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Bilaterali: Doris nella tana del lupo

Luca Albertoni (direttore della Camera di commercio del Canton Ticino) e la consigliera federale Doris Leuthard, uniti nel sostenere gli accordi bilaterali swissinfo.ch

La consigliera federale Doris Leuthard ha nuovamente perorato la causa della libera circolazione delle persone partendo proprio dal Ticino, dove gli accordi sono apertamente osteggiati da una parte dal cantone.

Giunta nella tana del lupo – il referendum contro l’estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria è stato lanciato proprio dal Ticino, su iniziativa della Lega dei ticinesi – Doris Leuthard non si è per nulla lasciata intimidire.

“Gli accordi bilaterali sono un successo e la libera circolazione delle persone ha creato più opportunità che problemi”. L’invito è dunque chiaro: il prossimo 8 febbraio l’estensione della libera circolazione delle persone ai due nuovi stati membri dell’Unione europea (UE), Romania e Bulgaria, va approvata.

Ospite a Mendrisio della Camera di commercio del Canton Ticino, la ministra dell’economia è stata molto diretta. “Anche per il Ticino – dichiara a swissinfo la consigliera federale – la conferma degli accordi bilaterali è di grande importanza, poiché anche il Ticino ha tratto dei benefici da questo pacchetto di accordi. Un cantone come il vostro, legato al Nord Italia da intensi rapporti commerciali, ha interesse a sostenere questa via bilaterale”.

Una visione confermata da Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del canton Ticino: “Sappiamo benissimo che la campagna in vista del voto dell’8 febbraio sarà molto dura e in Ticino il risultato negativo è quasi scontato. Ma per l’economia ticinese, che io rappresento, gli accordi bilaterali sono un’opportunità di sviluppo e di crescita importanti”.

L’eurofobia del Ticino

Berna è abituata all’eurofobia del Ticino, ma la può comprendere solo in parte: “Capisco che i ticinesi, confrontati con il fenomeno dei frontalieri, abbiano delle paure. Ma i frontalieri – spiega ancora Doris Leuthard – ci sono e ci saranno con o senza bilaterali, non sono una conseguenza della libera circolazione delle persone”.

Occorre comunque ricordare che in Ticino – in base ai dati dell’Ufficio federale di statistica che ha preso in esame l’evoluzione nel periodo 2003-2008 – circa un quinto delle persone occupate (il 22%) sono frontalieri: si tratta del dato più elevato per tutta la Svizzera. Quotidianamente sono 42 mila 180 le persone che fanno a spola tra il proprio domicilio e il luogo di lavoro in Ticino.

Insomma il Ticino, regione di frontiera, vive questa situazione con sentimenti contrastanti: “Non nego che ci possano essere degli abusi – riconosce la ministra dell’economia – e mi rendo perfettamente conto che sulla questione della reciprocità occorre prendere dei provvedimenti, specialmente nel ramo edilizio. Ma dobbiamo comunque essere consapevoli che gli abusi o le cose che non vanno, ci sono dappertutto, fanno parte della vita”.

Abituato alle posizioni difensive del Ticino, il presidente della Camera di commercio Franco Ambrosetti vuole comunque sperare in una chiusura meno blindata in occasione della prossima votazione. “Per molti anni – ricorda i presidente – il Ticino ha manifestato una posizione di chiusura, per paura di una nuova realtà poco conosciuta. Ma oggi il futuro non deve farci più paura. Il Ticino deve e può fare meglio: ad ogni votazione a carattere europeo, il consenso è cresciuto del 10%. Vedremo il prossimo 8 febbraio”.

C’è il dialogo e chi non vuol sentire

Proprio per mostrare che il Ticino non è dimenticato da Berna, nel primo trimestre del 2009 il Dipartimento federale dell’economia ha in agenda una serie di incontri con la Camera di commercio di Varese e di Milano. “Intendiamo sciogliere questi nodi muovendoci sul fronte diplomatico, politico ed economico. Non è sicuramente dicendo no ai bilaterali – ammonisce Leuthard – che si risolvono i problemi”.

E aggiunge: “È ovvio che quando si aprono i mercati, occorre un periodo di rodaggio per valutare cosa funziona e cosa non funziona. La Germania e l’Austria, per esempio, denunciano le misure protezioniste di alcuni cantoni. Insomma dobbiamo renderci conto che la perfezione non esiste. Esiste però la possibilità di risolvere i problemi e trovare delle soluzioni”.

E fra le misure concrete per monitare e combattere abusi e pressione sui salari, Doris Leuthard ha annunciato l’intensificazione dei controlli: l’obiettivo del 2010 è aumentarli del 20%. “Occorre però tenere presente – puntualizza la ministra – che la libera circolazione delle persone reagisce al mercato in modo molto rapido. Ciò significa che se non c’è lavoro in Svizzera, l’immigrazione diminuisce”.

Parole che “i lupi” della situazione – ovvero il consigliere nazionale leghista Attilio Bignasca e il presidente della sezione ticinese dell’Unione democratica di centro, Pierre Rusconi – hanno accolto con un certo scetticismo. Quest’ultimo non ha dubbi: “Noi svizzeri pecchiamo di ingenuità e vogliamo essere più papisti del papa. Applichiamo i bilaterali alla lettera, mentri i nostri vicini dei bilaterali se ne fregano”. Attilio Bignasca ha puntato il dito accusatore sulle tante promesse, tutte mai mantenute: “Ma ormai la frittata è fatta”.

La storia di un successo

Da una parte lupi che ululano, dall’altra pastori che difendono con fermezza le scelte del consiglio federale, come il consigliere nazionale Fulvio Pelli, presidente del Partito liberale radicale svizzero, e l’imprenditore Valentino Benicchio. Per loro i bilaterali sono la storia di un successo.

“La Svizzera – osserva Pelli – esporta la metà dei beni che produce. I rapporti internazionali sono pertanto fondamentali per il nostro Paese”. E Benicchio ha dimostrato, sulla base della sua esperienza personale, che per un ticinese lavorare in Italia è possibile e anche senza arenarsi in pastoie burocratiche.

“I bilaterali – conclude Leuthard – ci hanno permesso di crescere economicamente a un ritmo nettamente superiore rispetto agli anni precedenti la loro entrata in vigore. E costituiscono uno dei più grandi successi diplomatici della Svizzera”.

swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio

Il popolo svizzero ha approvato, a larga maggioranza, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone nel 2000. Cinque anni più tardi, ha reiterato il proprio appoggio all’estensione dell’Accordo agli Stati che hanno aderito all’Unione europea nel 2004.

Prima delle entrata in vigore della libera circolazione delle persone, nel 2002, la Confederazione esportava merce per 83 miliardi di franchi e ne importava per 94 milardi, nel 2007 le cifre delle esportazioni hanno raggiunto 200 miliardi e quelle delle importazioni 107.

L’accordo

• prevede la parità di trattamento tra cittadini svizzeri e quelli dell’UE per quanto riguarda il soggiorno e il lavoro.
• disciplina l’apertura reciproca, progressiva e controllata, dei mercati del lavoro (periodi transitori).
• disciplina il reciproco riconoscimento dei diplomi e il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
• sono state introdotte delle misure di accompagnamento per tutelare i lavoratori (rispetto delle condizioni minime lavorative e retributive, usuali in Svizzera).

Svizzera-Romania

La presenza svizzera in Romania è di circa 120 imprese che danno lavoro a oltre 10 mila persone. Alla fine del 2006 il totale degli investimenti diretti svizzeri in Romania era di 1,3 miliardi di franchi, situando cosí la Svizzera al dodicesimo posto degli investitori stranieri in questo paese.

Svizzera-Bulgaria

La Bulgaria è un partner sempre più importante con il quale si intensificano le relazioni in ambito economico, politico e culturale. Con un importo totale di 445 milioni di franchi di scambi commerciali nel 2006 (in aumento del 35 % rispetto all’anno precedente), la Bulgaria è il secondo partner commerciale della Svizzera nell’Europa sud orientale.

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