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Bilancio positivo per Ogi della sua visita di due giorni in Cina

Una turista ammira una coppia di stambecchi Made in China esposti nel negozio di souvenir situato al Pilatus Kulm, la celebre stazione di montagna svizzera Keystone

Il presidente della Confederazione ha partecipato ai festeggiamenti per il 50esimo anniversario delle relazioni bilaterali e ha incontrato i massimi dirigenti cinesi. Al centro dei colloqui i rapporti economici e l'adesione della Cina all'OMC.

Un anno dopo l’incidente diplomatico avvenuto durante la visita a Berna del presidente cinese Jiang Zemin, i rapporti tra Berna e Pechino sono da considerare nuovamente buoni e intatti. È quanto ha dichiarato Adolf Ogi, dopo aver incontrato negli ultimi due giorni il capo Stato cinese, il primo ministro Zhu Rongji e il ministro della difesa Chi Haotian.

La questione dei diritti umani è stata affrontata «in dettaglio e in modo sorprendentemente aperto», ha dichiarato il presidente della Confederazione. «Abbiamo parlato delle differenze che restano sui diritti umani, ma anche dei progressi», ha aggiunto Ogi che mercoledì ha preso parte ai festeggiamenti indetti per commemorare il 50 esimo anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali. «La Cina è pienamente soddisfatta del sano sviluppo dei rapporti bilaterali», gli ha fatto eco il premier Zhu Rongji, citato dall’agenzia ‘Nuova Cina’.

Il presidente della Confederazione ha ricordato con orgoglio che cinquant’anni fa la Svizzera fu uno dei primi paesi ad allacciare relazioni diplomatiche con la neonata Cina comunista. «Fu una decisione coraggiosa», ha detto Ogi, promettendo un ulteriore sviluppo dei rapporti economici, maggiori investimenti e più joint-ventures. Come consuetudine, le relazioni economiche e commerciali sono state al centro dei colloqui tra la delegazione elvetica e le autorità cinesi.

In tale ambito il presidente della Confederazione ha annunciato di prevedere una rapida soluzione dei negoziati bilaterali sull’accesso della Cina all’Organizzazione per il commercio mondiale (OMC). Malgrado non sia riuscito a strappare alle autorità cinesi la promessa di nuove licenze per le società assicurative svizzere, i negoziati dovrebbero concludersi entro il mese. In tal modo, la Cina potrebbe accedere all’OMC già all’inizio dell’anno prossimo. Solo Svizzera e Messico non hanno infatti ancora firmato un accordo bilaterale al riguardo.

Le relazioni economiche tra i due paesi presero slancio già negli anni Settanta: in occasione della prima esposizione tecnologica e industriale a Pechino (Sitex) nel 1974, Pierre Graber compì la prima visita ufficiale di un consigliere federale in Cina. Lo stesso anno Svizzera e Repubblica popolare cinese stipularono un primo accordo commerciale. Dal 1979 il paese asiatico beneficia nelle sue esportazioni verso la Svizzera delle tariffe preferenziali concesse ai paesi in via di sviluppo. Un ulteriore impulso agli scambi commerciali venne dalla fondazione di una Camera di commercio svizzera in Cina nel 1980.

A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, gli scambi commerciali hanno subito una rapida evoluzione, giudicata molto positivamente dalla Svizzera, nonostante il costante deficit registrato dopo il 1990 dalla sua bilancia commerciale. Se nel 1990 le esportazioni svizzere verso la Cina corrispondevano ad un valore di 415 milioni di franchi e le importazioni a 386,7 milioni, nel 1999 la Svizzera ha esportato merci per 900 milioni di franchi e ne ha importato per 1799 milioni.

Le merci esportate dalla Svizzera verso la Cina sono soprattutto macchinari (58,3 per cento del totale nel 1998), prodotti chimici (11 per cento) e farmaceutici (10,6), strumenti e apparecchiature (4,7), orologi (4,4) e prodotti in metallo (2,3). Le importazioni dalla Cina sono composte principalmente da tessili e abbigliamento (29,6 per cento), macchinari (15,7), prodotti chimici (12,2), giocattoli e articoli sportivi (7,7), pellami e articoli in cuoio (6) e anche scarpe e ombrelli (5,1).

Nel 1998 le importazioni provenienenti dalla Cina rappresentavano l’1,5 per cento del totale delle importazioni svizzere, mentre le esportazioni verso la Cina costituivano lo 0,7 per cento del totale. L’alto tasso di crescita dell’economia cinese – stimato attorno all’8 per cento – rappresenta un motivo di forte attrazione per le imprese svizzere. In Cina gli investitori elvetici sono presenti con oltre 260 joint ventures. Gli investimenti diretti provenienti dalla Svizzera sono stimati attorno ai due miliardi di dollari.

La prima joint venture sino-svizzera risale al 1980, con la fondazione della «China Schindler Elevator Company». Oggi in Cina sono presenti quasi tutti i maggiori gruppi industriali svizzeri, dalla Novartis, all’Asea Brown Boveri, alla Sulzer. Accanto ad essi, anche numerose piccole e medie imprese, i cui investimenti sono sostenuti da un fondo misto sino-svizzero, dotato di 32 milioni di franchi.

Barbara Alighiero e Andrea Tognina

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