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Berna concentra i suoi sforzi sulla liberazione di Göldi

A poco meno di 24 ore del rientro di Rachid Hamddani in Svizzera, il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) ha indicato che farà di tutto per liberare l’altro ostaggio in Libia, mantenendo la sua politica restrittiva in materia di visti. La situazione resta però delicata.

«Max Göldi si trova in un carcere “decente” ed è in buona salute», ha rassicurato mercoledì Micheline Calmy-Rey, «ma ciò non toglie che siamo preoccupati per lui». Trattenuto in Libia da oltre 19 mesi, l’ingegnere bernese che dirigeva la filiale libica di ABB è stato condannato a scontare una pena di quattro mesi per violazione delle normative sui visti.

La situazione è «difficile e delicata», ha ammesso la ministra, precisando che la soluzione passerà probabilmente attraverso i canali della mediazione straniera. Micheline Calmy-Rey ha poi salutato il contributo positivo dell’Unione Europea che ha permesso di smuovere le cose.

Quanto alla strategia futura, la responsabile della diplomazia svizzera si è limitata a dire che il Consiglio federale manterrà la sua posizione restrittiva in materia di visti. Dal mese di novembre, la Svizzera ha infatti introdotto nel Sistema d’informazione Schengen una lista di nomi di cittadini libici indesiderabili per “ragioni di ordine pubblico”, tra cui figura anche il leader Muammar Gheddafi e la sua famiglia. La strategia elvetica è stata criticata con particolare vigore dal ministro degli esteri italiano Franco Frattini, che alcuni giorni fa ha accusato Berna di prendere in ostaggio l’intera Europa.

Intanto, dopo l’Algeria anche la Tunisia ha espresso mercoledì pieno appoggio alla Libia nella crisi diplomatica con Berna. Un sostegno che Micheline Calmy-Rey non ha però voluto commentare per evitare di peggiorare la già difficile situazione di Max Göldi.

swissinfo.ch e agenzie

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