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Bevo, ma non perché me lo dice la pubblicità

Imparare a bere è considerato un «apprendistato» sociale. Keystone

L’Unione svizzera delle arti e mestieri ha presentato uno studio secondo cui l’impatto della pubblicità televisiva di sostanze alcoliche sulle scelte degli adolescenti è nullo. Il risultato della ricerca viene però contestato dall’Istituto per la prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie.

Bevo per rilassarmi, per godermi la festa, perché mi piace, perché mi disinibisce. Certo non perché me lo dice la pubblicità. Questo è quanto affermano le ragazze e i ragazzi svizzeri, dai 14 ai 17 anni, stando a un’indagine commissionata dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam).

Lo studio dal titolo «Auswirkungen von Alkoholwerbung auf den jugendlichen Alkoholkonsum» (Conseguenze della pubblicità di alcolici sul consumo di bevande alcoliche fra i minori), presentato martedì a Berna, è stato condotto dallo psicologo tedesco Stefan Poppelreuter.

Per il sondaggio sono stati contattati telefonicamente, nei mesi di novembre e dicembre dell’anno scorso, 407 giovani, 197 femmine e 210 maschi, e 102 genitori delle tre regioni linguistiche svizzere.

L’obiettivo dell’indagine era di raccogliere le esperienze e il comportamento degli adolescenti in Svizzera e di analizzare quale influsso avesse la pubblicità televisiva di sostanze alcoliche sulle loro scelte. L’Usam ha visto così confermata la sua opinione secondo la quale il divieto della pubblicità di sostanze alcoliche è superfluo.

Contro una politica dell’innaffiatoio

Il direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, Hans-Ulrich Bigler, ritiene, infatti, che più della proibizione della pubblicità può una prevenzione puntuale, mirata alle categorie di persone a rischio. Bigler non vuole infatti sentir parlare di costose e inutili campagne a tappeto.

«Lo studio ha sottolineato due aspetti. Da una parte dimostra che la pubblicità nella prevenzione del consumo di sostanze alcoliche non esercita alcun condizionamento sugli adolescenti, dall’altra parte ci dice che il gruppo a rischio, che rappresenta circa il dieci percento della popolazione, deve essere al centro delle campagne di sensibilizzazione e di prevenzione e non il resto della popolazione».

Pubblicità inutile…

Stando all’autore dello studio, l’incidenza della pubblicità sul comportamento degli adolescenti in materia di consumo di alcolici è irrilevante. «Se analizziamo nello specifico la pubblicità di sostanze alcoliche – spiega a swissinfo.ch Poppelreuter – ci rendiamo conto che l’83% degli adolescenti non è interessato a questo tipo di messaggio e si oppone all’affermazione secondo la quale gli spot televisivi lo indurrebbero a consumare sostanze alcoliche. Cinque ragazzi su dieci cambiano addirittura canale quando le reti televisive la trasmettono».

«La pubblicità non ha un ruolo rilevante nelle scelte di una persona – sottolinea ancora Poppelreuter – e quindi dobbiamo conferirle la giusta importanza. A volte, ci succede di sopravvalutarne l’influsso sulle nostre decisioni, dettate invece da altri fattori, molto più importanti».

…oppure utile?

D’altro avviso è invece l’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (Ispa). Quest’ultimo, infatti, ha recentemente condannato la revisione della legge sulla radiotelevisione, approvata dal parlamento elvetico ed entrata in vigore il primo febbraio 2010, che consente di trasmettere pubblicità di birra e vino sulle emittenti televisive svizzere.

«Noi abbiamo sempre sostenuto che la pubblicità condiziona le nostre abitudini. Come si spiegano altrimenti le ingenti somme investite nelle campagne pubblicitarie se queste non hanno nessun impatto sui consumatori?», ribadisce a swissinfo.ch la portavoce dell’Ispa, Monique Helfer.

Quest’ultima mette inoltre in dubbio la procedura adottata per svolgere l’inchiesta commissionata dall’Usam. Secondo Helfer, non è possibile ottenere delle risposte attendibili dal punto di vista statistico chiedendo ai giovani se il loro comportamento è influenzato dalla pubblicità.

«Non mi sorprende che i giovani affermino che non è la pubblicità ad influenzare le loro scelte. Se si intende conoscere qual è il suo effetto, è necessario ampliare un po’ il campo dell’indagine. Le ricerche dell’Ispa si rifanno a studi, articoli scientifici e indagini a lungo termine sull’argomento e il risultato ha evidenziato che la pubblicità di prodotti alcolici condiziona preferenze e comportamenti dei giovani».

Luca Beti, swissinfo.ch

Il governo elvetico ha adottato il 30 settembre 2009 il disegno di legge federale sulla prevenzione e sulla promozione della salute e ha trasmesso il messaggio al parlamento.

La legge sulla prevenzione intende migliorare la gestione delle misure di prevenzione e di promozione della salute in Svizzera.

È prevista inoltre la creazione di un nuovo centro di competenza a livello federale.

Le maggiori critiche alla nuova legge sulla prevenzione sono giunte dalle associazioni economiche dei rappresentanti dell’economia, fra le quali anche Usam, che ritengono sufficienti le attuali basi legali.

L’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) difende soprattutto gli interessi delle piccole e medie imprese (PMI).

Fanno parte dell’organizzazione le unioni cantonali delle arti e mestieri, le associazioni di categoria e dei singoli settori economici, così come altre organizzazioni che intendono promuovere le piccole e medie imprese.

L’Usam rappresenta 280 associazioni e circa 300’000 aziende e si impegna affinché le condizioni economiche e politiche quadro siano favorevoli allo sviluppo delle PMI.

L’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (Ispa) si occupa e propone dei programmi a livello nazionale di prevenzione e sensibilizzazione. Si dedica inoltre alla politica della salute e alla ricerca.

È una fondazione privata e indipendente sia dal punto di vista politico che confessionale.

Creato nel 1902, l’Ispa ha sede a Losanna e impiega 45 collaboratori.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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