazione.

«Bisogna considerare anche altri aspetti. Ad esempio, la situazione economica che vige all’estero», osserva, sottolineando che con le statistiche attuali è comunque prematuro parlare di un influsso dei Bilaterali.

Della stessa opinione, ma per ragioni diverse, è Alfredo Bazzocco, tenente della polizia del canton Ticino. Per lui, il fenomeno della prostituzione e il suo evolversi a livello regionale non è tanto legato agli accordi internazionali, quanto alle peculiarità cantonali. Tra queste, la legislazione.

«A differenza di altri cantoni, da noi è in vigore una legge che disciplina l’esercizio della prostituzione. L’aumento delle persone registrate è sicuramente correlato all’introduzione dell’obbligo di annuncio presso le autorità», indica Bazzocco.

Estensione della libera circolazione

Se è troppo complesso valutare globalmente la dinamica della prostituzione in ottica Accordi bilaterali – vuoi per la limitatezza delle cifre disponibili, vuoi per le differenze tra i cantoni – non è però prematuro immaginare le possibili conseguenze dell’estensione della libera circolazione delle persone ai 10 nuovi Stati dell’Unione europea.

Tra la lista dei nuovi membri, figurano vari Paesi conosciuti per il loro mercato a luci rosse (Polonia, Repubblica ceca, Ungheria,…). E come ci suggerisce Alfredo Bazzocco, le prostitute sono spesso libere professioniste e quindi paragonabili al famoso «idraulico polacco» del quale si è tanto parlato durante i dibatti sull’estensione.

«È possibile che assisteremo ad un aumento, sebbene bisogna considerare che per le prostitute le possibilità di guadagno in Svizzera non sono poi così attraenti», spiega Vieli.

Per l’Ufficio federale della migrazione (Ufm), l’estensione della libera circolazione non dovrebbe invece avere grosse conseguenze.

L’accordo – ci rammenta il portavoce dell’Ufm Dominique Boillat – sottostà a limitazioni federali e la sua messa in atto è di competenza dei cantoni, i quali gestiscono i permessi in base ai contingenti fissati dalla Confederazione.

Dumping salariale

Nel discorso sull’apertura verso i Paesi dell’Est, non può mancare un riferimento al tema del «dumping salariale» (livellamento verso il basso degli stipendi in seguito all’arrivo di manodopera più a buon mercato), che tanto preoccupa diversi ambienti dell’economia.

Difficile però prevedere se il fenomeno coinvolgerà anche il mondo a luci rosse, dove il compenso di una prostituta è determinato da vari parametri (età, nazionalità, stato di salute, luogo d’incontro,…) e non solo dai prezzi fissati dalla concorrenza.

Ad ogni modo, per le numerose prostitute in Svizzera (di cui una buona parte con passaporto rossocrociato), nessuno ha previsto misure di accompagnamento o ispettori di controllo per garantire, anche a loro, condizioni minimali.

swissinfo, Luigi Jorio

In Svizzera, la prostituzione ha uno statuto legale.

La sua autorizzazione e le condizioni che la disciplinano variano tuttavia a dipendenza del cantone e del comune.

Il cantone di Ginevra è stato il primo ad adottare una legge in questo senso (1994).

Il Codice penale elvetico punisce invece la promozione della prostituzione (in particolare chi sospinge un minorenne) e lo sfruttamento di atti sessuali.

Secondo le ultime stime fornite dall’Ufficio federale di polizia, le prostitute in Svizzera erano 11’500 a fine 2000.
5’200 regolarmente annunciate e 6’300 illegali.
Attualmente, il fenomeno potrebbe aver però assunto un’ampiezza maggiore: nel 2005, solo a Zurigo, erano 4’100 le prostitute registrate.
1’200 a Ginevra.
Un centinaio in Ticino.

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